L' Iran deve essere la priorità di Obama di Jim Lobe*

 (IPS, trad. di G.P.)

 

WASHINGTON, 3 dic (IPS) – L’ amministrazione del presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, dovrà agire velocemente per negoziare con l’Iran senza condizioni e promuovere un accordo tra la Siria e Israele, secondo due esperti del Medio Oriente le cui opinioni, ci si attende, influenzeranno la futura politica esterna americana. Obama dovrà anche fare "uno sforzo serio dall’inizio per promuovere il dialogo tra Israele e Palestina" proporre le sue soluzioni alle parti " meglio prima che poi"; e guadagnare l’appoggio della lega araba nei suoi sforzi, secondo Richard Haass e Martin Indyk, consiglieri rispettivamente dei presidenti George Bush (1989-1993), padre dell’attuale mandatario, e Bill Clinton (1993-2001). Hanno anche esortato Obama a considerare di offrire garanzie di  sicurezza a Israele se i negoziati con Teheran, per rallentare il suo piano di sviluppo nucleare, s’interrompessero o non ottenessero un rapido successo.

Questo avrebbe come obiettivo quello di evitare che lo stato ebreo attacchi gli impianti atomici iraniani per proprio conto. Questo scudo di sicurezza si potrebbe estendere anche agli alleati arabi di Washington, in parte per evitare una corsa agli  armamenti nella regione. Allo stesso tempo, hanno segnalato che "l’ opzione di una risposta militare – lanciata dagli Stati Uniti come da Israele – deve restare sullo sfondo perché, senza di essa, Teheran potrebbe vedere un’iniziativa diplomatica, da parte del nuovo e giovane presidente americano, come un’occasione per prendere tempo fino al momento in cui potrà varcare la soglia nucleare. Le raccomandazioni, incluse in un articolo dell’edizione di gennaio e di febbraio del Foreign Affairs ed in un libro intitolato "Restoring the Balance" ; (Restaurando l’equilibrio) presentato dal Consiglio delle Relazioni Estere (CFR, dalle sue iniziali in inglese) e dal Brookings Institution, si presentano come una "Road map" secondo i responsabili della politica estera del futuro governo di Obama, soprattutto per il futuro segretario di Stato (cancelliere), Hilary Rodham Clinton, il segretario della difesa, Robert Gates, ed il consulente sulla sicurezza nazionale, James Jones. Le raccomandazioni arrivano in un momento di intensa speculazione su come sarà la politica esterna di Obama, specialmente in Medio Oriente, la regione che ha ricevuto maggiormente l’attenzione dell’amministrazione di George W. Bush dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 a New York e Washington.

La derivazione professionale, istituzionale e incluso personale, tanto di Haass come di Indyk, come la loro esperienza in politica, sottolineano l’importanza potenziale dei loro consigli per il prossimo gabinetto, le cui inclinazioni ideologiche vanno dai repubblicani moderati “realisti" come Gates, fino ai democratici internazionalistici pro-israeliani, come Hillary Clinton. Haass è stato presidente del CFR, il centro  studi sulla politica estera più prestigiosa del paese, da che rinunciò al suo incarico di direttore della pianificazione delle politiche nel dipartimento di Stato sotto il comando di Colin Powell, poco dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003. È stato una persona molto vicina al consulente della sicurezza nazionale di Bush padre, Brent Scowcroft, come pure a Powell, e fino ad un certo punto a Jones. Durante l’amministrazione Clinton, ha diretto la direzione sulla politica esterna del Bookings Institution, il centro studi più vecchio di Washington. Indyk ha occupato molti posti legati al Medio Oriente, anche quello di ambasciatore in Israele e quello di collaboratore del segretario di Stato per il Vicino Oriente sotto il governo di Clinton, presiede ora il centro Saban per le politiche del Medio Oriente, nello Brookings Institution, il cui presidente, Strobe Talbott, è stato sottosegretario di Stato di Clinton.

Prima di unirsi alll’ amministrazione Clinton, Indyk è stato molto legato alla lobby israeliana avendo lavorato come direttore delle ricerche nel Comitato Americano-israeliano degli Affari pubblici e come direttore-fondatore dell’Istituto di Washington per politiche del Vicino Oriente " ; “Restaurando l’equilibrio", culmine di un progetto di 18 mesi, è stato supervisionato da un’assemblea consiglieri bipartisan co-presieduta da Haas e Talbot.

Presentando il libro, tanto Indyk che Haass hanno sottolineato che rappresentava la visione dei soli autori e non delle due istituzioni né dell’assemblea di consulenti. Il titolo stesso, " Restaurando l’ equilibrio" sembra riferirsi tanto alla necessità di ridurre l’enfasi che ha avuto la politica estera americana in Iraq, durante gli ultimi sette anni, per prestare maggiore attenzione alla diplomazia ed al multilateralismo, cosa che Obama stesso ha chiamato "visione centrale" della sua politica estera. Rispetto all’Iraq, gli esperti hanno dato l’allarme sui pericoli di "un ripiegamento troppo veloce" delle truppe americane che potrebbe produrre nuova instabilità, come pure di uno “troppo lento” che lascia le forze vincolate e “non disponibili per altri compiti prioritari" come spalleggiare (la strategia di Obama di una) diplomazia diretta con l’Iran attraverso una minaccia credibile dell’uso della forza". La priorità di Obama "deve essere l’Iran" hanno sottolineato gli esperti, perché questo paese potrebbe avanzare sufficientemente nel suo programma di arricchimento dell’uranio in due o tre anni e avere una credibile capacità di fabbricare armi atomiche.(FIN/2008)

 

 *El blog de Jim Lobe sobre política exterior de Estados Unidos, y en particular sobre la influencia neoconservadora en la administración de Bush, puede verse en http://www.ips.org/blog/jimlobe/.