I MIRACOLI DEL G20 di F. D'Attanasio

 

La farsa dunque continua, come se tutto fosse scritto in un copione; dopo il G20 potevano secondo voi mancare i primi segnali, se non di ripresa, ma quantomeno di un allentamento dei morsi della crisi internazionale? E sì, quasi tutti d’accordo da Obama alle nostre autorità politiche e finanziarie, passando per quasi tutto l’intero mondo dell’informazione che va per la maggiore; non c’è di che stupirsi, il tutto sembra costruito ad arte in una sorta di propaganda sotterranea volta alla (auto)- legittimazione di chi è artefice di tutto questo, quelli cioè che occupano le più alte sfere decisionali delle parti del mondo che più contano. Come ha ben messo in evidenza G.P. nel suo articolo “La matrice della crisi è geopolitica”, le autorità americane hanno il coraggio di sostenere che oramai le banche di questo paese non sarebbero più esposte come qualche tempo fa; ma noi semplici persone, lontane anni luce dalle stanze dei bottoni, ci chiediamo: come sia potuto accadere il miracolo? Possibile che questa situazione, considerata drammatica, si sia quasi capovolta nel volgere di poche settimane? No, è solo che si continua, come ci svela G.P., ad imbrogliare, o meglio ad imbrogliare noi poveri mortali, i quali letteralmente storditi da una miriade di notizie fumose, spesso diverse e contraddittorie, altre volte piene di complicati tecnicismi – mutevoli fra l’altro, spesso nell’arco di sole 24 ore – molte volte abbiamo la tentazione di lasciar perdere di sforzarci per capire quel che sta avvenendo sopra le nostre teste. E che dire dei cosiddetti stress-test? Dio solo sa che cosa effettivamente siano, ma dal blog di Marcello Foa apprendiamo: «Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i “casi estremi” considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull’economia americana. Insomma, è una truffa.» Ma cosa scopriamo pure? Che le banche (sempre dal blog di Foa) nonostante la Federal Reserve abbia quasi azzerato i tassi, non si adoperino affatto perché di ciò ne possano beneficiare anche i consumatori, i quali invece si vedono ancora costretti a pagare tassi alla banche stesse che, come nel caso delle carte di credito, possono addirittura sfiorare il 10%.

Il G20 d’altronde a ben considerare le cose, a parte le chiacchiere ed il clima di unità artificialmente creato per spandere fumo negli occhi della gente, non ha prodotto niente di sostanziale e di veramente nuovo così come la particolare gravità dell’attuale situazione internazionale avrebbe richiesto; l’unica proposta di una certa rilevanza, che in qualche modo poteva molto probabilmente introdurre un elemento di maggior equilibrio almeno a livello di architettura finanziaria internazionale, vale a dire la sostituzione del dollaro come moneta di riserva internazionale, è stata del tutto trascurata. Sono stati i russi ma soprattutto i cinesi a farsi promotori di tale iniziativa, e quelli che più di tutti si sono opposti sono stati naturalmente gli americani; d’altronde i primi non mi risulta che, in tale prospettiva, si siano battuti più di tanto, ma questo molto semplicemente perché il realismo, anche in detta sede nonostante tutto, ha avuto modo di fare la sua timida comparsa. Il dollaro non sarà certo sostituito come moneta di riserva tramite un pacifico accordo tra le potenze del globo, questo fatto potrà concretizzarsi realmente solo come esito, colmo certo di un grado di tragicità non indifferente, di uno scontro di ampia portata e conseguente nuova configurazione geo-politica internazionale; il punto è che siamo solo agli inizi, siamo in una fase in cui si intravedono solo le prime avvisaglie di quella che dovrebbe essere, in un futuro nemmeno troppo lontano, un nuovo periodo di vera e propria lotta interimperialistica. Difficile sapere, né tanto meno avrebbe molto senso discuterne, le modalità di sviluppo di tale lotta (escluderei ad esempio uno scontro militare diretto fra due potenze, se non altro perché le conseguenze potrebbero essere talmente disastrose da non risparmiare proprio nessuno), né d’altronde darei per scontato un certo esito che molti invece oramai danno per acquisito, vale a dire la perdita di egemonia da parte degli USA. Quel che è certo è che dopo la dissoluzione dell’URSS, si è rotto quell’equilibrio bipolare, nato come conseguenza della fine della seconda guerra mondiale, che vedeva il mondo capitalistico occidentale orbitare tutto intorno agli USA; paradossalmente la fine dell’URSS si sta rivelando foriera di conseguenze molto negative anche per la potenza che ne è uscita vincitrice. La rottura di quell’equilibrio non ha affatto agevolato quest’ultima, il suo tentativo di imporre un ordine mondiale, a carattere imperiale, sotto la propria guida si è rivelato fallimentare nel volgere di pochi anni. Ma la caduta dell’impero sovietico è stata troppo enfatizzata, ci si ricorda di quanti parlavano a sproposito – senza avere la benché minima cognizione delle reali e più profonde dinamiche sociali e politiche che contraddistinguono la formazione sociale capitalistica – dell’avvento di una era di prosperità e sviluppo per tutti i popoli della Terra, una volta finita definitivamente la guerra fredda ed il pericolo comunista? Niente di tutto ciò si è avverato, frutto di una ideologia del tutto aberrante, che fa del cosiddetto libero mercato un vero e proprio feticcio, capace, di per sé, secondo i demagoghi ed imbroglioni di regime, di annientare tutte le povertà e le miserie della società umana. Ed inoltre mi sembra già abbastanza evidente di quante falsità siano state propalate (e non dimentichiamo mai di citare i servi peggiori a tal proposito, cioè i più rinomati mezzi di informazione con tutto il loro seguito di “intellettuali” ed esperti) a proposito del nuovo corso americano targato Obama, considerato fino a poco tempo fa (ma il tutto si sta rapidamente affievolendo) essere la svolta del secolo per quanto concerne, in maniera particolare, l’insieme delle relazioni internazionali. Chiaramente l’ideologia dominante capovolge il rapporto causa-effetto e considera la nuova amministrazione a guida democratica essere l’artefice di quei cambiamenti, artificiosamente ed eccessivamente enfatizzati, che starebbero avvenendo sia in campo geo-politico che economico e sociale; quando in realtà Obama (con tutto il suo staff) è semplicemente l’uomo giusto messo al posto giusto nella fase attuale che richiede oggettivamente – a causa di una rinnovata quanto a tratti anche inaspettata aggressività dei nuovi paesi protagonisti che si stanno affacciando o riaffacciando sulla scena internazionale – un cambio di strategia alla base dell’azione complessiva volta a ridisegnare i progetti delle proprie aree di influenza e sottomissione. La situazione in medio oriente per gli USA si fa sempre più complessa ed intricata; il suo sicario, Israele, che sempre più rivendica un ruolo maggiormente autonomo in quella parte di mondo, vorrebbe annientare il suo peggiore e più temibile nemico, l’Iran, ma non gli è possibile per via dei diktat delle autorità americane, le quali devono evitare accuratamente ogni cosa che possa seriamente compromettere il piano che stanno imbastendo – cercando di coinvolgere la stessa Iran ma soprattutto la Russia – per finalmente trovare la quadratura del cerchio nella situazione afgano-pakistana. Meglio tenere sotto controllo le modalità in base alle quali vengono mosse le pedine sullo scacchiere internazionale dai vari protagonisti, piuttosto che perdersi in discussioni di carattere esclusivamente economico e finanziario,  non sono queste che ci possono dare, seppur comunque in maniera approssimativa, un quadro minimamente esauriente in base al quale poter dar conto dei grandi cambiamenti che si stanno prefigurando a tutti i livelli delle varie formazioni sociali mondiali. 

 

16 Aprile.