CONTRO SETTARI E IPOCRITI

gianfranco

CONTRO SETTARI E IPOCRITI, di GLG

 

Tendenzialmente, si possono e si devono compiere delle scelte. Sono in genere i vili, o quelli che non sentono nulla, a restare indifferenti alle diverse parti in contrasto. Io sono sempre stato piuttosto “partigiano”. Mai però, e me ne vanto, ho pensato ai “nostri” come migliori di “loro”, cioè degli avversari o addirittura nemici. Sia tra i “nostri” che tra i “loro”, c’è sempre una minoranza di persone dotate di senso di umanità, di una certa sensibilità, ecc.; e vi è una maggioranza di crudeli, feroci, che combattono (e quando possono uccidono) l’avversario con le modalità più disumane possibili. Quando si “prende partito”, lo si deve fare perché, secondo la nostra valutazione, la vittoria dei “nostri” dovrebbe condurre ad un miglioramento complessivo delle condizioni riguardanti la maggioranza di quella data società, all’interno della quale si svolge la battaglia. Si può anche comprendere che, nel fervore di quest’ultima, si arrivi a forme d’odio spesso viscerale e sconsiderato. Tuttavia, una volta risoltosi il conflitto e tornata “la quiete dopo la tempesta”, è da stupidi, e anche peggio, continuare a considerare “bastardi” e quant’altro di peggiorativo coloro che abbiamo combattuto, mentre cerchiamo di propagandare la bontà e nobiltà d’ideali della nostra parte. No, da ogni parte si è combattuto secondo i soliti sentimenti umani, comuni a tutti; e ripeto che la maggioranza, di qualsiasi “partito preso”, ha in genere perseguito i propri interessi, spesso meschini e miserabili. E la ferocia e “bastardaggine” è stata comune alla maggioranza dei membri di tutte parti in lotta. Teniamolo sempre presente ogni volta che “prendiamo partito”.

E ciononostante, non facciamo alcuna concessione a coloro che sentiamo avversari di quel processo che, a nostro avviso, va nella migliore (o meno peggiore) direzione possibile tenuto conto della complessiva situazione esistente in quel dato contesto storico-sociale. L’importante è sapere che chi ci è contro è esattamente simile a noi nei sentimenti provati; e può essere una “brava persona” o una “carogna”, con eguali proporzioni in entrambi i fronti di lotta. E quando si vince, è ignobile il vincitore che altera completamente la storia e rende il perdente una sorta di “alieno”. Fra l’altro, la mancanza totale di obiettività porterà danni anche alla parte vincente; per il semplice motivo che in essa prevarranno allora i peggiori, quelli che di fatto si sono schierati per mero opportunismo. Questo è proprio l’esempio storico dell’antifascismo italiano. Alla fine hanno prevalso i miserabili, quelli peggiori dei perdenti, quelli che ci hanno asservito ai falsi liberatori, agli Stati Uniti. E per il momento mi fermo qui. In altra occasione, spero di poter dedicare due parole all’antifascismo degli opportunisti.