LA FINE DEL GRILLISMO ALLA PROVA DEI FATTI

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Sventolare l’onestà in politica è segnale di mediocrità. E’ la meschinità innalzata a supremo scopo dell’agire sociale. E’ l’incompetenza che si organizza in partito e fa terra bruciata della capacità e dell’abilità, qualità indispensabili per esercitare l’arte di governo. Questo non significa che debba essere la disonestà il principio guida delle scelte da compiere nella gestione della cosa pubblica. Come scriveva Benedetto Croce, “l’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze”. Per questo il moralismo in politica sfocia spesso e volentieri nell’imbecillità (è sempre Croce ad affermarlo) che si ritorce contro chi lo persegue ciecamente e contro la stessa collettività, presa in mezzo sia dai cattivi che dai buoni. Esso è una manifestazione d’ingenuità di fronte a situazioni di decadenza delle strutture istituzionali di un Paese che, per essere invertite, richiederebbero astuzia e creatività, non vincoli comportamentali. Peraltro, l’onestà urlata non è mai veramente praticata e si schianta facilmente contro il muro della realtà. E’ proprio quello che sta accadendo al Movimento 5 stelle che pensava di risolvere i drammi italiani ricorrendo alle grandi pulizie di Stato ma che sta andando, invece, a sbattere la testa sulla muraglia di finti valori da esso stesso innalzata per distinguersi dai ladri e dai farabutti del vecchio sistema. Ma non conosco nemmeno un mascalzone che non sia stato inizialmente animato da buone intenzioni le quali, non a caso, lastricano le vie dell’inferno. Inoltre, mettendosi all’inseguimento di questa integrità morale il M5S è caduto in tutte le trappole tese sul suo cammino dall’ideologia dominante la quale crea continuamente falsi miti globali per deviare o distrarre le potenziali opposizioni al suo ordine egemonico. Non c’è, infatti, leggenda metropolitana nella quale il grillino medio non creda. Dall’ambientalismo irragionevole all’antiscientismo insensato, fattori dai quali discendono numerose altre contraddizioni. E poi c’è la questione più grave di tutte, la grande narrazione della trasparenza in politica, quella trasparenza assurta a mito fondativo del grillismo, sulla quale l’attuale sindaco di Roma, Virginia Raggi, è caduta dopo 5 minuti di incarico. E non poteva essere altrimenti perché i grillini hanno equivocato la natura stessa della politica. Che cos’è infatti la politica se non esercizio di mosse tattiche e strategie (da tenere coperte) per il raggiungimento di determinati obiettivi ritenuti decisivi. Non esiste una strategia che possa essere dichiarata ufficialmente perché, diversamente, si forniscono elementi ai propri concorrenti per farsi battere. Di fatti, la politica esiste in quanto ci sono visioni differenti del mondo, di cui sono portatori i gruppi sociali che si confrontano con l’intento di affermare le proprie idee, che confliggono per emergere e dominare sugli avversari portatori di indirizzi e progetti diversi. Afferma in proposito l’economista veneto G. la Grassa: <<“le mosse della politica mirano al successo nell’ambito di uno scontro tra le varie élites, la segretezza è d’obbligo; e ogni venir meno della stessa o è una di queste mosse o è lo sgretolamento della “copertura” (lo sbucciarsi della “corteccia”) dovuto ad un acuirsi del combattimento tra due o più “attori”>>. E Ancora: <<[La Politica] è un “gioco” complesso di mosse e contromosse, in cui i soggetti in azione devono tenere conto sia della situazione esistente nel campo del confronto, sia delle mosse degli avversari. E tale gioco – pur se soggiacente, ma non sempre, a date regole “di massima” – richiede in ogni caso l’uso dell’inganno, del raggiro, del far credere ciò che non è, della finzione di attuare determinate decisioni mentre se ne realizzano altre, ecc. In definitiva, è un gioco in cui la segretezza è decisiva; e in cui, dunque, è assai rilevante lo spionaggio e la messa in opera di “quinte colonne” tra le fila dell’avversario. Bisogna saper stabilire le giuste alleanze e saperle usare, perfino tradendole in molti casi; e, logicamente, punendo duramente i traditori, gli infiltrati, gli spioni. Insomma, è la famosa “politica sporca” di cui parla, e correttamente, il volgo>>. I grillini sono figli di un comico e non arrivano a comprendere queste cose elementari. La politica non farebbe per loro ma essendo ormai quella italiana sola una commedia anche con le loro buffonate si può arrivare a governare e a stare sul palcoscenico nazionale. Con i pessimi risultati di Roma che non resteranno isolati.