ITALIANI: POPOLO DI “ESPLORATORI” di G.P.

Piccola aggiunta

Le parole di Baccini sono un vero e proprio programma politico scritto sotto dettatura/dittatura di quei poteri forti dei quali parlavo nel pezzo di oggi (cioè banche e industrie decotte):

"Colgo non da ora ma da sempre con una attenzione prioritaria" l’appello di Montezemolo, il manifesto delle imprese, dei sindacati e le parole di Corrado Passera, che chiedono alle forze politiche una maggiore responsabilità. Non considerare nell’era di un bipolarismo becero e muscolare l’appello che viene dalle parti sociali, dall’impresa, dal mondo cattolico (tutti insieme appassionatamente, G.P.) e da tutti quei segmenti produttivi e culturalmente attrezzati della società italiana è veramente un atto di arroganza politica intollerabile. Il Paese ha bisogno di passare dalla politica dei tifosi alla politica delle cose da fare. Bisogna mettere da parte i piccoli interessi di parte e dare forza alle cose che contano. In questo Paese si deve tracciare una volta per tutte una linea immaginaria, l’Italia è di chi la ama e non è delle oligarchie spente e vetuste di partiti che intendono ancora mantenere i loro orticelli ai danni dell’interesse generale e del bene comune". Appunto, come volevasi dimostrare.

*********

Il Presidente della Repubblica ha infine fatto la sua scelta. L’ “agnello sacrificale”, si fa per dire, che farà l’esplorazione parlamentare alla ricerca di improbabili convergenze (fortemente richieste dal Vaticano e dai poteri forti, Montezemolo in testa) è in realtà un “lupo marsicano”, un altro di quelli che aveva annunciato a più riprese, proprio come Veltroni l’Africano, il ritiro a vita privata per raggiunti limiti di età (e di lucidità mentale) e che, invece, ce lo si ritrova sempre tra i piedi nei cosiddetti momenti in cui l’inciucio diviene una strada da battere.

Si tratta del solito belante di centro che copre con lamenti moderati la sua indole ululante (si dice che Marini sia uno di quelli che non si lascia sfuggire nulla e che giunga a contrattare qualsiasi cosa con spirito più levantino che boschereccio), specialmente quando le ambizioni personali spingono all’ultimo sacrificio per la patria (sarà il prossimo presdelrep?)

La motivazione addotta da Napolitano per l’affidamento di questo incarico, che richiederà doti funamboliche e contorsionistiche non comuni per arrivare ad un compromesso tra le parti, è speciosa oltre che subdola: “Prima della crisi di governo si erano aperti spiragli di dialogo tra le forze politiche per una modifica della legge elettorale vigente e di alcune importanti norme della Costituzione”. Se per spiragli di dialogo s’intendono le ingiurie che i due poli si sono lanciati addosso in due anni allora è meglio che le cose restino così come sono e che non vengano combinati altri pasticci. O, forse, si omette di dire che l’unica possibilità per tirare a campare qualche altro mese è quella di aprire un pertugio dal quale far passare alla spicciolata la tribù dell’UDC, notoriamente sensibile al democristianese parlato da Marini.

Ancora più fastidioso è il fatto che molti dei politici interpellati (soprattutto di sinistra) continuino a ribadire che questa riforma elettorale la vuole il po-po-lo! Il po-po-lo, dicono, aspira alla governabilità e alla certezza che chi vince sia in grado di amministrare il paese per 5 anni senza divisioni e condizionamenti. Strano però che, per l’abbisogna, la volontà del popolo sia esattamente coincidente con le istanze avanzate dalla Confindustria, dalla Chiesa, dai Sindacati e dalla Confcommercio.

 In realtà, questi lestofanti sono così lontani dal paese che non hanno nemmeno idea di ciò che il popolo italiano auspica davvero, a cominciare dalla messa al bando di questa classe politica truffaldina. Forse l’unico sentimento veramente diffuso tra la gente è il disprezzo per una politica che ha sprofondato la Nazione nell’ignavia e nella depressione economica e sociale più nera. Inoltre, che i nostri politici siano dei furfanti raggiratori è dimostrato dai tentativi messi in atto per far passare l’idea che gli innumerevoli problemi dell’Italia (che loro non hanno saputo gestire) derivino dal sistema elettorale, questa entità metafisica che deresponsabilizza destra e sinistra dalle loro ataviche colpe. Ad onor del vero, vogliamo ribadire come siano stati soprattutto i governi di sinistra a rendere più paludoso e fetido lo stato generale del paese, al solo fine di favorire l’establishment industrialdecotto e finanziario, il quale aveva necessità di succhiare energie all’apparato statale per la propria sopravvivenza.

Nonostante il governo Prodi abbia tirato le cuoia dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di vivacchiare sull’esistente solo per favorire tali poteri (peraltro in costante conflitto tra loro), adesso i sopravvissuti di questa nefasta stagione politica tentano l’ultimo colpo di coda al fine di portare a termine la spartizione della torta. Ciò che desta maggiore preoccupazione è che anche una personalità presuntamene super partes come il capo dello stato si presti a questa trappola, dimostrando pienamente di essere uno di “loro”.  Qualsiasi persona sana di mente riesce a capire che un sistema elettorale non può sopperire alla mancanza di idee e di autonomia della politica, per cui continuare a portare per le lunghe questa morta gora vuol dire solo peggiorare una situazione già aggravata da una congiuntura internazionale nient’affatto favorevole. Non starò qui a snocciolare i dati della crisi (ne hanno già parlato La Grassa e Tozzato) ma si comprende che l’Italia, tra i paesi dell’eurozona, sarà quello più alle corde per incapacità di reazione.

Il precedente governo di centro-sinistra, perennemente in preda alle convulsioni, sia per la riottosità personalistica dei vari leaders della coalizione sia per la smania di figurare sempre al fianco delle banche e della Fiat, tenta ora di tornare sotto mentite spoglie magari inglobando transfughi dell’altro schieramento.

Vorrebbero coprire questa operazione con le bugie sulla legge elettorale, quella stessa legge che non sono riusciti a modificare in due anni e che ora, in 10 mesi, si dicono in grado di cambiare. Non tutto è comprensibile ma è evidente che ci stanno preparando un altro Coup de Theatre. Ammesso che Marini riesca a convincere qualcuno delle sue buone intenzioni…