Il sistema finanziario degli Stati Uniti sull’orlo del panico

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15/07/2008 17:25  – L’Expansion.com – TRAD. di G.P.

 

Un anno dopo l’esplosione della crisi dei subprimes, il timore di una "crisi sistemica" che interessa l’intera finanza americana è più che mai attuale. E nonostante gli interventi sempre più forti delle autorità americane per ristabilire la fiducia.

O National City Corp (- 15% lunedì). A tale riguardo, il fallimento della banca californiana Indymac, questo fine settimana, ha fatto certamente da detonatore con i suoi 32 miliardi di dollari di attivi, essa rappresenta infatti la più grande defaillance bancaria da 24 anni.

Indymac è stata messa sotto tutela federale del Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC)  dopo che la clientela impaurita aveva ritirato circa 1,2 miliardo di dollari in 11 giorni. Per Sheila Blair, patronne del FDIC, è dunque urgente dare rassicurazioni ed evitare il panico. Tenuto conto che 6 istituzioni sono state temporaneamente nazionalizzate dall’inizio dell’anno. Essa Afferma in un comunicato che “la gran parte delle banche di questo paese sono fuori pericolo e sono solide”. E se riconosce che il numero dei fallimenti aumenterà nel 2008 e nel 2009, è per ribadire che ciò non avrà la stessa ampiezza registrata durante la grande crisi degli anni 80-90. Infine, si premura di ricordare che, qualunque cosa accada, la FDIC garantisce la grande maggioranza dei depositi effettuati in circa 8500 organismi bancari del paese. In altre parole, non serve a nulla ritirare il denaro. Resta che secondo stime di analisti, tra 100 e 150 banche potrebbero chiudere i battenti da qui a 12-18 mesi. Fra esse, molte banche regionali colpite dalle difficoltà di rimborso direttamente legate alla crisi immobiliare. Ma anche altre più importanti. Lunedì, il mercato si preoccupava della solidità di banche di primo livello come Wachovia e Lehman Brothers, le cui azioni perdevano il 14%.

Da qui l’ allarmismo di alcuni osservatori. “Il peggio deve venire nel settore finanziario” ritiene Stuart Plesser, analista di Standard & Poor’s, interpellato dall’ AFP. “Il consiglio che devo dare agli investitori è di tenersi lontano dai valori bancari”. “C’ è una crisi finanziaria sistemica, senza fine" , aggiunge Nouriel Roubini, professore di economia e commercio internazionale all’ Università di New York, contattato dall’ agenzia Bloomberg. C’ è un circolo vizioso tra il rallentamento dell’ economia, la contrazione del credito e l’aumento delle perdite finanziarie”.

Nulla di fatto. Non sono serviti i discorsi di rassicurazione di Ben Bernanke, il patron della Banca centrale americana, che affermavano martedì che il sistema bancario americano era " ben capitalizzato" e che egli " seguiva attentamente la situazione". Né le azioni vigorose come il piano di sostegno a Freddie Mac ed a Fannie Mae, i principali organismi di rifinanziamento ipotecario degli Stati Uniti, annunciato domenica dal Tesoro e dalla Fed. Martedì, infatti, i titoli dei due istituti continuavano infatti a cadere del 15% circa, dopo aver perso attorno al 30% in corso di seduta. Già il giorno prima, questo piano d’aiuto pubblico, per riassicurare gli investitori sulle capacità di finanziamento di questi due pilastri del mercato immobiliare americano, aveva fatto un buco nell’acqua. Lontano da rassicurare gli operatori di borsa, aveva convinto della gravità della situazione, che sta trascinando l’insieme dei valori bancari alla debacle. L’indice Standard & Poor’s 500 che riflette il settore aveva perso quasi il 10% in una seduta. Poiché, oltre alla salute di Freddie Mac e di Fannie Mae, “too big to fail”, in altre parole troppo grandi perché le autorità le lascino fallire, – ricordiamo che detengono o garantiscono in due il 40% dei prestiti immobiliari del paese -, è invece la sorte delle istituzioni secondarie o regionali che preoccupa. Come Washington Mutual, il cui titolo ha perso il 35% del suo valore lunedì, prima di riprendersi martedì.