La Bulgaria sfida la Russia sulle questioni energetiche

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[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: Bulgaria Challenges Russia on Energy Issues | Stratfor]

In breve

 Il ministro bulgaro per l’economia e l’energia, Delyan Dobrev, ha annunciato il 22 ottobre che Sofia inizierà la costruzione del gasdotto di interconnessione Bulgaria-Turchia agli inizi del 2013, come parte dello sviluppo del gasdotto Nabucco West, sponsorizzato dalla UE. L’annuncio segue un aumento della tensione fra Bulgaria e Russia riguardo a questioni relative alla costruzione del gasdotto competitore, il South Stream sponsorizzato dalla Russia e riguardo alla centrale nucleare bulgara di Belene. Incalzato dal tempo e con molto poche alternative di percorso per il South Stream, Mosca ha pochissime leve nella trattativa con Sofia. Se la Russia vuole mantenere il programma di completamento di una delle infrastrutture chiavi per le forniture al mercato europeo, dovrà offrire limitate concessioni alla Bulgaria.

Analisi

La disputa fra Russia e Bulgaria è cominciato dopo la cancellazione della centrale nucleare di Belene, che doveva essere costruita con il sostegno russo. A seguito della cancellazione, la compagnia russa Atomstroyexport ha emesso una richiesta di danni per 1,3 miliardi di USD nei confronti di Sofia. La richiesta è proibitiva per la Bulgaria, che ha un budget annuale pari a meno di 20 miliardi di USD.

A settembre il Primo Ministro bulgaro Boyko Borisov annunciò che il Presidente russo Vladimir Putin avrebbe visitato Sofia il 9 Novembre per finalizzare l’accordo riguardo il South Stream. Durante la visita, diceva Borisov, Putin avrebbe dato una risposta sul contenzioso di Atomstroyexport. Poco dopo, il Cremlino negò che una visita di Putin a Sofia fosse in agenda, portando Borisov a minacciare il 12 Ottobre che avrebbe cessato ogni negoziato sul South Steam se Putin avesse mancato l’incontro.

Il South Stream, nei piani del Cremlino, è funzionale alla stabilità delle forniture di gas naturale ai suoi clienti dell’Europa Centrale ed Meridionale. La Russia intende usare il South Stream per by-passare la travagliata Ucraina, al momento il più prossimo stato di transito per le esportazione russe di gas in Europa. La Bulgaria è uno stato di transito chiave per il progetto del South Stream perché è il più verosimile punto d’entrata in Europa del gasdotto dopo essere riemerso dal Mar Nero. Per ragioni geografiche e tecniche, l’unica alternativa all’arrivo in Bulgaria, sarebbe la Romania. Nel 2012 Mosca minacciò di trasferire il South Stream in Romania quando la Bulgaria stava per riconsiderare i termini del progetto. Ma la Romania ha tradizionalmente supportato il Nabucco, gasdotto competitore sponsorizzato dalla UE ed è in generale orientata verso Bruxelles, creando significativi ostacoli allo sviluppo del progetto russo. Russia e Romania sono anche costantemente in disaccordo sulla questione della Moldavia. Infine il governo rumeno è paralizzato da agosto e continuerà ad esserlo fino al voto di dicembre, escludendo qualsiasi possibilità che Mosca possa rapidamente raggiungere un accordo finale sul South Stream entro la fine del 2012. E il tempo manca alla Russia. Mosca è determinata a finalizzare tutti i contratti per il South Stream in novembre e aprire il cantiere prima del 2013, quando, in marzo, entrerà in vigore il Terzo Pacchetto Energia della UE. Le determinazioni del pacchetto forzerebbero Mosca a includere un accordo per la condivisione dei diritti di trasporto con altri soggetti esportatori in Europa. Anche se la Russia probabilmente cercherà un’esenzione da certe regole UE per il South Stream, come già fatto per il North Stream, la procedura legale sarebbe lunga e difficile. Invece se il South Stream fosse costruito prima dell’entrata in vigore del pacchetto energia, alcuni osservatori credono che sarebbe molto più facile per la Russia ottenere un’esenzione. Mosca non può rischiare un tale ritardo e sta cercando anche ad altri mezzi per convincere la Bulgaria a firmare per il South Stream prima possibile. Alla fine di agosto Gazprom era d’accordo nell’offrire alla Bulgaria uno sconto del 11% sulle importazioni di gas naturale, retroattivo da Aprile, qualora si impegnasse alla firma di un accordo per il South Stream. Ma lo sconto è valido solo entro il 15 novembre quando è programmato che si tenga la completa rinegoziazione dei contratti di fornitura del gas. Finora la Russia non ha lasciato intendere alcuna disponibilità a prezzi più bassi anche per i prossimi contratti, facendo sorgere dubbi nel governo bulgaro sulla reale disponibilità della Russia a praticare tali sconti.

La Bulgaria è un consumatore di gas naturale relativamente piccolo (2,1 miliardi di m3 all’anno), ma è totalmente dipendente dalle importazioni dalla Russia. Uno sconto dell’11% farebbe risparmiare alla Bulgaria 66 USD per 1000m3 – da 600USD a 534USD – per un totale di 50 milioni di USD da aprile. La cifra impallidisce di fronte ai 1,3 miliardi di USD che Atomstroyexport chiede come riparazione da parte del goberno russo per la cancellazione dell’impianto di Belene.

Se da una parte c’è disaccordo dentro il Cremlino sul come trattare la sfida di Sofia, Mosca sta esaurendo tutte le possibilità per spingere la Bulgaria a soddisfare velocemente i suoi impegni sul South Stream. La crsi in Romania significa ritardo qualora la Russia scegliesse la Romania come percorso alternativo e l’usuale lusinga di Mosca, sconti sul prezzo del gas naturale, è semplicemente insufficiente per Sofia. Se Mosca manca la data di marzo 2013 per cominciare i lavori del South Stream, rischia di essere trovata in violazione della direttiva Terzo Pacchetto Energia e di aggravare le sue dispute con la UE. Mosca avrà la possibilità di negoziare un’esenzione per il South Stream simile a quella ottenuta per il North Stream, ma la procedura sarà estremamente lunga e ben lungi dal garantire un esito favorevole, stante le attuali tensioni con la Commissione Europea. Quindi Stratfor si aspetta che la Russia offrirà concessioni a Sofia sia sulla questione della centrale di Belene, sia come sconti sul gas naturale nei contratti da rinegoziare entro la fine del 2012.

 [NdT: alla data in cui pubblichiamo questo articolo si è venuti a sapere che la Bulgaria ha firmato l’accordo con GAZPROM per il South Stream, ottenendo uno sconto del 20% sul prezzo del gas naturale importato e la sostanziale “sepoltura” del contenzioso con Atomstroyexport. A conferma dell’importanza strategica che questo accordo rivestiva per Mosca in modo da far partire i lavori prima dell’entrata in vigore del Terzo Pacchetto Energia UE.]