Geopolitica del gas naturale in Europa

petrolio

comparso per la prima volta su agienergia.it

Le scelte energetiche dell’Unione Europea convergono verso un crescente consumo di gas naturale. La dismissione progressiva delle centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, la sostituzione di combustibili a maggiore impatto emissivo di gas-serra sia nell’industria che nel settore civile, l’emancipazione del settore dei trasporti dal monopolio dei derivati del petrolio (benzine e diesel), sono tutti elementi che supportano scenari in cui il gas naturale aumenterà, in Europa, sia come percentuale dei consumi primari di energia sia come quantità assoluta.

Per contro l’estrazione di gas naturale dai giacimenti europei attualmente in produzione è prevista diminuire, mentre la nuova tecnologia della fatturazione idraulica – per sfruttare i giacimenti di gas di scisto – incontra serie difficoltà ad essere implementata massicciamente a causa delle incertezze sull’impatto che potrebbe avere sull’ambiente.

In definitiva l’Europa si conferma anche per i prossimi decenni come un importante importatore di gas naturale e quindi come un importante cliente per tutti i principali produttori di gas naturale a partire da Russia, Algeria e Qatar, ma anche in prospettiva Australia, Canada e USA. Sapendo di essere in competizione con le principali economie asiatiche affamate di energia per il loro sviluppo.

Le infrastrutture destinate a servire questa necessità strategica per tutte le nazioni della UE, sono costituite da una fitta rete di gasdotti interni alle nazioni e da una ventina di rigassificatori di gas naturale liquefatto (GNL), che però mancano ancora di interconnessione ed interoperabilità. Mentre i rigassificatori sono concentrati maggiormente sul versante atlantico – Inghilterra e Spagna – ed in minor misura nel Mar Mediterraneo, i gasdotti hanno i loro terminali esterni in Europa Centrale verso la Russia e nel Mar Mediterraneo verso Algeria e Libia. L’Italia per ragioni storiche e politiche che risalgono alla lungimirante visione di Enrico Mattei e dell’ENI, risulta essere il punto di arrivo di importanti gasdotti di proprietà della SNAM provenienti dalla Russia – attraverso l’Ucraina – , dall’Olanda, dall’Algeria e dalla Libia.

Per garantire flessibilità operativa ed interoperabilità fra le reti delle nazioni del Nord Europa, il gasdotto che connette l’Inghilterra con il Benelux già oggi può funzionare nei due sensi; lo stesso dovrà a breve avvenire fra Italia e Svizzera per garantire il medesimo servizio nel Sud Europa. Inoltre SNAM sembra in dirittura d’arrivo per aggiudicarsi la rete – ceduta da TOTAL – della Francia del Sud; è prevedibile quindi che SNAM ed i suoi soci, in ossequio alle strategie UE, procedano nel prossimo futuro ad un’ulteriore integrazione fra la rete francese ed i rigassificatori spagnoli.

Queste iniziative sono ben lungi dall’essere solo tecniche ed hanno anzi un’enorme valenza geopolitica. Riuscire a connettere i rigassificatori atlantici con i gasdotti dell’Europa del Nord e del Sud, significa rendere possibile l’aumento della quota di GNL sul globale importato dai paesi europei e parallelamente significa diminuire la quota importata dalla Russia e dall’Algeria (la Libia resterà fuori dai grandi giochi per molti anni a venire). Il messaggio si rinforza poi, se a questo si aggiunge l’insistita dedizione della UE alla costruzione del gasdotto Nabucco che dovrebbe portare il gas dell’Azerbajan in Italia o in Austria (la via deve ancora essere decisa).

La Russia ha risposto alle mosse apertamente conflittuali della UE con la costruzione del gasdotto Northstream, che porta gas alla Germania – ma in futuro potrebbe essere usato anche dall’Inghilterra – by-passando la Polonia e facendo avanzare a grandi passi la costruzione del gasdotto Southstream che porta gas all’Europa Centrale by-passando l’Ucraina. Non solo, ma procede significativamente in Asia con accordi di costruzione di gasdotti, di rigassificatori e contratti di vendita a lungo termine con Corea del Nord, Giappone e Cina. Facendo chiaramente capire di non essere disposta a rifornire la UE di gas naturale a qualsiasi prezzo, pur essendo disponibile a praticare significativi sconti a fronte di impegni all’acquisto a lungo termine. Del resto solo con le connessioni fisiche garantite dai gasdotti si può assumere un impegno durevole sulle quantità fornite: la sicurezza dell’approvvigionamento ha sempre un costo (analogamente a quanto succede nel mercato dell’energia elettrica, dove tariffe inferiori vengono concesse a fronte della possibile “interrompibilità” della fornitura).

La flessibilità contrattuale ed il prezzo sono d’altra parte le carte vincenti del mercato del GNL che in prospettiva vedrà entrare gli USA come player di primo ordine. Il basso costo del gas di scisto sul mercato americano consente infatti agli USA di pensarsi come esportatore di GNL, una volta dotatosi di adeguate infrastrutture di liquefazione sulle sue coste. Il GNL targato USA potrebbe agire da potente indicatore del prezzo internazionale del gas naturale, facendo da arbitro tra MO, Nord Africa, Nord Europa e Russia. Dal punto di vista geopolitico gli USA si collocherebbero in una posizione privilegiata di dominio, non tanto sulle quantità fornite al resto del mondo, quanto sulle condizioni di queste forniture in termini di prezzo, potendolo in gran parte influenzare in ogni parte del mondo. Senza contare gli effetti sulla (in)sicurezza di approvvigionamento, avendo la possibilità di manovrare alcuni “rubinetti” chiave dove transitano le navi gasiere del prezioso liquido, grazie al dominio militare sugli oceani di tutto il mondo.

Dietro il falso contrasto fra sostenitori dei gasdotti e dei rigassificatori, dietro la contrapposizione ideologica fra “flessibilità” e “sicurezza” o fra “privato” e “pubblico”, è bene sapere che USA e Russia si stanno confrontando riguardo la loro reciproca capacità di alimentare l’Europa e l’Asia del gas di cui necessitano. Un confronto, è utile ripetere, non limitato agli introiti economici ma che riguarda le più strategiche sfere di influenza. E’ interessante notare che, per quanto riguarda l’Europa, sia Germania che Italia si trovano ad essere direttamente coinvolte nella contesa.

 

Roma, 4.3.2013