LA CRISI SISTEMICA SPIEGATA AI BAMBINI

CRISI FINANZIARIA(Titolo originale: la crisi attuale spiegata in mille parole, fonte  GEAB N°17 15 settembre 2007, Trad. di G.P.)

 

Come è stato già spiegato varie volte, dall’inizio 2006, dal gruppo di ricercatori di LEAP/E2020, il “motore” principale della crisi sistemica attuale si trova negli Stati Uniti. Questa "fine dell’occidente così come lo si conosce dal 1945" annunciata da LEAP/E2020 nel febbraio 2006, è soprattutto dovuta al crollo in tutte le sue dimensioni (economiche, monetarie, finanziarie, diplomatiche, intellettuale e strategiche) del pilastro dell’ordine mondiale del XX° secolo, gli Stati Uniti d’America. Ed è proprio questo paese che si trova nel cuore della crisi finanziaria e bancaria, quella che influisce in modo inequivocabile da questa estate su tutto il pianeta. Con una metafora immediata, si può dire che il pilastro riposa ormai sulle sabbie mobili. Ciò ha ovviamente condotto tutta l’architettura globale a degradarsi nell’insieme, quindi a crollare per settori interi. In questo GEAB N°17, il gruppo di ricercatori di LEAP/E2020 ha dunque deciso di concentrarsi sull’analisi della natura della crisi sistemica globale in corso (una riflessione già avanzata da alcuni mesi per gli abbonati del GEAB) (1) e pubblicare una spiegazione in sole mille parole della crisi attuale e della sua articolazione in ambito sistemico. Speriamo che questa spiegazione senza fronzoli da specialista possa aiutare a comprendere meglio gli eventi dei mesi e degli anni a venire. Poiché, ed è un punto essenziale, riteniamo che nessun centro di potere sia più in grado di stabilizzare la crisi sistemica in corso, né tento meno limitare il suo impatto globale (2). Dal 1945, ed in misura crescente dopo il crollo del blocco sovietico a partire dal 1989, l‘economia americana è diventata il pilastro unico dell’insieme del sistema finanziario e bancario mondiale. Lo sganciamento, il 15 agosto 1971 (3) del dollaro dall’oro (o da qualsiasi altra contropartita fisica, dunque disponibile in quantità limitata) ha aperto la via ad una crescita esponenziale della quantità di dollari US in circolazione. La nascita crescente di nuovi poli di produzione industriale, tecnologici o di servizi nel mondo, sulla base dell’indebolimento crescente della formazione delle risorse umane negli Stati Uniti e dunque della competitività della produzione US, ha comportato un aumento senza equivalente storico del debito americano (pubblico e privato). Questo debito gradualmente è dunque diventato, grazie all’inventiva degli operatori finanziari ed alla complicità più o meno ingenua di tutta la catena banco-finanziaria mondialev(banche centrali, agenzie di rating, mass media finanziari, politici, economisti, ecc….), la principale produzione degli Stati Uniti.

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Evolution du ratio d’endettement des ménages américains – Source Contraryinvestor.com

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L’arrivo di G.W. Bush al potere e dei suoi compagni di squadra ideologi o affaristi ha comportato un’esplosione fenomenale della produzione di questo tipo di "valori", i debiti (4), con la benedizione del presidente della Federal Reserve del momento, Alan Greenspan (5): debito pubblico, debiti immobiliari, debiti per l’acquisto di auto, debiti di carte di credito (6)… ovunque il debito si è imposto come il bene più "prodotto" dall’economia detta dominante. Ed il resto del mondo ha continuato ha comperare questo nuovo prodotto "made in USA", le elite occidentali in particolare affascinate dall’inventiva incredibile di Wall Street e del suo doppione, la City londinese. Tuttavia da molti anni, qualsiasi persona che ha occhi per vedere (cioè né gli esperti né i decisori del settore i cui occhi non servono che a leggere relazioni sui dati di fatto o comunicati stampa) e che girava per gli Stati Uniti poteva constatare che a differenza dell’Europa o dell’Asia, il paese era in pieno impoverimento generalizzato: infrastrutture fatiscenti (7), istruzione in caduta libera, immigrazione crescente a debole livello d’istruzione, dipendenza energetica esterna crescente, ritardi tecnologici multipli… questa constatazione sollevava inevitabilmente un problema fondamentale: chi rimborserà, e come, questi debiti colossali in espansione costante?

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Encours de la dette américaine par secteurs (1974-2006) – Sources : Federal Reserve / ITulip.com

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Ma, fino all’11 settembre, all’invasione catastrofica dell’ Iraq, a Katrina e alla distruzione parziale di New Orleans, e più recentemente al crollo del ponte sul Mississipi, tutti sembravano, e così anche gli esperti, vedere soltanto le cifre pubblicate dal sistema stesso che vendeva loro i "debiti", quelle cifre che naturalmente garantivano che tutto andava bene e che il debitore medio era solvibile. E quindi, progressivamente, con un’accelerazione crescente, dopo circa un anno, in effetti, questo parametro imbarazzante di tutte le equazioni stese dagli esperti e dagli ideologi, si è infiltrato nel sistema banco-finanziario. Bolla dopo bolla (Internet, settore immobiliare, subprime), i tentativi per aumentare la produzione di debiti sono dunque continuati, nella speranza che l’economia reale recuperasse il livello di debito prodotto e il resto del mondo continuasse indefinitamente a comperare il debito US rifinanziandosi con nuovi debiti US (sempre più sofisticati come i famosi CDOs, Collaterized Debt Obligations, che presuntivamente servivano a condividere i rischi mentre infettavano de facto tutto il sistema di questi stessi rischi). Ma lo scoppio della bolla immobiliare determinò un concatenamento inevitabile, come aveva anticipato, mese dopo mese, GEAB dopo il febbraio 2006, che progressivamente ci ha condotti a metà 2007 ed alla successiva presa di coscienza da parte dei grandi operatori banco-finanziari che il debitore ultimo di questa fabbrica immensa di debiti, gli Stati Uniti, vale a dire il consumatore americano medio, era ormai sia insolvente, sia sul punto di diventarlo prossimamente (8) sulla base di una recessione già iniziata (9). A partire dalla primavera 2007 (punto di flessione della crisi sistemica globale (Cf GEAB N°12 – febbraio 2006), queste grandi istituzioni hanno iniziato a valutare la loro esposizione senza prendere realmente coscienza della misura della crisi poiché, in quel momento, l’abitudine, il conformismo, hanno lasciato credere che ci sarebbe stato uno "scatto dell’economia US", che "la caduta dei prezzi del settore immobiliare sarebbe stata breve", che l’"occupazione avrebbe tenuto", che gli “investimenti delle imprese sarebbero ripartiti", che "i profitti borsistici avrebbero attenuato le conseguenze del crollo dei prezzi immobiliari", ecc…. Ciascuno ha potuto leggere o sentire questa litania dei "pii desideri" presentati come analisi serie dai grandi mass media finanziari o da parte delle banche centrali stesse.

 

 

A metà dell’estate 2007, le grandi banche internazionali hanno dovuto arrendersi all’evidenza: una proporzione molto grande (ma ancora non quantificabile, in mancanza valutazioni esatte della misura della crisi in corso) di tutti questi debiti non sarebbe mai stata rimborsata. L’evoluzione del mercato dei biglietti di tesoreria ("Commercial Papers"), garantiti sugli attivi (principalmente finanziari), che serve al finanziamento delle imprese e che è nel cuore della crisi banco-finanziaria attuale, è sotto questo punto di vista molto significativo." Come illustra il grafico che segue, è infatti un crollo puro e semplice quello che è cominciato nell’ agosto scorso.

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Encours des billets de trésorerie US gagés sur actifs – au 22/08/2007 –

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In base alle scadenze venire, ed ai loro impegni inevitabili, le grandi banche hanno dunque deciso di mettersi ad ammassare liquidità reali (e non più pseudo-liquidità come la maggior parte dei prodotti finanziari venduti in quest’ultimi anni a milioni di risparmiatori, basati sui debiti americani) (10), e dunque a cessare di finanziare operazioni potenzialmente portatrici di perdite massicce. Più precisamente, hanno in particolare cessato di prestarsi reciprocamente dei fondi poiché, ciascuna di esse era in gran parte immersa nella speculazione basata sui debiti americani, cosicché sospettavano le une delle altre di essere ancora esposte e dunque di rischiare il fallimento. Perchè di questo si tratta. Ed è per ciò che la BCE inonda letteralmente le banche europee di liquidità. Jean-Claude Trichet deve ricordarsi bene del crollo del Crédit Lyonnais (11). La crisi dei subprime è soltanto un detonatore. È infatti tutta la bolla finanziaria fondata sul debito americano che sta scoppiando, in quanto il consumatore US è esangue proprio quando l’economia americana entra in “recessflazione” così come descritto da LEAP/E2020 nella GEAB N°16 (giugno 2007). Dietro i prestiti immobiliari a rischio, ci sono ormai tutti i prestiti immobiliari americani, i prestiti per automobili, i prestiti delle carte di credito US… che fanno ormai fronte ad un aumento esponenziale dei loro tassi di non-rimborabilità (il debito pubblico segue la tendenza con il ribasso del dollaro e quella dei buoni del tesoro US). In altre parole, i più accorti nella sfera banco-finanziaria mondiale (e questo esclude in particolare la maggior parte degli attuali dirigenti delle grandi banche internazionali) sanno che tra 6 mesi, sono le loro attività e i loro bilanci andranno in fumo, oltre alle perdite certe.

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Répartition par pays de la dette Publique US – Source : US Department of the Treasury / Dollardaze

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Poiché il contagio all’economia reale è già in corso non soltanto negli Stati Uniti ma anche su tutto il pianeta, è ormai il crollo dei mercati immobiliari britannico, francese e spagnolo che si verificherà in questa fine d’anno 2007 (la previsione è stata spostata di qualche mese dai ricercatori del LEAP, NdT GP), mentre l’Asia, la Cina ed il Giappone dovranno fare fronte simultaneamente alla caduta delle loro esportazioni verso il mercato americano ed al ribasso rapido del valore di tutti gli attivi in dollari US (valuta US come buoni del tesoro, azioni di imprese US, ecc….). del resto, il grafico indica molto chiaramente i paesi che subiranno le scosse più brutali in seguito all’esplosione della bolla d’indebitamento US, cioè Giappone, Cina, Regno Unito e paesi petroliferi esportatori in dollari US. Sul resto degli eventi, il gruppo di LEAP/E2020 ha in realtà attualmente soltanto due questioni per le quali non ha elementi sufficienti per una risposta: quanti esperti, banchieri centrali, giornalisti finanziari, politici americanisti affascinati dall’America saranno capaci di comprendere questo concatenamento di fenomeni che rimette in causa la loro visione del mondo? E lo faranno ad una velocità sufficiente, senza attendere "Godot" che non arriverà più ?(cioè gli "scatti" previsti in un’ America d’oggi che non ha più nulla a che vedere con quella della metà del XX° secolo). La corsa tra realtà e teoria è ormai aperta. Una crisi sistemica, è appunto questo tipo di corsa in cui vincitrice è sempre in fine la realtà. I cosiddetti decisori, se sono coscienti, potrebbero quanto meno tentare di evitare l’urto brutale e frontale con i fatti, cosa che salverebbe le popolazioni dai danni maggiori. I mesi che vengono saranno utili per separare il grano dal loglio. Ciò che è certo per LEAP/E2020 è che "la grande depressione US" annunciata per il 2007 è arrivata all’appuntamento della storia e avrà conseguenze assimilabili alla crisi del 1929, anche se alcuni indicatori comuni alle due crisi sono passati in “rosso” da alcuni mesi, ma il 1929 resta l’ultimo punto di raffronto possibile nella storia moderna (12).

 

 

Notes :

(1) Concernant la phase d’impact de la crise systémique globale, LEAP/E2020 estime désormais que la troisième période de cette phase décrite dans le GEAB N°8 (15/10/2006) sera en fait beaucoup plus longue que prévue par nos équipes et qu’elle s’étalera en fait jusqu’au début 2009.

(2) Et ce n’est pas l’impuissance de la Réserve fédérale à empêcher une récession US, un accélérateur de la crise en cours, qui va modifier l’analyse de LEAP/E2020 en la matière. Source : CNNMoney, 13/09/2007

 

(3) Pour plus d’information : Université de Sherbrooke, Canada.

(4) Pour une vision très illustrée de cette explosion des dettes US, il est utile de consulter le site US National Debt Clock.

 

(5) Aujourd’hui Alan Greenspan aimerait réécrire l’histoire et prétendre qu’il n’est pour rien dans la débâcle financière qui est en train d’emporter son pays (source : New York Post, 14/09/2007) ; pourtant, il a été l’un des ardents promoteurs de l’un des principaux détonateurs de la crise actuelle, à savoir les prêts immobiliers à taux variable (source : Slate, 27/02/2004).

 

(6) Et la ruée des consommateurs américains sur leurs cartes de crédit pour essayer de maintenir leur niveau de vie, après la fin du rêve du prêt hypothécaire ad aeternam, va se traduire dans quelques mois par de nouvelles déconvenues pour les grands établissements financiers. Source : Sioux City Journal / AP, 14/09/2007

 

(7) A titre d’exemple, l’Association Américaine des Ingénieurs Civils estime à 1.600 milliards USD sur cinq ans les investissements nécessaires uniquement pour remettre en bon état les infrastructures (routes, ports, aéroports, adduction d’eau, barrages, … ) des Etats-Unis. Des décennies d’impérities collectives se sont ainsi transformées en une facture gigantesque pesant sur l’avenir de tous les Américains. Source : American Society of Civil Engineers.

 

(8) L’insolvabilité du consommateur US a été décrite dans le GEAB N°9 (Décembre 2006).

 

(9) L’exemple du marché automobile aux Etats-Unis, qui simultanément s’effondre et voit monter les incidents de paiement sur les ventes antérieures, est très éloquent. Source : The Colombus Dispatch, 02/09/2007

 

(10) Cf. à ce sujet, les Recommandations de LEAP/E2020 dans le GEAB N°17 (Septembre 2007)

 

(11) Cf. GEAB N°17

(12) Cf. GEAB N°17 pour la comparaison entre la crise de 1929 et celle de 200