IL VUOTO ASSOLUTO di Giellegi

Negli anni ’30, secondo quanto ho letto molti anni fa, Bertrand Russell si recò in Cina e si dice abbia parlato per qualche ora con Mao. A questi illustrò le sue idee pacifiste, i buoni propositi per far andare meglio le cose nel mondo, per giungere a spegnere i vari conflitti, anche quello in Cina tra comunisti e nazionalisti. Mao lo ascoltò con pazienza e, alla fine, gli rispose che, senza alcun dubbio, le idee esposte erano bellissime; nessuno poteva essere così intrinsecamente malevolo da rifiutarle. Solo, gli disse, non erano idee di questo mondo, non avevano nulla a che vedere con la realtà. Diciamo che erano talmente vuote e generiche da andare bene per tutti, giacché non proponevano nulla di concreto e realizzabile, se non a livello dei buoni propositi.

Questa premessa, per dire che il discorso di fine anno del presdelarep è stato dello stesso tipo; e mi si consenta rispettosamente di osservare che non ho notato nemmeno quei bagliori di acutezza, che certo saranno a quell’epoca sprizzati da un cervello come quello di Russell. Naturalmente a tutti – a partire dai presidenti delle due camere, personaggi sicuramente in perfetta sintonia con quel generico discorso – quest’ultimo è piaciuto. Diceva appunto Mao: ci può essere qualcuno che sia contrario ai buoni proponimenti? Bisogna darsi da fare per uscire indenni (o quasi) dalla presente crisi, bisogna raggiungere assolutamente il cessate il fuoco a Gaza; e naturalmente senza che nessuno dei due contendenti prevarichi l’altro, ecc. ecc. La sera prima mi ero rivisto Il mago di Oz (1939). Anche lì c’è buonismo a iosa, un po’ caramelloso; la morale finale si sarebbe un tempo detta “piccolo-borghese”. Però il film è gradevole, sceneggiatura e scenografia hanno un chiaro e sicuro impianto favolistico, l’ingenuità è accattivante (e appare sincera, pur se difficilmente lo era), la canzone Over the rainbow (Arlen-Harbourg) ricorda l’infanzia con l’intensa lettura di fiabe (almeno la mia è stata così), e via dicendo.

Non vi è dubbio che il film batte 6 a 0 (cappotto tennistico) il discorso sentito il giorno successivo a reti unificate; un po’ noiosetto ad essere sinceri. In particolare, mi sono sembrati eccessivamente banali i mezzi proposti per uscire dalla crisi senza troppi danni: l’ottimismo, il darsi da fare, ecc. O la crisi non sarà così nera come adesso la si sta descrivendo, o altrimenti ne usciremo proprio con le ossa rotte, con tanti di quei “lividi” che sembreremo degli “alieni” color viola. E’ ormai di evidenza solare che la nostra “civiltà” non ha più nulla da dire, se non emerite chiacchiere vuote di un qualsiasi senso, buone per tutti gli usi (e di suono piacevole per ogni “orecchio”). L’Europa, in particolare, non svolge più alcuna reale funzione malgrado tutte le arie che si dà poiché, avendo una lunga storia capitalistica alle spalle, è ancora in possesso di una economia che crede sia decisiva ai fini delle varie congiunture mondiali.

Francamente, sono convinto che i diversi personaggi, pronunciando simili discorsi intrisi di aria fritta – si pensi anche a quelli sull’etica negli affari, che la crisi farebbe oggi diventare di attualità e fattibilità concreta – siano abbastanza intelligenti da non credere ad una sola parola fra quelle pronunciate (e sempre con aria grave, compunta e pensosa). Le debbono dire perché non sanno come uscire da certe situazioni, non hanno nemmeno più tanta voglia di impegnarsi a pensare (che fatica, mamma mia!), sono stanchi, vecchi, sfibrati; ma debbono fingere di guardare con energia e fiducia al futuro radioso ad uso e consumo di chi li ascolta. Ma chi li ascolta – almeno spero – è anch’egli “smagato” e non crede ad una parola di quel che sente. E che importa? Il ceto politico, a tutti i livelli, è ormai del tutto autoreferenziale e assai poco stimato. I ricchissimi e i ben abbienti – probabilmente non meno di un quarto della popolazione in paesi come il nostro – se ne stanno al calduccio, senza paura di alcuna crisi, con livelli di vita ben oltre il confortevole. E gli altri….che si arrangino; tanto con i “consiglieri” che intenderebbero guidarli a rivolte di tipologia ottocentesca, tra l’anarcoide e il cristianesimo primitivo (siamo arrivati alla proposta di andare a distribuire il pane a basso prezzo ai bisognosi), gli strati medio-alti possono stare tranquilli, possono permettersi discorsi da “vuoto pneumatico”. Ormai chissenefrega di ciò che viene concretamente detto?

Come ripete spesso Preve – se non erro citando una vignetta di Altan – siamo ormai a “il trucco c’è, si vede, ma non gliene frega più nulla a nessuno”. E’ una società di grandi masse diseducate politicamente, caciarose, litigiose, frantumate; e di pochi …..beh non so come definirli, che si dilettano in sogni da “piedi scalzi e cuore pietoso”. Prima di riprendere quota, ce ne vorrà di tempo. Cerchiamo intanto di pensare: non vogliamo essere buoni, ironizziamo sui barbosi discorsi di fine anno, da qualsiasi parte provengano. Quello del presdelarep è stata una semplice occasione per ricordare che, al momento attuale, in questo occidente sfatto, si parla tanto perché qualcosa si deve dire; e allora lo si dice accontentando tutti con la più totale assenza di contenuti. Dispiace solo che tale presidente provenga da un partito fondato da Gramsci, che era del tutto favorevole allo spirito di scissione. Noi continuiamo a nutrire simile intento.