I FATTI SI DIPANANO a cura di GLG

<<<Sembrano riaprirsi i giochi per la Opel. O meglio, a Berlino [leggi Merkel; ndr] c’è interesse che la matassa della casa automobilistica che fa parte della galassia General Motors resti ingarbugliata almeno per tutta l’estate, fino alle elezioni politiche. Quello che secondo le agenzie di stampa sarebbe dovuto essere l’ennesimo fine settimana decisivo per il futuro della Opel, si sta rivelando una nuova puntata della interminabile “soap opera brasiliana nell’anno delle elezioni”, come l’ha definita tempo fa Sergio Marchionne, al centro della quale i media tedeschi hanno rimesso la Fiat. Citando ambienti vicini al Lingotto, ieri il sito della Die Welt rilanciava l’interesse torinese per la Opel: “Se le trattative con Magna e il fondo Rhj dovessero fallire, il gioco è ancora aperto”>>>.

Ho sottolineato il pezzo decisivo. Le previsioni (in base alle recenti europee) danno in forte calo elettorale i socialdemocratici, che con Schroeder appoggiano la Magna; quindi un relativo rafforzamento della Dc, la cui leader (l’ex “comunista” dell’est) ha dato ampie dimostrazioni di fedeltà agli Usa. Soprattutto si dovrebbero rafforzare i verdi, i peggiori e più adagiati sugli interessi americani, con Fischer presidente del Nabucco. Abbiamo infatti messo in luce più e più volte nel blog come la partita cruciale non sia quella intorno alla Opel (con Fiat e Magna in competizione) bensì quella, assai più rilevante strategicamente, sugli oleo(gas)dotti, gioco che vede la UE – e i Dc e verdi tedeschi – al servizio degli Usa nei loro tentativi di indebolimento della Russia. La Fiat viene favorita in questo “collaterale” gioco nel settore automobilistico (“maturo” e dei “vecchi tempi”) solo come testa di ponte, fedelissima agli Usa, senza i quali sarebbe già affondata malgrado tutte le mirabilie raccontate in merito alle vendite di autovetture (da chi fa finta che la competizione sia quella nel “libero mercato”).

Mi rendo conto che la “gente” non possa capirci nulla; tuttavia, c’è un filo molto meno indiretto di quanto la maggioranza della popolazione possa comprendere tra la campagna scandalistica contro Berlusconi (e certi avvertimenti di Cirino Pomicino) e la partita sui gas e oleodotti; ma nell’ambito ancora più vasto delle strategie geopolitiche, che hanno visto fallire o in forte difficoltà le aggressioni militari dirette statunitensi (e anche le ultime “rivoluzioni colorate” o le manovre condotte utilizzando i monaci tibetani e gli uighuri, con il Kazakistan che ha fatto per il momento un brusco voltafaccia rispetto agli Stati Uniti e con Turkmenistan e Azerbaigian insufficienti ai piani americani, e via dicendo) per cui la nuova amministrazione americana (del “serpente”) sta tentando queste vie traverse, poco chiare alle “masse”, con fonti di corruzione sempre più ampie per aziende (decotte), politici, media e ceti intellettuali europei. Molti fatti si dipanano di fronte agli occhi di chi sta attento.