La risorsa acqua e l’ideologia del Presidente Nichi Vendola di Luigi Longo

 

Di tutto, eziandio che con gravissime ed estreme minacce vietato, si può al mondo non pagar pena alcuna. De’ tradimenti, delle usurpazioni, degl’inganni, delle avarizie, oppressioni, crudeltà, ingiustizie, torti, oltraggi, omicidi, tirannia ec. ec. bene spesso non si paga pena; spessissimo ancora se n’ha premio, o certo utilità. Ma inesorabilmente punita, e a nulla titile e sempre dannosa, e tale che mai non ischiva il suo castigo, mai non resta senza pena, è la dabbenaggine (coglioneria) e l’esser galantuomo, ch’altrettanto è a dire.

Giacomo Leopardi, Operette morali, Rizzoli, Milano, 2008, p.627.

 


 


<< …Io sono

un uomo nuovo
per carità lo dico in senso letterale
sono progressista
al tempo stesso liberista
antirazzista
e sono molto buono
sono animalista
non sono più assistenzialista
ultimamente sono un po’ controcorrente
son federalista…
Io sono
Un uomo nuovo
E con le donne c’ho un rapporto straordinario
Sono femminista
Sono disponibile e ottimista
Europeista
Non alzo mai la voce
Sono pacifista
Ero marxista-leninista
E dopo un po’ non so perché mi son trovato
Cattocomunista…>>


Giorgio Gaber, Il conformista da “La mia generazione ha perso”, CD, 2001.


 


 

1.Voglio trattare la questione dell’acqua, sollecitato dall’inutile prossimo referendum, a partire dal caso concreto dell’Acquedotto pugliese ( d’ora in avanti Aqp).


L’Aqp è il più grande sistema acquedottistico d’Europa pensato tecnicamente nel 1867 e realizzato con un appalto concesso a partire dal 1905 (1). Esso gestisce circa 10 mila chilometri di rete fognaria e oltre 182 depuratori, un sistema di 150 imprese con piu' di 10 mila addetti comprensivo dell’indotto, una rete idrica di 16.000 Km e assicura la distribuzione di acqua potabile agli oltre 4,0 milioni di abitanti. L'acqua viene trasportata ai centri di consumo, spesso molto distanti dai punti di captazione e di raccolta, attraverso delle condotte di dimensione variabile a seconda della funzione, diversificate in vettori primari (ribattezzati "autostrade dell'acqua" per le grandi quantità che riescono a portare), diramazioni (che trasferiscono l'acqua dai punti di captazione o dai vettori primari ai punti nei quali avviene l'immissione nelle reti di distribuzione), condotte suburbane e reti idriche urbane (le prime trasportano l'acqua a ridosso dei centri abitati, mentre le seconde consentono l'erogazione alle singole utenze). Le opere di ingegneria idraulica [ penso alla galleria Pavoncelli che trasferisce l’acqua, nel rispetto delle pendenze naturali, attraversando le Murge, dalle sorgenti “Sanità” di Caposèle e di Cassano Irpino (Avellino) a Villa Castelli (Brindisi)], costruite negli anni venti, sono un capolavoro di architettura, vere opere d’arte. L’Aqp provvede alla gestione del ciclo integrato dell'acqua ed in particolare, alla captazione, potabilizzazione, adduzione, accumulo e distribuzione ad usi civili, nonché al servizio di fognatura, depurazione e smaltimento delle acque reflue . L’Aqp ha anche ramificazioni in Campania, Molise e Basilicata (2).


L’Aqp è attualmente responsabile del servizio idrico integrato della Regione. La configurazione legislativo-amministrativa dell’Aqp è di società per azioni a totale partecipazione pubblica; l’attuale assetto proprietario è ripartito tra la regione Puglia ( 87% circa) e la regione Basilicata ( 13% circa), anche se si è in via di definizione l’acquisizione della totalità delle azioni da parte della regione Puglia, condicio sine qua non per la trasformazione in azienda pubblica regionale. Preciso che la regione Basilicata gestisce il suo 13% attraverso l’Acquedotto lucano spa che è un ente inutile le cui funzioni potevano e possono essere svolte con più razionalità e competenza dall’Aqp. La sua creazione è tutta nella logica del potere politico e territoriale.


L’Aqp è stato e rimane una delle principali – se non la principale – impresa pugliese per occupazione e fatturato. Il bilancio dell’esercizio 2009 dell’Aqp è il seguente:


ricavi di 393 milioni di Euro (+4,3% rispetto al 2008), riduzione dei costi di gestione per circa 10 milioni di Euro, MOL ( Margine Operativo Lordo) a 87,3 milioni di Euro (+43%), Utile netto ad oltre 12,6 milioni di Euro (rispetto ai 2 milioni del 2008). Così ha dichiarato Ivo Monteforte, Amministratore Unico dell'Acquedotto Pugliese dal 2007, << L'Acquedotto Pugliese …ha esaminato… il bilancio consolidato al 31 dicembre 2009 …Sotto il profilo dell'attività caratteristica, nel corso del 2009 il volume di acqua fatturato per la fornitura del servizio idrico integrato nelle Regioni di Puglia e Campania è stato di oltre 250 milioni di metri cubi. Dal punto di vista economico, invece, il fatturato totale di Gruppo è stato pari a 393 milioni di Euro, in crescita di circa 16,1 milioni di Euro (+4,3%) rispetto al 2008, in virtù di un incremento dei ricavi per vendita di beni e servizi dovuti anche ad una sistematica e organica azione di recupero delle perdite amministrative su tutto il territorio servito (che ha permesso di recuperare volumi consumati e non fatturati pari a 4,6 milioni di Euro).


I costi gestionali si sono ridotti di circa 10 milioni di Euro, grazie alle efficienze conseguite, principalmente, con l'internalizzazione dell'attività di depurazione e di compostaggio, la riduzione delle spese generali e dei costi fissi di struttura ed una virtuosa politica di risparmio energetico e questo nonostante l'incremento di alcuni costi esogeni (acqua grezza, canoni di concessione, smaltimento fanghi di depurazione). Il Margine Operativo Lordo consolidato è cresciuto fino a 87,3 milioni di Euro rispetto ai circa 61 milioni di Euro del 2008, con un incremento di oltre 26,2 milioni di Euro (+43%). Al netto della gestione finanziaria, della gestione straordinaria e delle imposte di periodo, l'utile netto consolidato è stato pari a 12,6 milioni di Euro (rispetto ai 2 milioni registrati nel 2008).


'I risultati di bilancio sono incoraggianti e siamo fiduciosi anche per il 2010, un anno in cui continueremo a raccogliere i frutti della riorganizzazione aziendale. L'efficienza sui costi e la marginalità ci permetterà di ottenere finanziamenti per coprire gli interventi previsti nel Piano d'Ambito 2010-2018. Con costanza stiamo proseguendo nel percorso di risanamento e rinnovamento dell'Acquedotto Pugliese intrapreso, che ha visto negli ultimi due esercizi investimenti annui pari a 200 milioni di Euro, decuplicati rispetto al 2004, con positive e importanti ricadute sull'economia del territorio. >>(3).


 


2.Questo è, in sintesi, l’Aqp con le sue ingenti risorse patrimoniali, economiche e finanziarie. E’ chiaro che chi gestisce queste risorse, sia che si tratti di gestione pubblica, sia privata, sia mista, acquisisce un forte potere per il raggiungimento dei suoi interessi. Da qui scaturisce il feroce conflitto che si sviluppa, soprattutto nella sfera politica, tra i blocchi di potere che tendono a gestire l’Aqp. Va precisato che l’Aqp è stato ed è serbatoio di risorse finanziarie ( come dimostra l’operazione finanziaria di un’emissione obbligazionaria da 250 milioni di euro per il rinnovamento della rete idrica, nell’anno 2004, sottoscritta dalla regione Puglia con la Merryl Linch & Co.,Inc., ora Bank of America Merrill Lynch, una banca di investimento con sede a New York protagonista del “Parmacrack”) per le strategie politiche finalizzate alla produzione del potere e del dominio attraverso la scelta della gestione in house ( a società controllate direttamente dagli enti locali) che << …ha favorito la sovrapposizione e la confusione tra ruoli nel pubblico e nel privato, con i potenziali conflitti d’interesse che ne derivano. Le amministrazioni locali si trovano infatti a giocare un doppio ruolo: da un lato, in quanto rappresentanti dei cittadini che beneficiano dei servizi, sono il principale stakeholder, chiamati a controllare l’operato delle imprese in quanto responsabili della corretta erogazione dei servizi; dall’altro, in quanto azionisti di maggioranza del soggetto controllato, assumono “ un ruolo di shareholder, ovvero di possessore di quote societarie e di detentore del valore patrimoniale delle stesse, interessato alla produzione di valore e all’espansione del perimetro del business”. Queste posizioni a cavallo tra il pubblico e il privato permettono a un’èlite politica, in nome della liberalizzazione e della promozione della concorrenza, di consolidare la propria influenza attraverso reti di potere, clientele e alleanze familiari >> (4).


Una data significativa per l’apertura del conflitto politico è quella dell’ 11 maggio 1999 quando l'allora Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, con Decreto Legislativo n.141/1999, trasformò l'Ente autonomo acquedotto pugliese in Acquedotto pugliese Spa ed iniziò a muoversi per vendere la società all’Enel . La trattativa fu difficile e dopo un anno, sopratutto a causa del forte conflitto con la Regione guidata da Raffaele Fitto, il progetto fallì.


Successivamente tentò l’operazione di vendita dell’Aqp all’Acea ( asse Casini-Caltagirone ) tramite l’accordo elettorale delle elezioni regionali del 2010 con la proposta della candidatura di Francesco Boccia (5) alle primarie del centro-sinistra pugliese e l’apertura all’UDC di Casini. Ad oggi l’agitarsi di Massimo D’Alema è stato perdente (6).


 


3.Una data importante per la svolta del conflitto politico è quella del 29 novembre 2006 quando l’allora Presidente dell’Aqp, Riccardo Petrella (uno dei maggiori esperti della risorsa acqua, presidente per il Contratto Mondiale dell’Acqua, docente di economia all’Università Cattolica di Lovanio) diede le proprie dimissioni dall’incarico.


Esporrò il conflitto politico direttamente con le parole dei due protagonisti, Riccardo Petrella e Nichi Vendola, e con dei chiarimenti avanzati da Alberto Lucarelli, ordinario di diritto pubblico alla Federico II di Napoli, perché dalle loro argomentazioni emerge con chiarezza il ruolo delle istituzioni come parte integrante del conflitto.


Il raggiungimento dell’equilibrio dinamico del blocco di potere egemone ( Vendola-Aqp) viene scambiato come ruolo neutrale svolto dai luoghi istituzionali. L’ideologia negativa dell’interesse generale nasconde sotto il velo del controllo pubblico di un bene essenziale per la vita le scelte fatte in nome di ben altri obiettivi come il potere politico, economico e territoriale seguendo l’ordine simbolico e reale della mercificazione vigente.


 


4.Riccardo Petrella è stato nominato Presidente dell’Aqp il 7 luglio 2005. Egli fu fortemente voluto dal Presidente Nichi Vendola:<< Quando ho vinto le elezioni ho scelto, come terreno ideale di una battaglia politica, il "no" secco e radicale alla privatizzazione dell'Acquedotto pugliese. Nonostante una norma imponesse la privatizzazione, abbiamo operato in aperta inosservanza, affinchè prevalesse un cambio di marcia che ci allontanasse dalla mercificazione del bene acqua. Come sentinella di questa esplicita intenzione politica abbiamo chiesto a Petrella – in nome della sua autorevolezza – di essere il presidente dell'Aqp >> (7).


 


Perché, allora, si dimette Riccardo Petrella da presidente dell’AQP?


 


5.Le motivazioni di Riccardo Petrella.


<< Nel contesto italiano, la ripubblicizzazione dell'acqua significava, e significa ancora oggi, una serie di scelte precise sul piano politico, sociale, istituzionale, economico, gestionale.

Ripubblicizzare l'acqua significa anzitutto che, conformemente a quanto affermato nel programma dell'Unione, non solo la proprietà delle infrastrutture e delle reti deve essere pubblica ma lo deve essere anche la gestione dei servizi idrici. Se la gestione è stata affidata a un soggetto di natura giuridica privata, quale una società per azioni , come il caso dell'Acquedotto pugliese (Aqp SpA), ripubblicizzare significa dare la gestione dell'acqua a un soggetto (impresa, ente o consorzio) di natura giuridica pubblica. La regione Puglia, proprietaria quasi esclusiva del capitale dell'Aqp SpA (la Basilicata ne possiede il 12,7%) ha sistematicamente rifiutato di discutere dell'abbandono della SpA considerando la questione d'importanza secondaria, vuoi oziosa, e stimando che la forma più efficace di ripubblicizzazione consiste nel far funzionare bene l'acquedotto-colabrodo dando priorità assoluta alla riduzione delle perdite ( corsivo mio). Non ho mai capito perchè la questione dello statuto dell'Aqp debba essere considerata contraddittoria e inibitoria rispetto all'obiettivo, necessario e urgente, del risanamento radicale dell'Acquedotto.

Ripubblicizzare l'acqua significa, in secondo luogo, adottare le misure pratiche che concretizzano , "la gratuità" del diritto all'acqua per tutti, cioè la presa a carico da parte della collettività attraverso la fiscalità generale ( come il caso, giustamente, per il costo dell'esercito) dei 50 litri pro capite al giorno. La legislazione attuale non lo consente. La soluzione provvisoria da me proposta , consistente nel creare in Puglia un Fondo sociale per il diritto all'acqua che avrebbe permesso, di fatto, di accordare "gratuitamente" i 50 litri, è stata rigettata senza dibattito.

Ripubblicizzare significa, in terzo luogo, una politica dell'acqua centrata su un governo pubblico degli usi e sul risparmio e non solo sulla politica degli investimenti per l 'aumento di un'offerta economicamente "razionale" e l'ammodernamento e espansione delle grandi infrastrutture. Infondere questa nuova centralità nell'attuazione del piano triennale d'investimenti 2003-5 poi 2004-6, non è stato possibile per l'indisponibilità "culturale" dell'istituzione regionale. Il piano "Goccia d'oro" da me proposto (ordinato su tre assi: riduzione delle perdite, priorità al risparmio, partecipazione ) per quanto accolto con favore dall'AATO e dalla Autorità di Bacino, non ha superato l'esame discreto dell'ufficio presidenziale regionale ( corsivo mio).

In quarto luogo, ripubblicizzare implica una scelta innovatrice forte: lo scollamento progressivo del finanziamento del servizio idrico dalla dipendenza dai mercati di capitale nazionale e internazionale privati. Nel 2004 l'Aqp SpA si è indebitato sui mercati finanziari internazionali con un prestito obbligazionario di 250 milioni di euro. Per diversi motivi, si sarebbe potuto rinegoziare il prestito e tentare con cautela, in via sperimentale, la fattibilità di nuovi meccanismi pubblici di finanziamento regionale e nazionale dei servizi pubblici "locali", in alternativa alla tendenza oggi prevalente in favore di un capitalismo municipale e interregionale finanziario multiutilities. Niente da fare ( corsivo mio) (8).

La gestione interna dell'Acquedotto resta orientata da una cultura autoritaria e da pratiche tecnocratiche che non hanno trovato nella regione una vera opposizione, almeno per quanto abbia potuto constatare personalmente, anche nel caso del recente licenziamento brutale e ingiustificato, dopo più di 12 anni di servizio irreprensibile, per quanto io ne sappia, di un alto e stimato dirigente dell'acquedotto ( corsivo mio).


A mio parere le ragioni di fondo che hanno permesso che i "fatti" riportati accadessero sono da imputare


a) alla "tirannia dei rapporti di potere" tra i partiti della maggioranza regionale. Le componenti principali di questa maggioranza non hanno mai cessato di affermare la loro preferenza in favore di una concezione privatista efficientista, aperta al capitale finanziario privato e alla concorrenza sui mercati nazionali; europei e internazionali secondo il modello Hera ed Acea;


b) alle "logiche di opportunismo pragmatico" che prevalgono allorchè anche le forze progressiste conquistano il potere.

Queste forze hanno accettato di considerare l'acqua, malgrado tutto, come un bene economico nel senso e nel quadro imperante dell'economia capitalista di mercato. Pertanto hanno accettato di trattarla come proprietà "regionale" e, quindi, oggetto di negoziati di scambio mercantile bilaterale. Fra le tante cose che meritano da parte delle forze al governo un esame attento e rigoroso è il fatto che i dirigenti delle regioni del meridione hanno aderito all'idea di negoziare sulla quantità d'acqua che ogni regione può, è disposta a trasferire alle altre regioni, mediante, il pagamento di un prezzo dell'acqua grezza.

Se questa "gestione mercantile" dell'acqua non è abbandonata, ho paura che la guerra dell'acqua scoppierà in Italia;


c) alle grandi difficoltà obiettive incontrate in ragione dello spappolamento operativo in cui si è trovato l'Aqp SpA negli ultimi anni. E' certo che non è in un paio di anni che si riesce a cambiare quel che è stato e dimora l'Acquedotto pugliese nella vita e nell'economia della Puglia;


d) al peso d'un certo personalismo presidenziale, per molti versi comprensibile, ma che richiede alcune correzioni;


e) e, last but not least, ai miei propri limiti, agli inevitabili errori di giudizio commessi. Non ho dato, per esempio, l'importanza necessaria alla creazione di un'equipe "presidenziale" capace di meglio conoscere il funzionamento interno all'Acquedotto e assicurare i necessari legami quotidiani con l'istituzione regionale in tutte le sue componenti determinanti ( corsivo mio). Ho peccato, in un certo senso, di ingenuità e di eccessiva fiducia negli altri >> (9).


 


6.La reazione del Presidente della regione Puglia Nichi Vendola.


<< Finchè sarò presidente della regione Puglia la privatizzazione dell'Acquedotto pugliese non si farà… Ha concentrato il suo impegno su due obiettivi completamente sbagliati: il superamento della Spa e l'abbattimento delle tariffe ( corsivo mio). Sono il frutto di un radicalismo astratto, privo di coordinate politiche, di valutazioni sommarie e semplificate su un ente che, al contrario, è straordinariamente complesso… Gli sfugge qualche semplice elemento di realtà. La condizione idrica, in Puglia, è drammatica. Il dissesto idrogeologico tocca il 15% del territorio, attraversiamo un principio d'esaurimento delle falde storiche, la vetustà della rete causa il 50% di acqua persa, abbiamo 150 mila pozzi che impoveriscono la falda e sono esposti all'inquinamento. Una crisi idrica macroscopica: ma lei sa che dobbiamo persino sostituire 280 mila contatori, ormai malandati?… E invece la fissazione di Petrella per la Spa. Ma siamo in presenza di una società che per l'88% è della Puglia e per il 12% della Basilicata. Questa disputa, nata senza un contesto di riqualificazione dei servizi, offre solo la sponda al partito dei privatizzatori. Che è un partito trasversale: appartiene anche alla mia maggioranza (corsivo mio)…


L’intervistatore: – ma Petrella avrebbe voluto sganciare l'Aqp dalla dipendenza dai mercati e dal capitale privato …


Ancora il Presidente Vendola: – Siccome la Spa è un ente di diritto privato, allora è al servizio del capitale finanziario internazionale? Scusi se sorrido. Mi sembra che Petrella sia troppo innamorato delle sue opinioni.


L’intervistatore:- Ma lei lo ha scelto per le sue idee…


Il presidente Vendola: – Certo. Però le sue idee non possono procedere per violenti schematismi ideologici. Il radicalismo senza coordinate politiche è l'anticamera della sconfitta. Ha abbandonato l'Aqp proprio quando l'ente inizia a fare assunzioni, finalmente, con un criterio di selezione blindato, a prova di qualunque pulsione clientelare…. Anche nella mia coalizione c'èchi punta alla privatizzazione, magari strizzando l'occhio all'Acea,( corsivo mio) e allora andando via Petrella a chi fa un favore? Ha commesso un grande errore politico: era in una posizione privilegiata, era il presidente della piùgrande azienda idrica d'Europa. E mi lasci aggiungere un piccolo particolare: sono due anni che l'Aqp non spende un euro in regali di natale. Con quei soldi l'anno scorso abbiamo pagato percorsi d'istruzione scolastica in Africa. Quest'anno costruiamo 5 pozzi d'acqua in Kenya. Sono pochi, ma facciamo il possibile >> (10).


 


7.I chiarimenti avanzati da Alberto Lucarelli ( ordinario di diritto pubblico alla Federico II di Napoli).


<< Le recenti vicende dell'acquedotto pugliese, conclusesi con le dimissioni del presidente Riccardo Petrella, hanno origine proprio dalla dicotomia forma-sostanza e dall'erronea convinzione di chi sostiene che tale dicotomia sia alla base di una sterile disputa tra tecnici del diritto, priva di effettive conseguenze sul piano giuridico economico.


Secondo tale orientamento la società a capitale interamente pubblico e l'ente pubblico rappresenterebbero due forme giuridiche del tutto interscambiabili e utilizzabili entrambe a discrezione della pubblica amministrazione. Coloro che sostengono tale tesi ritengono poi che si possa legittimamente sostenere che la gestione dell'acqua resterebbe pubblica tanto nel caso di utilizzo dell'ente pubblico quanto nel caso di utilizzo della Spa a capitale interamente pubblico.


Non mi sento di condividere tale impostazione, credo che la società interamente pubblica configuri un monstrum difficilmente gestibile e orientabile nel tempo al perseguimento degli interessi pubblici. Proverò a spiegarne i motivi.

In Italia, la legislazione vigente è stata condizionata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia che, trovandosi a decidere su casi concreti, ha legittimato l'affidamento del servizio senza gara solamente nel caso del cosiddetto in house providing, ovvero di affidamento diretto ad una Spa a capitale interamente pubblico. L'esclusione della gara ritenuta legittima dalla Corte non influisce in nessun modo sulla natura giuridica delle società a capitale interamente pubblico: si tratta, in ogni caso, di società di capitali sottoposte alle regole del diritto commerciale, per quanto attiene agli scopi, agli organi di governo, ai controlli; di strutture che, proprio per la loro natura privatistica, orientano l'efficienza verso la produzione di profitti piuttosto che verso la coesione economico-sociale.


Uno dei presupposti richiesti dalla Corte di giustizia per poter ricorrere a questa forma di gestione è che tra l'ente locale e la Spa pubblica ci sia un rapporto di dipendenza, nel quale la società si ponga quale ente strumentale della pubblica amministrazione. Tuttavia, di fatto, ciò non si realizza mai: è difficile immaginare che tra pubblica amministrazione e società concessionaria non sorga un rapporto di netta e sostanziale alterità, nel quale il controllo si riduce a profili di carattere esclusivamente formale. Con il tempo tende a consolidarsi un rapporto fondato sull'autonomia, la società può ampliare progressivamente il proprio oggetto sociale estendendolo a altri servizi. Si pensi poi alla possibile apertura della società ai mercati finanziari, all'espansione territoriale delle attività in Italia e anche all'estero, ai poteri conferiti al consiglio di amministrazione senza alcuna verifica sulla gestione da parte della pubblica amministrazione. Le strade si separano e la società tende, per sua natura, a esercitare poteri che evidenziano la sua autonomia nei confronti degli azionisti.


Il controllo esercitabile dall'amministrazione si limiterebbe ai provvedimenti consentiti dal diritto societario alla maggioranza dei soci. Una siffatta articolazione organizzativa e strutturale della società in house providing, oltre a eludere la regola generale dell'affidamento a un soggetto terzo mediante gara pubblica, finisce anche per non attribuire all'ente proprietario il necessario potere di ingerenza e di effettivo condizionamento delle attività di organizzazione e erogazione del servizio.

Il modello societario, secondo le previsioni dell'ordinamento giuridico, non si presta a essere utilizzato ai fini della realizzazione di una società in house; la presenza di vincoli di incedibilità delle quote di proprietà pubblica e l'aggiunta di patti parasociali non costituiscono una sufficiente garanzia di controllo. La recente riforma del diritto societario ha rafforzato ulteriormente la relativa vocazione imprenditoriale e lucrativa.

L'esistenza di alcune leggi speciali che prevedono la costituzione di società senza scopo di lucro non fa altro che confermare al contrario i principi codicistici.

Inoltre, la Spa interamente pubblica contiene in sè una forte contraddizione, infatti, l'affidamento in house, come è noto, si giustifica soltanto se l'ente pubblico, attraverso la Spa, possa perseguire i propri obiettivi pubblicistici; tuttavia ciò non èverificabile nel nostro ordinamento, nel quale l'istituto societario non ammette scopo diverso da quello speculativo. Il codice civile attribuisce inderogabilmente la gestione dell'impresa agli amministratori, i quali compiono le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale.

In conclusione la forma della Spa configura un modello molto distante da quello della gestione pubblica; con il modello societario chi gestisce l'acqua ne diviene il vero proprietario, riproponendo la vecchia disputa tra proprietà formale e proprietà sostanziale.


Il legislatore italiano, dunque, per evitare la frammentazione dell'istituto proprietario, con un'immediata ricaduta sulla tutela dei diritti fondamentali, ripensi al piùpresto alla reintroduzione dell'azienda speciale, esca dall'ipocrisia proprietà-gestione e dal tunnel di mostruosità giuridiche.

Occorre un ente in grado di governare l'acqua e non semplicemente di gestirla, consapevole di governare un servizio non orientato al mercato; un ente che pensi anche alle "perdite delle condutture", ma non solo, la cui azione si ispiri, tra l'altro, ai principi di efficienza, efficacia e economicità, finanziato attraverso meccanismi di fiscalità generale, oltre che attraverso i normali meccanismi tariffari. Si compirebbe un grave errore di prospettiva se si volesse sopperire al fallimento delle riforme della pubblica amministrazione, tentate negli anni novanta, con un uso improprio della società di capitali, nell'illusione che ciò possa realizzare qualità, sviluppo e efficienza >> (11).


 


8. E’ da capire perchè il Presidente Nichi Vendola non ha messo subito in moto il programma di Riccardo Petrella riguardante soprattutto due questioni importanti:


a) la ripubblicizzazione dell’Aqp, riproposta soltanto nel 2010 con il disegno di legge sulla istituzione dell’azienda pubblica regionale denominata “Acquedotto pugliese- AQP”. Il citato disegno di legge contiene aperture ai privati ed ad altre attività economiche ( per esempio il ricco settore dei rifiuti?): << L’AQP può gestire attività diverse dal servizio idrico integrato, nel rispetto della normativa comunitaria, nazionale e regionale, attraverso la costituzione di società anche miste, purchè gli utili eventualmente conseguiti siano utilizzati esclusivamente per investimenti diretti al miglioramento del servizio idrico integrato >> [ art. 5, comma 4.( 12)].;


b) la rinegoziazione del bond con la Merryl Linch & Co.,Inc., ora Bank of America Merrill Lynch, avvenuta solo nel 2009 ( possiamo solo immaginare il livello della mediazione concordata).


Per coerenza di un percorso e di un progetto serio di ripubblicizzazione dell’Aqp il Presidente Nichi Vendola avrebbe dovuto abbandonare la Federutility che non persegue istituzionalmente finalità di gestione pubblica di beni e servizi << …la Federutility, di cui l’Aqp è uno dei soci più importanti, è notoriamente un’organizzazione che negli ultimi quindici anni ha promosso e sostenuto i processi di liberalizzazione, di deregolamentazione e di privatizzazione dell’acqua e, in particolare, la diffusione e l’espansione delle società multi utilities [ acqua, energia, telecomunicazioni, trasporti, rifiuti…]…>> (13).


 


Il Presidente Nichi Vendola è proprio un uomo nuovo!.


 


9. Ricordo, en passant, che la questione dell’acqua implica non solo “produzione” e gestione della risorsa idrica per bacini idrografici, ma anche relazioni con il territorio ( pianificazione e tutela), con i settori economici ( agricolo e industriale), con il ciclo ecologico delicato dell’acqua ( inquinamento e dissesto territoriale).


Vedere la pianificazione pubblica ( produzione-gestione-controllo ) come garante della risorsa acqua per la popolazione è fuorviante (14), tant’è che oggi l’acqua non è garantita a tutti: l’Aqp dopo due fatture non pagate chiude i rubinetti alla faccia dell’acqua come bene pubblico fondamentale per la vita, perchè la sfera pubblica e la sfera privata sono due sfere strettamente intrecciate nel conseguire obiettivi di dominio politico e spaziale attraverso i profitti della “produzione” e gestione dell’acqua. Le istituzioni, con le loro diverse articolazioni, sono luoghi preposti alla creazione dell’equilibrio sempre più dinamico dei blocchi di potere di volta in volta egemoni nelle diverse sfere di appartenenza ( politica, economica, sociale,eccetera). La regione Puglia è il luogo privilegiato dove c’è stato e c’è lo svolgimento del conflitto tra blocchi di potere fluidi che coinvolgono i dirigenti della regione, i dirigenti dell’Aqp, le diverse cordate politico-istituzionale- economico di riferimento ( Massimo D’Alema e Nichi Vendola ) con i tentativi di “laboratorio politico” di alleanze allargate al centro moderato ( un po’ ciò che è avvenuto con Giuliano Pisapia con l’apertura al centro moderato nella Giunta Comunale di Milano).


I blocchi di potere si compongono e scompongono con molta flessibilità soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza del 31 dicembre 2011 ( e probabilmente anche in funzione delle prossime elezioni politiche ) quando le attuali gestioni in house dovranno cessare così come previsto dal decreto Ronchi ( anche se alcuni sostengono che il Decreto Legislativo n.141/1999, art. 2, comma 1, non fa rientrare l’Aqp, fino al 31.12.2018, nel suddetto decreto Ronchi). La regione Puglia ( insieme ad altre regioni) ha impugnato di fronte alla Corte Costituzionale l’art.15 del decreto Ronchi considerandolo << una riduzione dei diritti fondamentali dei cittadini >> e << una prevaricazione rispetto al riconoscimento dei poteri assegnati alle Regioni in forza del Titolo V della Costituzione >> ed ha approvato con delibera di Giunta Regionale del 11/5/2010 il disegno di legge sulla istituzione dell’azienda pubblica regionale denominata “Acquedotto pugliese -AQP. Ma come ci ricorda Red << La sentenza n.325/2010 della Corte Costituzionale ha infatti respinto tutti i ricorsi intentati dalle regioni … e ha stabilito che: 1) La gestione del servizio idrico integrato è materia riferibile all’ambito della tutela della concorrenza e dell’ambiente e non della salute; 2) Lo Stato ha tutto il diritto di normare le modalità di gestione del servizio e così facendo non viola le competenze regionali ( non è materia concorrente); 3) il servizio idrico non costituisce una funzione fondamentale degli enti locali. >> (15).


Solo considerando che l’acqua è, come tutte le merci, il prodotto di determinati legami sociali ( di produzione e riproduzione) di una società a modo di produzione capitalistico storicamente dato ( nazionale e mondiale), si evitano interpretazioni confusionarie e fuorvianti che fanno riferimento sia ai principi fondamentali ( lavoro, salute, paesaggio, eccetera) della Costituzione Italiana sempre richiamata dal nostro Presidente della Repubblica che puntualmente la disattende (dalla tutela e salvaguardia dei beni fondamentali della vita alla guerra contro la Libia); sia alla difesa dei beni comuni inalienabili della società che non tengono conto che di inalienabile nella società attuale non è rimasto niente [ per me resta ancora di grande insegnamento storico “ la cosiddetta accumulazione originaria” di Karl Marx (16) ].


Quando si aliena l’anima ( intesa come ragione ed etica) di una persona che cosa resta ancora da alienare?.


 


Note


 


  1. Per un approccio alla storia dell’Aqp si rimanda a Leandra D’Antone, Un problema nazionale: il Tavoliere in Storia d’Italia, Le regioni dall’Unità a oggi, La Puglia, a cura di Luigi Masella e Biagio Salvemini, Einaudi, Torino, pp.445-478.


  2. cfr il sito web dell’Aquedotto pugliese, www.aqp.it.


  3. cfr il sito web della Gazzetta economica, www.gazzettaeconomica.it


  4. Emanuele Fantini, La privatizzazione dell’acqua in Italia. Ambiguità, resistenze e questioni aperte, 2010, in www.caritas.it/documents/9/5117.pdf .


  5. L’idea che Francesco Boccia ha dell’Aqp è la seguente << L'Acquedotto compra e vende acqua: ovvio che sia un bene pubblico, ma bisogna uscire dalla demagogia. Se l'acqua e' pubblica, la Regione di Vendola dovrebbe darla gratis a tutti e, invece, in Puglia si pagano le tariffe piu' alte (corsivo mio). Per questo sono per la statalizzazione delle imprese che detengono il patrimonio delle principali utilities, ma sulla gestione no: pretendo che le famiglie del San Paolo di Bari non paghino nulla e i benestanti come me e Vendola paghino di piu'. E, per farlo, occorre aprire le porte della gestione alla competizione tra privati, pur tutelando la maggioranza in mano pubblica ( corsivo mio) >> in Bepi Martellotta, La corsa di Boccia “ Ecco il programma che cambia la Puglia” in “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 18/1/2010, p.2.


  6. I Capitomboli dei candidati sull’Acquedotto pugliese in www.inviatospeciale.com.


  7. Antonio Massari, Intervista a Niki Vendola: “ Caro Petrella in Puglia hai sbagliato tutto “ in “Il Manifesto” 10/12/2006.


  8. L’indebitamento sui mercati finanziari internazionali è una questione importante da approfondire per quanto concerne i rapporti tra regione Puglia ( gestione Raffaele Fitto e gestione Nichi Vendola) e la Merryl Linch & Co.,Inc., ora Bank of America Merrill Lynch. Per restare solo alle questioni dell’Aqp << L’accordo prevedeva che le rate versate nel sinking fund ( fondo di ammortamento, precisazione mia) da Aqp potessero essere investite a discrezione di Merryl Lynch in un paniere di titoli obbligazionari- le cosiddette eligible entities concordati tra le parti, che includevano titoli di Stato, di enti locali, di istituzioni finanziarie internazionali e corporate, cioè di aziende private. Il Sole 24 Ore ha ottenuto copia dell’elenco di titoli ammessi nel paniere. Tra questi spiccano appunto General Motors, Ford e Chrysler…L’aspetto più delicato di questa complessa costruzione finanziaria stava nel fatto che i rendimenti dei titoli obbligazionari nel sinking fund spettavano a Merryl Lynch, mentre il rischio di credito ricadeva sull’Aqp. In altre parole Merryl Lynch avrebbe avuto tutto il vantaggio nell’investire in titoli ad alto ritorno – e quindi anche ad alto rischio – perché nel caso di default sarebbe stato Aqp a dover reintegrare la differenza tra il valore nominale del titolo e il suo valore effettivo sul mercato >> in Claudio Gatti, Puglia-Detroit, connection da brividi. Una perdita di decine di milioni per l’Acquedotto Pugliese se fallissero i tre big dell’auto USA in “ Il Sole 24 Ore” del 27/11/2008, p.15.


  9. Riccardo Pretella, Perché mi dimetto dall’Acquedotto pugliese sia in “Il Manifesto” del 9/12/2006 sia in “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 9/12/2006.


  10. Antonio Massari, Intervista a Niki Vendola: “ Caro Petrella in Puglia hai sbagliato tutto “ in “Il Manifesto” 10/12/2006.


  11. Alberto Lucarelli, La difficile arte del governo dell’acqua in “Il Manifesto” del 16/12/2011.


  12. La Regione Puglia, Segreteria Giunta Regionale, disegno di legge regionale n.07/2010 del 04/02/2010 << Governo e gestione del servizio idrico integrato. Costituzione dell’azienda pubblica regionale “Acquedotto Pugliese –AQT” >> in www.regione.puglia.it .


  13. Riccardo Petrella, Il caso dell’acqua in “Carta” del 3/11/2006, pp.10-14.


  14. Per una analisi sull’Aqp tutta interna alla distinzione pubblico/ privato si rimanda a Margherita Ciervo, Geopolitica dedll’acqua, Carocci, Roma, 2010,pp.173-175.


  15. Red, Referendum sull’acqua – Qualche precisazione in www.conflittiestrategie.splinder.com del 17/5/2011.


  16. K. Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica, Einaudi, Torino, 1975, Libro primo, Cap. XXIV, pp. 879-938.