LA BANCA CENTRALE EUROPEA E ALTRE QUISQUILIE (di G. Duchini)

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Cristine Lagarde (capo del Fondo Monetario Internazionale) ha approvato il piano per il trasferimento del controllo della Banca Centrale Europea sul settore bancario della Ue. Secondo Lagarde, il rafforzamento dei legami tra le banche europee è una chiave per rafforzare l’Eurozona.

Il vertice europeo di Bruxelles atteso come un evento storico, con il trasferimento della vigilanza bancaria dagli stati membri alla Banca centrale europea, pur se limitata per ora ai maggiori Istituti di credito (150-200) e operativa solo a partire dal marzo 2014. Si dice che sia un obiettivo chiave per riuscire a recidere quel legame perverso tra crisi dei debiti degli stati e crisi bancarie che con la creazione dell’Esm (Meccanismo europeo di stabilità) è riuscito a finanziare lo scudo per calmierare gli spread, la ricapitalizzazione delle banche spagnole e i nuovi aiuti alla Grecia, salvata in estremo ma ancora sull’orlo di un abisso.

Circa l’unificazione monetaria, è stato tutto rinviato al giugno 2013, quando il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy dovrà presentare nuove tabelle di marcia. Il fatto è che la Germania (insieme ad altri paesi) impediscono meccanismi di discrezionalità comune a livello europeo, relativi alla possibilità di condivisione dei rischi altrui.

Il recente accordo del Congresso americano contro il fiscal cliff è stato salutato dai mercati internazionali con grande euforia, anche se è stato un semplice rinvio per una nuova scadenza a fine febbraio. Con tale mini accordo si è semplicemente scongiurato un gigantesco insieme di misure fiscali e di tagli alla spesa pubblica per un valore complessivo superiore a 600 miliardi di dollari.

Il dato positivo è che l’accordo servirà a scongiurare una recessione americana, con un impatto negativo sul resto dell’economia mondiale; e comunque tale accordo prevede misure restrittive destinate a frenare la crescita Usa già nel primo semestre con conseguenze per quanto riguarda le minori importazioni di merci europee, su cui del resto continuava a sperare l’export dell’intera Europa onde superare con ciò la recessione ed il ristagno con politiche pervicacemente appiattite su deflazione ed austerità; e il messaggio di fine anno di Angela Merkel con la previsione di un 2013 peggiore del 2012 va in questa direzione.

GIANNI DUCHINI gennaio 2013