LA BELLA “DEMOCRAZIA” (di Giellegi il 17 aprile ’10)

Questa sedicente politica italiana diventa sempre più ondivaga, sbriciolata, senza più alcun rapporto con la vita quotidiana, ma nemmeno con temi di qualche rilievo sia in sede interna che internazionale. Ci si potrebbe rallegrare perché sembra passato il momento dei trans e delle troie, dei giornalisti mendaci e dei magistrati indecenti. Tuttavia, quella che viene detta sinistra sembra in totale asfissia; difficile capire se qualcuno ha ancora un cervello per pensare. L’ultimo dibattito sull’appoggiare o meno Fini è quasi lunare o marziano, visto che nemmeno quest’ultimo sembra riuscire a recidere la questione: “essere o non essere” (l’unica sicurezza è che sono tutti delle nullità). In ogni caso, il Pdl è in preda a convulsioni e l’atteggiamento del suo leader dimostra che attende sempre il logoramento degli avversari; però si logora anche lui per l’incapacità di essere effettivamente leader, cioè “un capo”.

L’unico partito che funziona da partito è la Lega, quanto meno questo va riconosciuto. Pur se questo non mi sembra positivo, giacché attribuisco primaria importanza alla politica estera, essendo quella interna in totale défaillance e quindi dipendente, e debole, di fronte agli impulsi esterni. Il vero fatto, tutto sommato positivo in quanto “non negativo”, almeno rispetto a pochissimo tempo fa, è l’ormai evidente scompaginamento di quella che definivo GFeID (grande finanza e industria decotta), legato anche al mutamento di tattica di coloro cui essa è succube, i predominanti statunitensi. La “barra” dell’atteggiamento strategicamente “imperiale” degli Stati Uniti è ben ferma; non si può però non constatare come sembri lontano un vero secolo il momento in cui, crollato il “socialismo”, sembrava fossimo entrati in piena epoca monocentrica. Adesso, anche la politica statunitense si è fatta più ondeggiante.

Alcuni superficiali, fra cui “operaisti” italiani (o ex tali), si dilettavano in “fine degli Stati nazionali”, in Impero e Moltitudini; idiozie, cui hanno fatto da grancassa editoria e stampa di classi capitalistiche dominanti ormai esse stesse allo sbando, che dominano solo perché è stata annientata all’interno del capitalismo “occidentale” (dei funzionari del capitale) la falsa e ideologica prospettiva del conflitto capitale/lavoro, della opposizione delle masse lavoratrici a processi ristrutturativi che sono continuati alla grande, al massimo frenati e indirizzati ancor peggio di come erano stati previsti dall’intervento di organismi conservatori, immobilisti, quali partiti e sindacati ormai privi della loro tradizionale base sociale, al momento disgregata e dispersa, solo capace, nelle sue frange più infantili e parassitarie (quelle che vivono di spesa pubblica), di strillare e dividersi in rivoli di melmosa putredine, che andrebbero ripuliti finalmente.

Sono adesso “tornate” le potenze – ma quale “miracolo” per i ciechi che non capivano nulla pur fingendosi sapientoni, ed essendo ascoltati come tali da masse di giovani ebeti – e la politica sembra viepiù quella dell’epoca dell’imperialismo; solo che, nel frattempo, l’articolazione internazionale delle varie formazioni particolari (in definitiva paesi) si è fatta assai più complicata; cosicché perfino una potenza ancora forte militarmente come gli Usa deve barcamenarsi e tentare grandi riunioni internazionali di facciata, in cui cercare di trovare un qualche equilibrio tra spinte e controspinte, tentando di mettere in piedi una comune politica contro il “terrorismo”, tema ormai usurato, o contro qualche Stato “canaglia”. In una situazione simile, più ancora che per la crisi economica pur sempre latente ma che ancora non esplode secondo i desideri di poveri residui archeologici, la famosa “manina d’oltreoceano” non riesce più a ben coordinare l’azione di gruppi industriali e finanziari piuttosto sclerotici e anche disorientati; questo fatto ha appunto una ricaduta nella sedicente politica italiana. I poveri guitti di indecenti partitini passati per tutte le denominazioni possibili (di genere vegetale), l’ignobile ceto intellettuale totalmente degenerato dal ’68 in poi, sono rimasti senza “Dei ispiratori” (soprattutto pagatori) e si stanno semplicemente sfarinando.

Resta appunto la Lega, ma non credo sia sufficiente. Per i nostri gruppi dominanti, incapaci di autonomia perfino quando gli Usa sono in una qualche difficoltà, tornerebbero i conti – con l’eliminazione dell’odiato nemico (una persona sola all’apparenza), che da quasi vent’anni ha sempre rovinato i loro piani e li ha portati all’impasse attuale – se si potesse coordinare un’azione tra Lega, cui assegnare il governo di gran parte del nord, Pd, cui affidare le traballanti regioni ancora ridicolmente dette “rosse”, e accozzaglia di “sinistre”, centristi, finiani, ecc. in buona parte del centro-sud. E’ evidente che si tratta della “quadratura del cerchio”; se la cercano per esaustione, temo che peggio non potrebbe andargli.

L’unico vero raggio di luce che si vede in questa grigia stagione è quello che illumina a giorno la vetustà della democrazia “elettorale” e del suo concetto. Hanno anche tentato di esportarla, sotto vari “colori”, per allargare l’area di influenza del capitalismo a predominanza americana; l’operazione è ormai verso il tramonto, è durata ancor meno del presunto monocentrismo “imperiale” statunitense. Ormai, però, si inizi a trarre la conclusione che essa mostra la corda anche nel suo centro propulsore. Certamente, come sempre avviene, l’“evento” appare più netto laddove i gruppi dominanti sono in apnea e si guardano in cagnesco (si tratta, se vogliamo, di un caso molto particolare di “anello debole”); quindi si sta meglio evidenziando in Italia, dove i continui appelli alla “meravigliosa” Costituzione repubblicana, presunta garanzia democratica per eccellenza, sono di un patetismo ormai intollerabile.

Ovviamente, i processi storici sono lunghi e le eventuali precipitazioni brusche non sempre prevedibili; e non da tutti prevedibili. Personalmente, non sono un profeta, né ho l’intuizione del genio politico (d’altronde, non ne vedo in circolazione; anzi più fessi d’oggi dubito si siano visti in altre epoche). In ogni caso, al momento, questo tipo di “democrazia” appare fragile, incapace di assicurare, almeno nella forma, che si rispetti le cosiddetta “volontà” dell’elettore. Si susseguono le elezioni; ma poi tra ribaltoni, cambi di alleanze, plotoni di transfughi, ecc., è da quasi un paio di decenni che si annunciano riforme, governabilità, svolte eclatanti e poi tutto s’impantana e finisce “in coda di pesce”. E continueremo così nella palude finché nulla “sorge all’orizzonte”; ma dovrà essere un “drago” dalle fauci fiammanti, altrimenti se è ancora qualche domestica bestiolina che ci propone nuove “svolte democratiche”, meglio se ne stia a dormire, che ci fa più bella figura. Attesa per attesa, avvolgiamoci nelle coperte “democratiche” e dormiamo della grossa. Attenti solo a chi russa più forte.