FALSO PROGRESSO di Giellegi

Il progresso non è mai un’avanzata su tutta la linea del fronte. Inizia sempre in un punto e poi, se è effettivo progresso, si espande (e non sempre celermente). Vi è sempre una punta avanzata che fa da rompighiaccio, da forza di penetrazione in avanti; se è effettivamente fonte di progresso, essa serve ad aprire la strada, per poi allargarla onde consentire il transito del corpo grosso di quel dato sistema, di cui è punta sottile e penetrante.

Giorni fa, la cosiddetta freccia rossa, il nuovo pendolino (non ricordo quanto costato) ha inaugurato, partendo da Milano, l’era dell’alta velocità. Perfino un uomo delle Istituzioni e non certo critico verso di esse – parlo del presidente della Regione Lombardia, Formigoni – ha minacciato di sequestrare la freccia rossa per i dissesti provocati in merito al sistema dei trasporti ferroviari nella zona, in particolare per quanto riguarda i viaggiatori pendolari, cioè quelli che non si divertono con i balocchi ma vanno a lavorare. Perché è chiaro che, a questo punto, quel pendolino da 300 Km. all’ora è trattato come fosse un giocattolo, con cui si sono divertiti gli amministratori di Trenitalia più vari inutili scaldasedie in Parlamento e al Governo.

Questo non ha nulla a che vedere con il progresso. Una punta, lo ripeto, deve servire da “avanguardia” che allarga il fronte di avanzata del “grosso delle truppe”; se l’avanguardia serve invece a sbandare le truppe, demoralizzarle, intralciarle, ecc. va immediatamente bombardata ed eliminata con le proprie batterie (il “fuoco amico”). Siamo alle solite, al solito paese da quattro soldi, dove alcuni furbi si prendono un fottio di soldi per dare fumo negli occhi alle “masse”, considerandole formate da puri beoti. Ho letto, e senza finora aver visto smentite, che l’ad di Trenitalia Moretti (ex Cgil; sempre questo sindacato, finta organizzazione dei “lavoratori”) si prenderebbe 1.100.000 euro l’anno, mentre Cipolletta (Confindustria; bella e significativa questa accoppiata!), numero due, se ne intascherebbe 900.000. Non so se queste cifre siano vere (e sono poi “lorde”; pensate quanto poco rimane loro!); in ogni caso, credo proprio che non abbiano stipendi da fame. Invece, manager del genere – che credono di essere nel “paese dei balocchi”, e danneggiano l’intero sistema del trasporto di coloro che lavorano veramente (e producono ricchezza, ivi compresi i loro stipendi; scusate, ma un po’ di demagogia qualche volte è necessaria) – dovrebbero essere spediti a casa; tanto non moriranno di fame, hanno già accumulato di che basta per loro e almeno due-tre generazioni della loro progenie.

Questa d’altronde è l’idea di progresso che ci si può fare in un paese che non vi crede minimamente, che non cura per nulla la ricerca scientifico-tecnica, che ha Facoltà universitarie dove una quantità eccessiva e abnorme degli iscritti (e dei professori) si diletta di materie inconsistenti, utili al massimo ai quei famosi ceti medi verminosi, saccheggiatori della spesa “pubblica”, di cui ho già detto nei miei ultimi due interventi. Insomma, siamo un paese privo di cultura scientifica, e dunque privo – salvo alcuni “centri di eccellenza” – di strutture adeguate ad un reale progresso. Le punte avanzate sono classiche isolette in un oceano di arretratezza (anche mentale) e di cupo oscurantismo.

Cosa poi ci si può aspettare in politica? Quello che ho già descritto e su cui non torno subito adesso. La misura dovrebbe però essere colma; invece qui si dorme della grossa, “attendendo Godot”!