CONTRORDINE COMPAGNI di R. Di Giuseppe

         Fino a più o meno venti giorni fa, sembrava tutto fatto. Il governo Berlusconi appariva ormai giunto al capolinea. Poi è successo qualcosa e la macchina che sembrava inarrestabile, si è inceppata. Prima i tentennamenti di Fini, poi il tira e molla sui voti di sfiducia, poi i giochetti trattativa si trattativa no, infine il mercato delle vacche del voto. Insomma il solito, vecchissimo, inverecondo, teatrino all'Italiana. Ora si aspetta con ansia (più finta che vera) il responso del 14 dicembre che realtà non dirà nulla di veramente nuovo. Se dovesse farcela Berlusconi, raccattando voti qua e là, con i finiani definitivamente fuori dalla maggioranza e la Lega indisponibile, per ovvie ragioni, ad un suo allargamento pro – UDC, ne risulterebbe un governicchio stiracchiato ed esangue, costretto ogni volta a mendicare voti in aula anche per il provvedimento più banale. Se invece dovessero prevalere gli antiberlusconiani, il quadro che ne deriverebbe, sarebbe ancora più disarticolato e confuso, in una sorta di guerra di tutti contro tutti, definitivamente senza più capo né coda. E' per questa ragione che propendo leggermente verso la “previsione” di una “vittoria” berlusconiana. Il punto è che non credo assolutamente all'autonomia ed alla libertà di scelta di nessuno dei cosiddetti protagonisti della politica italiana.

            Credo invece che ciascuno reciti una sua parte in commedia, al servizio di forze esterne e al di fuori di qualsiasi considerazione legata agli effettivi interessi strategici della nazione. Intendiamoci, non penso che questi interessi siano completamente fuori gioco, anzi. Ritengo il loro peso e forza, un dato oggettivo e strutturale dell'attuale condizione geo – politica italiana. Inevitabilmente essi tendono ad emergere e a divenire parte della posta costituita dall'effettivo controllo politico dell'Italia. Tuttavia questi stessi interessi non costituiscono il perno dell'azione dei diversi gruppi che oggi si confrontano, si aggregano e si disgregano nel giro di ventiquattro ore nell'ambito del teatrino paesano. Queste forze, proprio perchè frastagliate, sono prive di reale autonomia.

            Il gruppo Berlusconi, sembra essere quello più vicino ed interessato alla difesa di questi interessi strategici, ma in realtà questa difesa è puramente contingente ed occasionale. Sono dell'idea che questo gruppo agisca sotto un forte condizionamento vaticano, che ha si un interesse a sviluppare un certo “alleggerimento” della politica internazionale dell'Italia nei confronti delle interferenze statunitensi, ma che al contempo, non gradisce affatto un'aperta espressione di questa linea che se posta in evidenza, rischierebbe di rendere assai più leggibile anche la stessa, pesante interferenza della Chiesa cattolica romana sul nostro Paese. La “personalizzazione” delle iniziative berluisconiane (l'amicizia personale con Putin, ecc.), particolarmente in politica estera, durante questi anni, ha avuto secondo me la funzione proprio di mascherare, la sovrapposizione sull'interesse nazionale degli interessi del Vaticano in un quadro di competizione strategica nei confronti degli USA. Ritengo che anche le forze economiche che più da vicino rispecchiano oggi gli oggettivi interessi italiani e cioè ENI e Finmeccanica, siano da sempre, fortemente innervate dalla presenza di management di provenienza cattolica, quanto meno “sensibili” ai richiami ed alle esigenze di taluni settori della Santa Sede.

            Dagli anni della caduta del Muro, fino a tutta la prima metà degli anni duemila, grazie all'indiscussa supremazia nord – americana sul pianeta, l'antinomia vaticana nei confronti degli USA, ha potuto mantenere il valore di un contrasto localizzato e di relativa importanza. Con l'irrompere sempre più evidente del multipolarismo, la situazione si è andata via via deteriorando. L'Italia ha assunto sempre più il ruolo di “spina nel fianco”, nel sistema di dominio statunitense sull'Europa. Una spina nel fianco beninteso, del tutto involontaria, anzi, riccamente popolata di fedeli servitori e di altrettanti aspiranti fedeli servitori.

            Alcuni degli “attori esterni” presenti già da lungo tempo in Italia, sempre però in posizione inferiore e defilata rispetto alle due principali forze protagoniste, hanno ritenuto di poter disporre di maggiore autonomia e forza d'azione. Israeliani, tedeschi e probabilmente da alcuni anni, russi e meno visibili, cinesi. Questa situazione è alla base della grande confusione che regna oggi nel campo politico italiano. I vari gruppi interni sgomitano, scalpitano, si uniscono e si sfaldano con rapidità impressionante. Certo esistono delle “costanti”: il centro – destra egemonizzato da Berlusconi è vicino principalmente ai richiami vaticani, mentre il centro – sinistra, con in testa l'operazione “Frankenstein – PD”, è orientato prevalentemente verso i desiderata statunitensi. Tuttavia va considerato che nessun gruppo italiano (forze politiche, magistratura, grande burocrazia e industria di Stato, industria e finanza private, servizi di sicurezza e “corpi speciali in armi”) rinuncia, in sana coerenza con il costume nazionale, a cercare di stare con il piede in due (o se possibile in più) staffe. In più gli stessi mandatari esterni cercano di far pesare la propria influenza in diverse direzioni ed a diversificare le proprie collocazioni. Vedi ad esempio l'operazione UDC targata Vaticano, in funzione di riserva in caso di defezione berlusconiana. A complicare però in modo definitivo la situazione, portandola ai livelli di fluidità attuali, sono i conflitti interni a quelli che ritengo tutt'ora i principali attori presenti nel teatro italiano, cioè USA e Vaticano. A dire il vero, il conflitto interno alla Chiesa è visibile da lungo tempo e per quanto cruento, mostra le sue componenti gerarchicamente ben delimitate. Quello interno ai gruppi dirigenti statunitensi invece sembra essere giunto ad un punto di rottura non più facilmente sanabile. La gestione Obama si è rivelata assai meno robusta di quanto ci si aspettasse. I suoi risultati allo stato dell'arte, possono dirsi poco meno che nulli. A questo punto hanno cominciato ad emergere azioni e modalità da “servizi”. Da prima ci si è rivolti in via primaria verso gli avversari esterni, vedi la campagna “preti – pedofili”, quasi tutta di matrice anglo – americana, con alcuni più che opportuni addentellati europei come ad esempio quello belga, tanto invasiva e virulenta nella fase montante, quanto improvvisamente e misteriosamente sparita dalle cronache, non appena il Vaticano ha lasciato intendere di essere pronto a compiere alcuni strategici passi indietro. Poi però il serpente ha cominciato a mangiare se stesso ed ecco esplodere la bomba “Wikileaks”. Qualcuno ha notato e fatto notare che la fuga colpisce specificamente il Dipartimento di Stato, lasciando invulnerati i servizi di sicurezza, a cominciare da CIA e NSA. Le ironie di Putin, gli appelli di Lula, parlano di uno smottamento di credibilità del
governo americano che è impossibile non considerare. E' a partire da questa fase che la macchina schiaccia – Berlusconi ha cominciato a perdere colpi e che il vecchio ri – capelluto ha ripreso coraggio e spinta. Non solo Berlusconi, ma anche la curia vaticana ha ripreso una parte dell'antica protervia che il ciclone pedofili sembrava averle recentemente stemperato.

            Siamo entrati dunque in una condizione di stallo ed è impossibile azzardare previsioni a breve termine. Alcune considerazioni di un po' più lungo periodo, credo possano essere fatte.

1 – La fase multipolare sembra in netta accelerazione e di conseguenza sembra accelerarsi anche la fase calante dell'egemonia statunitense.

2 – In modo apparentemente paradossale, gli interessi strategici dell'Italia, in primo luogo quello della sua autonomia energetica, sembrano meno in pericolo di quanto si potesse immaginare.

3 – A parte ciò, nessuna forza politica oggi in Italia è in grado di rappresentare in piena luce questi interessi. Il centro – destra di marca berlusconiana li sente più vicini, ma solo in maniera occasionale e contingente. Il centro – sinistra, ne è assai più lontano, ma in modo altrettanto occasionale ed altrettanto contingente. Dell'area moderata, meglio non parlare. Nessuna prospettiva strategica, nessuna autonomia, nessuna dignità. Il solito vecchissimo Bel Paese.

4 – In una simile condizione, ogni tentativo di fondare una seria e reale prospettiva politica di indipendenza nazionale (sia chiaro, non di nazionalismo o di cretinismo autarchico), non ha, né può avere, solide fondamenta su cui poggiare. Siamo condannati in questo momento a continuare il lavoro in questa direzione, senza purtroppo poter sperare per il meglio.

 

Roma 12/12/2010