ESISTONO DUE AMERICHE? ELEMENTI DI GEOGRAFIA ELETTORALE

di Gaël RABALLAND* (fonte diploweb, trad. Di G.P.)

* Chercheur associé à l’Institut Choiseul, Paris

 

 

Esistono realmente due Americhe? Non si tratta di una divisione artificiale derivante dal debole clivage ideologico tra i due partiti dominanti e la mancanza d’omogeneità tra queste due Americhe? La POLITICA americana è sconcertante per un europeo poiché è in essa sostenuto tutto ed il contrario di tutto. Sul modello del clivage europeo destra-sinistra, si ha spesso l’impressione, visto dall’ Europa, che una distinzione ideologica caratterizzi il voto democratico dal voto repubblicano, con il voto democratico concentrato nella Nuova Inghilterra e sulla costa del pacifico ed il voto repubblicano nel resto del paese. È vero che la presidenza di G.W. Bush ha irrigidito le opposizioni nell’ambito della popolazione americana. Tuttavia, nonostante posizioni sempre più marcate, una grande maggioranza degli americani condivide dei valori comuni e la geografia politica americana è molto più complicata di quanto sembra. Appoggiandosi ad indagini sociologiche e di geografia elettorale recenti, si può mostrare che esiste una convergenza politica di lungo termine negli Stati Uniti. Una metà di cittadini americani non vota all’elezione presidenziale e, per quella che vota, i partiti democratico e repubblicano sono molto spesso percepiti come proponenti dei discorsi simili in numerosi settori. Esistono realmente due Americhe? Non si tratta di una divisione artificiale a causa del debole clivage ideologico tra i due partiti dominanti e la mancanza d’omogeneità tra queste due Americhe?

Due Americhe sulle carta

Sul modello del clivage europeo destra-sinistra, si ha spesso l’impressione, in Europa, che il voto democratico sarebbe un voto di sinistra diametralmente e ideologicamente opposto al voto repubblicano di destra. Così, nei risultati dell’elezione presidenziale del 2004, numerosi osservatori della politica americana hanno visto in questo voto due Americhe: quella della Nuova-Inghilterra, democratica e dunque piuttosto di sinistra ed il resto del paese, repubblicano e dunque di destra, o di estrema destra. È vero che, dopo molti decenni, grandi regioni elettorali sembrano così delineate con: 1. la Nuova-Inghilterra che vota per lo più democratico, 2. Il Middle West e il profondo Sud che sono diventate regioni fortemente repubblicane, 3. la frangia del pacifico che è diventata democratica all’inizio degli anni 1990 e, infine, 4. una piccola decina di stati sulla riva sinistra del Mississippi e lungo i grandi laghi che si alternano tra il partito democratico e quello repubblicano (vedere la carta 1).

Carte 1. Evolutions politiques américaines depuis 1960

clip_image001

La cristallizzazione politica di queste regioni sembra essersi realizzata soprattutto durante due epoche: l’inizio degli anni ‘60 e l’ inizio degli anni ‘80. Trattandosi di una oscillazione a vantaggio del partito repubblicano alla metà degli anni ‘60, si può citare l’esempio dell’Alabama. Così, nell’elezione del 1960, Kennedy guadagnò più del 55% dei suffragi espressi. Ma quattro anni più tardi, il partito repubblicano raggiunse quasi il 70% dei suffragi (vedere tabella 1). Da allora, i risultati in questo Stato sono quasi simili, elezione dopo elezione.

Tableau 1 : Elections présidentielles en Alabama en 1960 et 1964

clip_image

Etats-Unis. Elections présidentielles en Alabama en 1960 et 1964

Source statistique : http://www.uselectionatlas.org/RESULTS/index.html

Quest’inversione elettorale si spiega abbastanza facilmente con il fatto che una buona parte dell’elettorato del profondo Sud ha chiaramente rifiutato l’evoluzione del partito democratico a favore delle minoranze, in particolare razziali. Ma, come ha scritto Roz (1931), “l’uomo medio non vota per qualcosa ma contro qualcosa”.

In questo caso, più che un’adesione al partito repubblicano, quest’elettorato per lo più bianco del Sud degli Stati Uniti si è di fatto pronunciato contro l’evoluzione ideologica e politica del partito di Lyndon Baines Johnson. Tuttavia, il partito democratico ha continuato su questa strada nel corso degli anni 1960 ed all’inizio degli anni ‘70. Una parte dell’elettorato democratico, così, si è sentita come in bilico rispetto a questo discorso e quando apparirà quello “sulla maggioranza morale” alla fine degli anni 1970, molti elettori democratici nel Middle West faranno il passo. Quest’oscillazione del Middle West, in particolare del Texas, si è sostenuta su discorsi ricorrenti, spesso populisti, in particolare contro l’establishment, il governo federale e le imposte e per un’immissione più importante della morale e della religione in politica.

I miti della geografia politica americana

Nonostante questa divisione che sembra abbastanza netta tra democratici e repubblicani, la geografia politica americana è più complicata di quanto sembra. Così, quando si analizzano, al livello delle contee, i risultati dell’elezione del 2004, che sembrano essere il prototipo di un’elezione polarizzata, e se si esclude il nord del Texas, Oklahoma e Missouri, ci si accorge che tutte le regioni comprendono contee democratiche e repubblicane. Anche in uno Stato considerato come il cuore delle regioni repubblicane, qual è il Kansas, la contea di Wynadotte (a sud di Kansas city) vota democratico in tutte le elezioni dal 1960.

Carte 2 : Le vote à l’élection présidentielle de 2004 par comtés

Michael Gastner, Cosma Shalizi, and Mark Newman University of Michigan (election results by county) à l’adresse : http://www-personal.umich.edu/ mejn/election/ Voir la carte.

Uno dei clivage più importanti nella politica americana attuale è quello esistente tra, le grandi città da un lato e le campagne e le piccole città, dall’altro. Un esempio interessante è lo Stato di New York che, visto dall’Europa, è una delle zone democratiche per eccellenza. Ora, le contee urbane sono ovviamente acquisite ai candidati democratici ma tutte le contee rurali dello Stato votano, per lo più, repubblicano (vedere tabella 2).

Tableau 2. Vote démocrate en 2004 dans l’Etat de New York par comtés

Source statistique : http://www.uselectionatlas.org/RESULTS/index.html

L’omogeneità del voto democratico – e più ancora repubblicano – non esiste. Le analisi sociologiche dimostrano ad esempio che il voto repubblicano è lungi dall’essere fondato sulle stesse spinte. Il partito repubblicano è principalmente un’alleanza di due blocchi con interessi e motivazioni diverse: da un lato, elettori che fanno della religione e del riferimento ai valori morali, un imperativo per il loro voto e, d’altra parte, degli elettori che tengono ad uno Stato federale e ad imposte ridotte allo stretto necessario in tutti i settori. Contrariamente a ciò che è a volte detto in Europa, si è mostrato che le posizioni estreme in materia economica e religiosa/morale sono in gran parte minoritarie negli Stati Uniti (Ansolabehere e Al 2006). Anche se si assiste ad una radicalizzazione della vita politica americana, una maggioranza di elettori condivide un corpus di valori comuni e si divide, senza vera passione, su un numero limitato di temi. Così, combinando i voti e la partecipazione, l’America non è più rossa o più blu ma per lo più… viola (vedere carta 3) sapendo che una maggioranza degli elettori americani non si appassiona per il voto poiché, che sia il candidato democratico o quello repubblicano a vincere, l’elezione presidenziale non cambia sostanzialmente la politica adottata.

Carte 3 : Les votes démocrate et républicain par comtés en fonction de la participation

Michael Gastner, Cosma Shalizi, and Mark Newman University of Michigan (election results by county) à l’adresse : http://www-personal.umich.edu/ mejn/election/ Voir la carte

IN DEFINITIVA e affidandosi ad indagini sociologiche e di geografia elettorale, si può affermare che esiste una convergenza politica di lungo termine negli Stati Uniti. I partiti politici, come le altre istituzioni americane come le chiese, non hanno mai fatto molto posto al dibattito ideologico. L’epoca recente ribadisce fortemente questa tendenza. Una metà dei cittadini americani non vota e, per quella che vota, il partito democratico e quello repubblicano propongono discorsi simili in numerosi settori. Inoltre, il voto non appassiona affatto poiché un candidato alla presidenza, per essere eletto, deve fare la corte all’elettore-pivot e così proporre un discorso “al centro” sposando i movimenti dell’opinione pubblica. E, contrariamente a ciò che si crede in Europa, l’elettore-pivot americano somiglia molto più ad un abitante di Liberty nel Missouri che non ad un abitante che risiede vicino alla statua della libertà a New York. Ora, tanto si ha un’idea delle spinte del voto newyorkese altrettanto quanto sono in gran parte ignorate quelle dell’abitante di Liberty.