FIOR DA FIORE di GLG

Concediamoci una vacanza domenicale, piluccando da una serie di notiziole che danno una qualche idea del clima di degrado delle forze politiche e culturali di questo paese, ma non solo.

Il primo “fiore” mi sembra in realtà una dimostrazione di intelligenza. E da chi proviene? Da Tremonti. La “sinistra”, soprattutto i “poveri di spirito” di quella detta radicale, ha sempre le bave alla bocca quando si parla di questo Ministro, proprio perché è talmente più avanti rispetto ad essa che il complesso di inferiorità di quest’ultima non può non tradursi in rabbia, per lo più impotente, perché i sinistri non hanno proprio testa per capire quello che una qualsiasi persona intelligente sta dicendo. Al CSC (Centro Studi della Confindustria), davanti al capo economista dello stesso, il Ministro ha pronunciato le seguenti parole (riportate dai giornali tra virgolette): “E’ prudente non tener conto di quel che dicono gli economisti; il capitale intellettuale di questa professione è azzerato [sottolineo: non intaccato, diminuito, ecc. ma azzerato; nota mia] perché non hanno capito ciò che stava succedendo [questo è il linguaggio ufficiale che andava tenuto, ma il significato sottinteso di queste parole è: “non hanno capito un cazzo di niente”; nota mia]; prima l’hanno negato poi esorcizzato, e ora guardano agli effetti e non alle cause”.

Se qualcuno mi sa indicare economisti – paludati e sputasentenze a migliaia di euro per ogni loro sciocchezza pubblicata sui giornali; si pensi a quelli che scrivono sul Corriere e su Repubblica, citando solo i giornali italiani, poiché ce ne sono centinaia in tutto il mondo, ognuno con i suoi saccenti ignorantoni a sbracarsi in insensate e costantemente errate previsioni (e consigli) – che hanno avuto il coraggio di ammettere questa loro singolare incapacità di capire qualcosa, me lo segnali. E mi avvisi pure se a sinistra, a parte i crollisti di stampo marxistoide (che sono altrettanto insensati per altra, e opposta, via), qualcuno ha fatto o farà una dichiarazione così chiara e conclusiva come quella appena riportata.

Personalmente, non ce l’ho con gli economisti perché non sanno prevedere le varie contingenze prendendo poi misure adeguate all’uopo. Non sarei marxista se credessi a simile possibilità in riferimento ad una struttura e riproduzione dei rapporti di tipo capitalistico. Non stimo quasi tutti gli economisti, solo perché fanno finta di capirci qualcosa e di poter risolvere i problemi, salvando l’intero globo dalla “pestilenza” delle crisi. Ma se siete voi a parlare delle virtù taumaturgiche del mercato in quanto “mano invisibile” che, lasciata al suo “libero” funzionamento (alle spalle di tutti coloro che vi partecipano), sarebbe fonte di efficienza, di benessere, ecc.! Se è “invisibile”, non fingete di “vederla”. Dite al “colto e all’inclito” che ci si deve affidare alla sorte, che poi alla fin fine – magari dopo anni di aggiustamenti dolorosi, smaltita l’“indigestione” con eliminazione dei “più deboli” – tutto tornerà a funzionare con gli stessi privilegi e favoritismi per i soliti potenti. Abbiate però almeno la dignità di non guadagnarci sopra, rovinando gli ingenui che credono ai vostri consigli da “ubriachi”. In questo, siete degli imbroglioni, dei veri truffatori di quart’ordine. Piccoli voyous per usare un “addolcito” termine in francese. E molti di voi, lo ripeto, sono (fanno finta di essere) di sinistra.  

 

Veltroni, forse reduce da qualche banchetto dove aveva alzato il gomito, ha affermato che le trattative dovrebbero essere riprese tra CAI (la compagnia dei 16 imprenditori della cordata per Alitalia) e i sindacati “ribelli” (CGIL e “autonomi”); perché il Governo, con la sua arroganza e intransigenza, avrebbe boicottato le trattative. Ora, anche un incapace di leggere e scrivere sa che è stata la CAI a dare l’ultimatum per le ore 15,50 dell’altro ieri; e abbiamo visto i dipendenti in festa quando è arrivata la notizia che tutto era finito (salvo che, essendo in Italia, ancora non è veramente finito). Il Governo ha continuato fino all’ultimo a tentare di mediare, di trattenere per la giacchetta gli imprenditori che, all’unanimità e in cinque minuti, hanno deciso l’interruzione della trattativa. Quindi, bisognerebbe puramente e semplicemente accusare Veltroni di mendacio. Tuttavia, ormai lo conosciamo da quando era “er sindaco” (de Roma); il suo cervello non è tra i più “spigliati” e “frizzanti”. Questa volta ha certamente superato se stesso. Consiglierei a chi gli è amico di farlo ricoverare in una casa di riposo per qualche tempo poiché il “ragazzo” è chiaramente esaurito e dà qualche segno di squilibrio (nervoso, solo nervoso). Se poi si trattasse di una casa del tipo di quella del racconto di Buzzati I sette piani (da cui nel 1967 Tognazzi trasse il film Il fischio al naso), sarebbe veramente una felice occasione di liberarsi di un pasticcione, che ancora non si decide a mantenere la sua promessa di andare in Africa, liberandoci della sua presenza sempre più imbarazzante per la sua improntitudine.

Non perdo nemmeno tempo a riportare la versione di Di Pietro sulla vicenda, perché è da quel po’ che lo considero un semplice agente provocatore – non so bene al servizio di chi, ma non ha grande importanza – dedito allo sfascismo utilizzando, lui uomo di chiara destra, i nani e ballerini della sinistra girotondina, altra accolita di scervellati “in cerca di autore”; se credono di trovarlo in un uomo come l’ex PM, credo siano proprio alla frutta (come quel clown da circo di paesello, tipo anni ’50, che è ormai diventato Grillo).  

 

Divertenti anche le dichiarazioni di Angeletti della Uil (almeno per come le ho trovate riportate in notizie d’agenzia in internet). Dopo il ritiro della CAI e il fallimento delle trattative, legate alla indisponibilità di CGIL e autonomi (sembra però che ci siano dei ripensamenti), mentre Bonanni mostrava per intero il suo malcontento circa l’atteggiamento di questi ultimi, il dirigente della UIL ha voluto assumere una specie di posizione “di mezzo”. Ha quindi consigliato una sorta di referendum tra i lavoratori per sentire le loro richieste che poi, secondo lui, gli imprenditori della cordata dovrebbero ritenere vincolanti, dato che quei lavoratori, se continuasse l’attività di Alitalia, diventerebbero i “loro lavoratori”.

Già mi è sempre sembrato molto ridicolo – in realtà irritante perché falso e ideologico – che gli imprenditori vengano definiti “datori di lavoro”. In realtà, essi effettuano la domanda di merce forza lavoro offerta dai non proprietari dei mezzi di produzione. Ancora più ridicolo appare però parlare dei capitalisti e dei loro lavoratori. Siamo arrivati anche da noi alla bufala dell’impresa come “grande famiglia”? I capitalisti, o imprenditori o come li si vuol appellare, semplicemente impiegano dei capitali in attività produttive da cui vogliono ottenere guadagni, dato che le imprese non sono istituti di beneficenza. E, detto tra parentesi, gli sciocchi – alcuni, ma altri puri mascalzoni e profittatori dell’ingenuità dei primi – del cosiddetto no profit non si rendono conto, salvo i suddetti farabutti profittatori, che per esserci un non profitto (da poche parti), ce ne deve essere a iosa da molte altre.

Di conseguenza, chiedere agli imprenditori che i pareri dei lavoratori, interessati al salario e condizioni di lavoro, ecc., diventino vincolanti per chi deve far produrre profitti all’azienda – per intascarsene una bella fetta, ma poi anche per sviluppare l’attività, ammortizzare i capitali fissi, introdurre innovazioni, ecc. altrimenti quell’attività inaridisce e alla fine chiude i battenti – è un’idea talmente stupida che non posso credere venga in mente ad un sindacalista se non perché è disperato e non sa bene che pesci pigliare.

Altro disperato e disorientato mi è sembrato essere Epifani, alleatosi con gli “autonomi”, il quale ha dichiarato che bisogna vendere Alitalia ad una compagnia straniera, preferibilmente alla tedesca Lufthansa. Già era una svendita quella tentata con Air France dal precedente Governo; che in questa situazione, una compagnia straniera sia disposta ad acquistare un’azienda squinternata, con dei dipendenti che hanno dimostrato, usando un eufemismo, scarsa lucidità su quanto è in ballo, è al di fuori di ogni credibilità. A meno che non ci sia una vera svendita, la semplice incorporazione di un’azienda considerata ultraminore, decisamente snellita come personale (altro che 5-6000 esuberi!) e senza alcuna concessione ai suoi dipendenti (altro che 7 anni garantiti al 70% dello stipendio!). Air France, Lufthansa e altre hanno già dichiarato esplicitamente, già prima della cervellotica uscita di Epifani, che non sono interessate a prendersi in carico una simile compagnia di sbandati e irresponsabili. Che un dirigente della principale organizzazione sindacale possa arrivare a pronunciare una corbelleria del genere, in un momento simile, è veramente sintomo dell’estrema pochezza di questi sindacalisti, ormai in tutta evidenza un “pericolo pubblico n. 1”.

Evidentemente, siamo a questo punto: siamo in mano a disperati o dilettanti. Il vero fatto è che bisogna chiudere gli attuali sindacati e passare ad altri, non più minimamente aiutati dallo Stato, ma finanziati soltanto ed esclusivamente da chi li costituisce come sua organizzazione di difesa. Punto e basta. Si sciolgano infine questi sindacati, apparati di Stato con funzionari che sono piccoli burocrati di una sorta di uffici amministrativi “pubblici”, dei pigri e scialbi “passa-scartoffie”; i lavoratori pensino a rifondare le loro organizzazioni a loro spese ed eleggendo – e pagando, se vogliono – chi li deve rappresentare. C’è un limite all’inconsistenza dei dirigenti sindacali, che sono pure arroganti e pongono solo veti; e questo limite è stato superato da un pezzo. Andando avanti così, si va al disastro.

 

Ieri ho letto titoli di questo genere: “Il Governo Usa salva le banche e Wall Street dimentica la crisi”, “gli Usa convincono le Borse: euforia dei mercati”; e via dicendo. Nemmeno io, che sostengo la priorità della politica rispetto alla mera economia (ma nel medio periodo come minimo), oserei fare simili dichiarazioni. Incredibilmente, si ripete sempre il solito stucchevole giochetto che, chissà come, riesce ogni volta. I Governi, le autorità monetarie e altre, intervengono con dichiarazioni o anche con “fatti” non risolutivi, su cui stampa ed economisti (già detto sopra quello che sono) si buttano entusiasti come se invece lo fossero. A questo punto i “rialzisti” (speculatori con grossi capitali a disposizione) si mettono a comprare titoli spingendo all’in su le quotazioni. Tutti gridano che questa volta le autorità hanno preso le decisioni giuste ed efficaci. I “piccoli pesci” abboccano e riprendono anche loro fiducia e comprano. La Borsa sale, e autorità, economisti (con i furboni rialzisti che, direttamente o indirettamente, li foraggiano) mostrano sempre maggiore entusiasmo. Poi, ad un certo punto, i grossi speculatori vendono di colpo realizzando un bel guadagno, i titoli cadono nuovamente e i piccoli restano con “il cerino acceso in mano”. Nuovo scoramento e poi nuovi imbrogli simili ai precedenti.

E’ pratica vecchia come il cucco, ha secoli di vita, ma riesce sempre facendo pensare alla altrettanto vecchia saggezza del detto: “ogni giorno si alzano ed escono di casa 100 persone; 10 per fregare tutte le altre e 90 per farsi fregare”. Ci sono ottime probabilità che già la prossima settimana le “90” si facciano fregare; e, se non sarà la prossima, non passerà comunque troppo tempo. Che siamo in mano a banditi, dovrebbe essere noto a tutti. Però, scontiamolo e non pensiamo di difenderci facendo harakiri. Dietro a noi, ci sono millenni di banditismo e anche di peggio. E davanti a noi, non crediamo che ci siano sentieri costeggiati da aiuole fiorite di verbene.

 

Questo è tutto, per la “domenica della buona gente”. Da lunedì speriamo di poter già iniziare una “vita” parzialmente nuova. Però, per tentare una svolta effettiva, dobbiamo aspettare l’attivazione di un nuovo blog più dedito all’analisi, lasciando questo a discussioni più spicciole e contingenti, quelle appunto tipiche dei blog che non mi piacciono per nulla perché del tutto effimere. Bisogna che inizi un più stringente lavoro di équipe lungo una linea che finora è stata accettata da tutti. Però è nei fatti che si dimostra la “realtà”. Dicono i cinesi che “con le chiacchiere non si cuoce il riso”; e nemmeno con i dibattiti finto-democratici. Certo che ci deve essere battaglia culturale, “delle idee”; ma non all’interno di uno stesso gruppo di lavoro che intenda seguire un certo orientamento politico-culturale, nella speranza di “incappare” infine in “gruppi di riferimento” interessati alla trasformazione del paese, senza ledere le sue necessità di modernizzazione.

A proposito, vi è un’altra caratteristica che contraddistingueva i comunisti d’antan, quelli veri, e che non ho segnalato nel pezzo di ieri. Erano intenzionati, anche se lontani dalla possibilità di attuazione, a proporre soluzioni per la maggioranza della popolazione; non andavano in cerca di piccole quote del mercato elettorale – sia su scala nazionale, sia con “liste civiche” nelle “cinte comunali” – per avere posticini di piccolo potere remunerato dai dominanti. Non importa in quanti si è, importa la forma mentis che si ha; e importa una sincerità di intendimenti, che non può né deve prescindere da adattamenti tattici, senza però la pura smania di essere deputati o consiglieri regionali o comunali o inseriti nei direttivi di organismi previdenziali e sanitari o magari in qualche consiglio di amministrazione (o dei sindaci) di casse di risparmio e banche rurali, e via “vendendosi”. Ho detto che le “nuove vie” saranno tortuose; occorre trovare i referenti sociali per percorrerle. I “rami secchi”, via, vadano recisi senza rimpianti.