Fu complotto esterno vile tradimento interno

MANI

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Qui in Italia si continua a blaterare di ruberie politiche della prima Repubblica mentre si assiste alla spettacolo penoso dei ciarlatani, furfanti, incompetenti che occupano la seconda. Sono stufo di veder classificati come ladri i personaggi e i partiti di un’epoca storica che rispetto alla odiernità erano persino elementi compartecipi di un’età dell’oro. Sono arcistufo di giornalisti servili che incensano quei magistrati che come iene voraci si accanirono su una nazione messa all’angolo dalle scelte di prepotenze straniere che occupavano e occupano il nostro territorio dalla fine del fascismo. Mani pulite non fu pulizia ma polizia di vindici che per scopi personali si unirono agli sbranatori della patria, nel mutato contesto internazionale all’indomani della caduta dell’URSS. Gli eroi a cui i pennivendoli vergano editoriali incensatori sono traditori che andrebbero puniti severamente. Con ciò non intendiamo rivendicare una inesistente onestà della vecchia partitocrazia ma semplicemente la sua superiorità rispetto ai sicofanti che si sono sostituiti ad essa. Del resto, come diceva Benedetto Croce in politica conta la bravura non la rettitudine individuale. Nessuno si farebbe operare da un medico buono ma non in grado. Perché dovremmo farci guidare da anime belle prive di spina dorsale? È intollerabile che la vita politica venga sottoposta alla logica della sbarra laddove l’agire politico, nelle sue profondità sostanziali, è arte di raggiungere grandi obiettivi senza alcuna trasparenza di intenzioni, al fine di sopravanzare gli avversari. La politica se ruba galline va disprezzata e ingabbiata, quando è invece strategia per potenziare la nazione deve godere di qualsiasi licenza e nessun leguleio o togato è autorizzato a mettere naso nei decisivi affari di Stato. D’altronde i commentatori più sciocchi o più prezzolati non sono adusi a intendere la maggiore viltà degli impostori che rispettando la legge (la sua forma e parvenza) distruggono interi popoli. Non sappiamo che farcene dei pubblicamente retti e corretti che sono storicamente rotti e corrotti. Peraltro, spesso non sono nemmeno la prima cosa, quanto piuttosto topi di bottega che si realizzano svuotando la credenza. Anche il fuorilegge può essere uno che pensa in grande o che non pensa proprio. Il loro apice carrieristico viene raggiunto esclusivamente quando possono accodarsi a soluzioni imposte altrove, possibilmente dall’estero. Si devono fare autorizzare per raccattare le briciole del loro Paese addentato dai grossi sciacalli mondiali.
Leggete quanto riporto in foto. Non sono le dichiarazioni di una volpe della precedente stagione politica eppure anche lui (Ugo Intini, già collaboratore di Craxi) ha chiaro il vulnus sul quale si fonda questa Italia da strapazzo in mano a dei pupazzi.