CONTRO LA CULTURA ANTIMODERNISTA di Giellegi

Di fronte ai recenti attacchi del Papa agli scienziati (e alla scienza), Il Giornale del 17 ottobre ha, in un certo senso correttamente, pubblicato due articoli: uno di Zichichi (a mio avviso banale), favorevole alle dichiarazioni “papiste”, ed uno di Tullio Regge, di difesa della scienza, che a me è piaciuto e che ripropongo qui sotto. Non sono mai stato animato da spirito anticlericale e nemmeno, salvo che in giovane età, da accanimento ateista (sono un puro agnostico). Sono però irriducibilmente contrario alla cultura di tipo “ultraidealista” (in realtà nettamente antiscientifica) che ha sempre pervaso la società (e la scuola) italiana. I rigurgiti antimodernisti – e di attacco continuo al progresso scientifico-tecnico – di questi ultimi tempi suscitano in me la più decisa opposizione. Li ritengo solo le “avanguardie” di possibili svolte profondamente reazionarie.

Non scordiamoci che il nazismo andò al potere propagandando miti antichissimi, ma nel contempo utilizzando tutta la potenza della più avanzata tecnologia a fini militari. Quando vedo proprio Il Giornale – di Berlusconi, quello delle tre i: impresa, inglese, informatica – non pubblicare più da tempo il tanto odiato “a sinistra” Battaglia, della cui serietà scientifica non discuto perché non è qui il problema centrale, mentre sta dando sempre più spesso spazio (perfino in editoriali) a "certi tipi", che ci fanno magari la lezioncina sulla scarsa moralità della società capitalistica (o similtale), mentre sono in fondo solo critici della modernità, dello sviluppo, del progresso tecnico-scientifico, ecc., non posso non sentire “puzza di bruciato”. In quest’epoca di crisi avanzante, con tutto il caos sociale che comporterà e che si aggiungerà a quello già esistente, creando climi di scollamento sociale in cui risorgeranno esigenze di un minimo d’ordine, i gruppi dominanti stanno ripetendo moduli di influenza ideologica già collaudati: tradizione e anticaglie per i dominati onde confinarli entro recinti di indottrinamento e futura irreggimentazione; avanzamento tecnologico, invece, per quanto concerne la messa in opera di apparati (economici e politico-militari) in senso adeguato al loro predominio.   

Non è certo sufficiente, ma è comunque indispensabile, opporsi a questi ideologi reazionari che sguazzano nella brodaglia degli “antichi usi e costumi”, pur apparendo alleati – mamma mia, guardiamoci da essi! – in funzione antiamericana; dove però, non a caso, l’antiamericanismo è sostanzialmente culturale, ed è un attacco alle cose migliori che ci siano negli Usa, quelle che fanno di questo paese ancora quello più avanzato sul piano dello sviluppo tecnico-scientifico. Ci sono antiamericanisti che semplicemente pescano nel torbido di ideologie reazionarie e antimoderniste, tese a sviare per quanto possibile dalla critica all’attuale società, mentre i gruppi capitalistici sanno molto bene, nelle loro “oasi”, come sfruttare il progresso tecnologico non semplicemente per il profitto (basta anche con questa ideologia dei fintomarxisti e dei “sinistri” in genere), bensì per la potenza; usata nel conflitto che oppone fra loro i vari gruppi dominanti e, qualora ve ne sia bisogno (non sia cioè sufficiente la suddetta egemonia ideologica reazionaria e antimodernista), per schiacciare ogni accenno di rivolta dei dominati.

Se fossi stato in Regge, avrei forse evitato di citare il processo a Galileo, ormai fin troppo sfruttato, un po’ come si usa troppo spesso l’“antifascismo” del tutto a sproposito. Non cadiamo nelle assurdità – pur se ammetto di stare adesso citando un vero caso limite – di un Di Pietro che, di fronte alla proposta di classi separate per extracomunitari (al fine di insegnar loro l’italiano), ha sparato un paragone con Auschwitz; non commento l’enormità della stupidaggine (o peggio) affermata dall’ex Pm (che dovrebbe essere messo in una di queste classi separate per il suo italiano molto approssimativo). Comunque, a parte certe quisquilie, approvo l’articolo di Regge e decido, autonomamente (ma credo con l’accordo degli altri amici), di metterlo in questo blog; proprio per segnalare che per me è d’importanza primordiale attaccare a fondo la campagna ideologica reazionaria, antimodernista e antiscientifica, che stanno conducendo certi intellettuali per conto – e sui media – dei gruppi dominanti. Ecco l’articolo di Regge:

 

[Ho riletto più volte con attenzione il messaggio di Papa Benedetto XVI sulla scienza, messaggio che riporta alla mia memoria i tempi tristi del processo a Galileo Galilei. Rileggo con stupore l’accusa secondo cui «la scienza non è in grado di elaborare principi etici; essa può soltanto accoglierli in sé e riconoscerli come necessari per debellare eventuali patologie». Non è compito della scienza elaborare principi etici, ma il tono con cui si esprime il messaggio implica chiaramente scetticismo verso il mondo scientifico per quanto riguarda i principi etici.
Conviene ripetere che lo scienziato è anche uomo sensibile ai problemi e alle sofferenze che agitano l’umanità e in quanto uomo ha il diritto ma anche il dovere come chiunque altro di elaborare e proporre principi etici là dove la sua competenza può essere utile. La ricerca scientifica ha salvato e continua a salvare vite umane, basta ricordare le vaccinazioni che hanno posto fine al vaiolo e a spaventose epidemie, lo stesso dicasi della penicillina e degli antibiotici.
La «arroganza degli scienziati» è accusa ingiusta e indiscriminata e pone sotto accusa tutto il mondo scientifico. Il vero scienziato tiene conto degli errori commessi e delle critiche, molto di più di quanto facciano molti uomini di Chiesa. Lo scienziato è uomo e come tale può commettere errori ma non possiede il monopolio dell’errore. Rendiamoci conto infine che lo scienziato prova pietà umana verso chi soffre di una grave malattia esattamente come accade all’uomo della strada. Il Papa pare aver dimenticato i tempi dell’Inquisizione spagnola e dei roghi su cui Torquemada, uomo di Chiesa, sterminava dei poveracci soltanto perché ebrei, tempi in cui la filosofia e la teologia si rivelarono in quel contesto strumenti devastanti e micidiali.
Per evitare ogni incomprensione occorre una dialogo diretto e senza pregiudizi tra mondo scientifico non soltanto con la Chiesa ma anche con tutta la società. Continuo purtroppo a rilevare, non solamente tra alcuni uomini di chiesa ma anche nell’uomo della strada, una forte opposizione e scetticismo nei riguardi del mondo scientifico, opposizione che mi preoccupa. La cura di gravi infermità causate da errori nel genoma umano è tuttora osteggiata anche là dove queste cure salvano vite umane e offrono una vita normale a chi ne è vittima. Ma anche gli Ogm sono frutto della ricerca scientifica e contribuiscono ad alleviare la fame nel mondo e a rispettare l’ambiente riducendo l’uso di pesticidi. In Italia le colture di Ogm sono tuttora vietate con la frase di rito «non si sa cosa possono fare all’ambiente».
Diamoci da fare per diffondere in tutta la società un’immagine realistica della scienza che sia priva di pregiudizi. Siamo tuttora afflitti da gravi malattie su cui occorre intervenire per salvare vite umane ed evitare sofferenze. Andiamo avanti con la ricerca. Come scienziato vorrei infine saperne di più sulla struttura ed evoluzione dell’universo, sia nell’infinitamente grande sia nell’infinitamente piccolo. Mi rendo conto tuttavia che non tutti sono altrettanto interessati. Diamoci da fare per aprire un dialogo tra mondo scientifico e tutta la società.
Tullio Regge ]

 

E’ necessario criticare soprattutto quelli che, pur dicendosi “di sinistra”, alcuni anzi ultrarivoluzionari anticapitalistici, tengono pienamente bordone a queste ideologie retrò, pubblicando sulle loro riviste, invitando ai loro convegni, ecc., i più sfegatati sostenitori delle stesse. Non metto in dubbio la buona fede di alcuni, ma è bene che questi capiscano in fretta con chi si sono imbrancati. L’eventuale loro giovane età non li scusa – troppo a lungo – per questi svarioni; e poi ci sono persone assai più “adulte”, che dovrebbero utilizzare un po’ di buon senso e di memoria. Guardate che non è vero che la “storia non si ripete”; non lo fa nelle concrete forme di manifestazione, ma certe “innervature profonde” si ripetono, eccome. Solo che noi, abbacinati appunto dalle diverse forme di manifestazione, non ce ne accorgiamo. E coloro che agiscono per “ripeterla” nella sostanza, sono proprio quelli che più urlano: “ma che dici mai, la storia non si ripete”. In ogni caso, cerchiamo di non cadere nel loro gioco; non prendiamoli per semplici ripetitori di eventi antichi ormai consegnati al passato, critichiamoli e combattiamoli invece per il loro reazionarismo attuale, che si presenta sempre ammantato di Etica, perché questi qui “fanno sempre la morale” agli altri.