IL DUO DRAGHI-TREMONTI di G. Duchini

    Dalla Conferenza dell’Aspen Institute (Istituto di Ricerche Economiche Usa) con sede a Roma, svoltasi nel recente luglio ’08, Draghi e Tremonti, due autorevoli interpreti degli interessi della politica finanziaria Usa in Italia sono in un  dialogo sempre più stringente. Il primo, nella qualità di Governatore di Bankitalia, dopo essere stato per lungo tempo Vice-Direttore in Europa  della “Goldman Sachs la più grande banca d’Affari Usa e fin dall’inizio degli anni Novanta come “Direttore Generale del Tesoro” (in tandem, con l’allora Presidente dell’Iri Prodi, per la dismissione a prezzi stracciati della metà del patrimonio industriale-bancario pubblico italiano, come abbiamo già ricordato su questo blog). L’altro interprete (sempre autorevole) è il Ministro dell’Economia che,  come Presidente  dell’Aspen ha ospitato nel convegno, oltre al Governatore di Bankitalia, altri grandi esperti dell’economia nazionale ed internazionale.

    Una domanda supponente potrebbe sorgere, non tanto per la partecipazione non certo causale dell’ex Segretario al Tesoro Usa Roben Rubin, quanto per gli interventi delle massime istituzioni italiane che si confrontavano sui destini prossimi e venturi dell’Italia, in una sede dell’agenzia Usa; per non parlare dei componenti (facenti parte) dell’Aspen,  che rispondono ai nomi di Elkan John, a Letta Enrico, Romiti Cesare, Savona Paolo, Scognamiglio Carlo, Stanca Lucio, fino al nostro Tremonti: una sorta di “Bilderberg” in formato ridotto per l’Italia e con gli stessi nomi  che compaiono nelle principali “Riunioni” internazionali del summenzionato misterioso organismo internazionale (ma non più di tanto) e grande demiurgo delle sorti finanziarie dell’umanità intera.

    Gli scenari politici-finanziari per l’Italia possono essere prefigurati in binari paralleli, con possibilità di  convergenze, come è diventato in questo ultimo anno, il sistema bancario della “Governance Duale.” Il bivio era già stato previsto (o telecomandato) per il tramite delle brillanti menti economiche dei Nostri che come nel “Gioco degli Equivoci” di shakespeariana memoria, mancava  il colpo di scena: l’ingresso del commediante che risolveva il quesito che ha tanto appassionato, il Governatore di Bankitalia: duale o non duale? Soluzione  trovata nel “non duale!” cioè nel ritorno al controllo dei soci (Assemblea) sui managers, risultato ottenuto da Geronzi insieme a Bazoli nell’aspro scontro in atto per il futuro di Mediobanca, subito dopo la nomina di Franco Bernabè alla guida di Telecom.    

    La soppressione improvvisa della “Governance Duale” può avere come contropartita immediata la salvaguardia  del gruppo(i) di comando dei soci interni alle società bancarie-industriali, e secondo Geronzi: “evitare una crisi societaria,” e nel rispetto della redditività  dei soci interni  siano esse pubbliche che private; anche perchè il  livello di redditività (o del rendimento dei titoli) rappresenta un indice “di richiamo” o di gradimento per l’investimento dei risparmiatori (e degli investitori istituzionali e non) in titoli siano essi azioni od obbligazioni, garantendo con ciò la permanenza degli stessi gruppi societari nell’attuale comando delle società industriali e bancarie pubbliche-private.

    La prevalenza dei soci sui managers è confortata  dalle conclusioni di una ricerca condotta  dal “Centro Studi di Mediobanca” ( denominato R&S ) sull’andamento dell’economia italiana in quest’ultimo periodo di crisi; un’analisi condotta  su 50 gruppi maggiori industriali-bancari italiani quotati in borsa, rileva che nei periodi di grandi crisi economiche le grandi aziende pubbliche (in particolare, quelle che operano in settori protetti, come le “utility”) se la cavano meglio di quelle private per le maggiori capacità  indebitamento delle prime (pubbliche) rispetto alle seconde (private) dovute ad erogazioni politiche-clienterali attinte presso il pozzo senza fondo della Spesa Pubblica e di imprimere nel contempo  risvolti talvolta positivi con alti livelli di reddito influenzando con ciò l’andamento dei mercati azionari ed obbligazionari; per fare qualche esempio, i profitti di imprese pubbliche come l’Eni e L’Enel hanno i redditi rispettivi per il 2007, rispettivamente di 3.321 e 1.004 milioni di euro.

       Questa è la superficie rozzamente empirica del sistema di gestione imprenditoriale in atto che tende comunque a coprire il “rumore di fondo” dei sommovimenti più profondi del Capitalismo Italiano, ancora non molto chiaro nella sua ispirazione principale, che sembrerebbe al momento gestito per ‘linee di rappresentanza’ espresso dal duo Draghi-Tremonti, in problematiche di tecnica di gestione societaria (e proprietaria) onde salvaguardare ed in modo trasversale,  tutto il quadro politico vigente con l’aggiunta insopportabile, di lumeggiamenti culturali dei nostri: il “Globalista”(Draghi) e “l’Antiglobalista” (Tremonti);  due modi di interpretare l’economia, tutta interna ad una stessa linea in comune da affermare e difendere: la libera circolazione finanziaria a prevalenza Usa in Italia.          

P.S Il gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma prende questo nome solo nel 1954, quando il 29 maggio una quantità di politici e uomini d’affari si riunì a Oosterbeek, in Olanda all’Hotel Bilderberg: da cui il nome di questa organizzazione. Da allora le riunioni sono state ripetute una o due volte all’anno. Un elenco parziale dei suoi membri è: Filippo del Belgio; Sofia di Spagna; Bernard Kouchner; David Rockefeller; Bernardo d’Olanda, Etienne Davignon (ex commissario europeo); Carlo d’Inghilterra; Juan Carlos di Spagna; Beatrice d’Olanda; Henry Kissinger. Molti partecipanti al gruppo Bilderberg sono capi di Stato, ministri del tesoro e altri politici dell’Unione Europea (anche il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi avrebbe partecipato a qualche meeting), ma prevalentemente i membri sono esponenti di spicco dell’alta finanza europea e anglo-americana. Oggigiorno si distinguono i partecipanti in diverse categorie, ma principalmente in due: coloro che sono membri permanenti dell’organizzazione e coloro che possono essere invitati in via eccezionale come spettatori o relatori. Tra i relatori ricorrenti ci sono alcuni giornalisti dell’Economist. Negli anni Cinquanta l’organizzazione conta un centinaio di membri, con l’obiettivo dichiarato di unire l’Occidente per contrastare l’espansione sovietica. A questo scopo riunisce alcuni dei personaggi più illustri e influenti nei vari campi della politica economica e della finanza internazionale. [per la scheda completa in wikipedia, vedere “gruppo bilderberg” in Google].