LE MANI IMPUNITE DEI MANDANTI E BENEFICIARI DI ‘MANI PULITE’

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Sulle ‘previsioni’ lagrassiane

Scritto da Andrea Berlendis

Dicasi previsione l’“Anticipazione sensata e probabile di ciò che potrà accadere in futuroi , in particolare nella pratica scientifica secondo Boudon “In quanto determinazione degli stati futuri di un sistema fisico o sociale, la previsione rappresenta una questione epistemologica di grande rilevanza, dal momento che la capacità di produrre previsioni accurate e affidabili è considerata spesso come il criterio ultimo per cui la scienza può venire distinta da altri tipi di attività intellettuale.”ii

Gianfranco La Grassa ha avuto il merito di (pre)vedere l’origine, di questo nefasto ventennio della storia italiana apertosi con l’operazione politico-giudiziaria di ‘Mani pulite’, ipotizzandone la genesi e cogliendone la forma (colpo di Stato giudiziario), gli obiettivi e gli effetti. Questo scritto propone alcuni suoi interventi (dal1995 al 2000) rimarcandone la collocazione cronologica e corroborandoli con riscontri da parte di figure con ruoli politici rilevanti e dotati di risorse informative sicuramente ben più elevate e puntuali di quante potesse averne il pensatore (siculo)veneto.

1_Sulla genesi di ‘Mani pulite’

Nel 1995 scriveva nel suo contributo all’opuscolo ‘Il teatro dell’assurdo. Cronaca e storia dei recenti avvenimenti italiani.’: “Per semplificarmi i compiti, farò spesso appello ad una Mente (progettante), costituita fondamentalmente dal Gotha del grande capitale italiano, quello che si annoda intorno alla Mediobanca (e a Cuccia); mi riferisco ad Agnelli, De Benedetti e C., con la loro stampa di riferimento (Scalfari e “Repubblica” in primo luogo), ma poi con pezzi importanti degli apparati dello Stato, la Banca d’Italia, settori decisivi della Magistratura, ecc. ecc. E poi con le forti relazioni nel campo della finanza internazionale, della grande industria europea. Tale forza si sostanzia inoltre dell’ appoggio (che possiamo ben dire comprato, anche se non nel senso letterale del termine) della maggioranza dei ceti intellettuali, del personale universitario, e via dicendo. Si tratta, insomma, del settore più forte che esista oggi in Italia, rispetto al quale altri centri di forza (che siano Berlusconi e la Fininvest o la Lega con settori di piccola borghesia imprenditrice, ecc.) sono dei puri e semplici outsider o, con altro termine più dispregiativo ma significativo, dei parvenus. Se non si capisce questo, non si capisce nulla.”iii

Ipotizzava quindi l’esistenza di un progetto e indicava gli attori. Paolo Cirino Pomicino nel 2000 scriveva “E’ marzo 1991. Carlo De Benedetti viene a trovarmi al ministero del Bilancio. Mi espone un progetto, che sta elaborando con diversi amici, industriali e giornalisti, per affidarlo poi ad alcuni uomini politici.”iv Continua così il suo racconto: “Il progetto di cui mi aveva parlato De Benedetti nel marzo 1991 prevedeva la sconfitta della Dc alle elezioni che erano in programma per l’aprile 1992. Per questo dopo Cernobbio cominciò una martellante campagna stampa a favore dei partiti che costituivano il nuovo asse, Pds e Pri soprattutto, oltre che a favore della Lega, capace di sottrarre molti consensi alla Democrazia Cristiana nelle regioni del Nord. Purtroppo, però, non andò così: alle elezioni del 5 aprile 1992 la vecchia Dc vinse ancora con quasi il 30% dei consensi (nei successivi otto anni nessuno riuscirà a raggiungere tale livello). E fu tuttavia, subito dopo quel risultato, che agli strateghi della destabilizzazione Scalfari e De Benedetti, innanzitutto, venne l’idea di favorire con decisione la scorciatoia giudiziaria. Bisognava, dunque, dare forza ai pubblici ministeri fornendo loro elementi d’indagine fondamentali, enfatizzare le loro iniziative, pretendere che chiunque fosse colpito da avviso di garanzia rassegnasse subito le dimissioni. Dimissioni da tutto, nel caso anche dalla vita. Ai magistrati in cambio si offrivano popolarità e potere. Fu così che la tenaglia si formò.”v Precisa ulteriormente Pomicino: “Nel 1991, però, i poteri forti decidono di abbandonare l’alleanza con la Dc e di stringere un patto con il Pds di Achille Occhetto. In quel momento la sinistra comunista è molto debole e culturalmente allo stremo. La sua debolezza è, però, la sua salvezza. Il mondo che con una forzatura definisco ‘azionista’, guidato operativamente da Carlo De Benedetti ed Eugenio Scalfari, sotto la regale benevolenza della famiglia Agnelli, capisce infatti che è il momento giusto per cambiare cavallovi Quindi “Il progetto prevedeva che la Dc fosse ridotta a stampella centrista di uno schieramento dominato dall’ex partito comunista.”vii Le conseguenze per la sfera politica italiana furono, secondo Pomicino, queste: “Chi si schierava dalla parte del progetto studiato dalla grande borghesia in cambio aveva l’immunità giudiziaria da un reato comune a tutti i partiti, quello del finanziamento illegale della politica.viii

2_Circa gli obiettivi di ‘Mani pulite’

Sempre nel suo intervento del 1995, a proposito degli obiettivi dell’operazione ‘Mani pulite’ scriveva La Grassa: “Alla magistratura è stato dato il semaforo verde; inchieste che erano languite per decenni (su cose che tutti, perfino gli “uomini della strada”, sapevano da un pezzo) sono state rilanciate su nuove basi. Ritengo del tutto probabile che pezzi decisivi di magistratura siano stati in stretto collegamento con i centri di potere dominante di cui sopra (questo non significa necessariamente che magistrati si siano posti direttamente al servizio di singoli capitalisti, ma che si è verificata una convergenza d’azione e d’interessi). L’attacco è stato portato al “cuore dello Stato”, alla DC-PSI, perché questo era l’atteggiamento decisivo al fine di destrutturare il sedicente Stato sociale, che era uno Stato sociale all’italiana, cioè uno Stato assistenziale. Spero che a nessuno venga in testa di accusarmi di simpatie per DC-PSI, o di sostenere che non credo alla colpevolezza reale di certi settori politici incriminati. La colpevolezza è, a mio avviso, evidente, scontata, è sussistita per decenni e per moti vi credo anche più gravi di quelli usati per incriminare tali personaggi; non solo corruzione, concussione, ecc., ma assassini, eccidi di massa, manovre criminali di ogni genere, non solo di stampo mafioso, ma legate alle attività criminose del capitalismo internazionale (USA in testa). Non a caso, della corruzione sappiamo molto, ma delle “stragi di Stato” (da Portella della Ginestra in poi), dell’assassinio di Moro, ecc. che cosa siamo riusciti a sapere ? Questa meravigliosa Magistratura anni ’90 non può proprio farci niente ? Questi uomini (e partiti) non sono stati perseguiti per fini di giustizia, ma solo per motivi politici di trapasso d’epoca, di distruzione del Welfare State all’italiana (e delle cui attività assistenziali si sono avvantaggiati, in primo luogo, i centri dominanti capitalistici di cui sopra e, in una certa misura, con briciole, anche i ceti subordinati). Come in qualsiasi altro paese del mondo capitalistico, anche nel nostro bisognava entrare in un’epoca postkeynesiana, in cui vi deve essere un nuovo trasferimento di reddito dal basso verso l’alto, in cui ridiventa essenziale il risparmio per gli investimenti di capitale (soprattutto quello finanziario) e assai meno la domanda dei consumatori. Nella nuova concorrenza intercapitalistica apertasi con l’emergere, a livello mondiale, di più centri capitalistici di potenza non troppo squilibrata (squilibrata come, fino alla metà degli anni ’70 circa, lo era stata in favore degli USA), il keynesismo non può più essere di moda. La creazione del “buco nero”, rappresentato dai potenziali mercati dei paesi ex socialisti, accentua i caratteri nuovi di quest’epoca di aspra competizione tra capitalismi. Lo Stato italiano pre 1989 andava quindi ormai completamente annientato, bisognava entrare nella famosa seconda Repubblica, ridisegnando secondo tratti del tutto antidemocratici le regole del gioco elettorale, in modo da dare comunque il potere a forze politiche (possibilmente solo due blocchi) che facessero tutte, come negli altri paesi capitalistici, gli interessi delle classi dominantiix

Cossiga in un testo conversazione-intervista del 2010 col suo consueto stile affermava “I centri transnazionali del potere economico, dunque, esistono sul serio. ‹‹Così come›› sorride il presidente, ‹‹sul serio il 2 giugno del ’92, a bordo del Britannia, lo yacht di Elisabetta II quel giorno ormeggiato al largo di Napoli, avvenne l’incontro tra i finanzieri angloamericani e i funzionari del Tesoro italiano guidati da Mario Draghi per mettere a punto i dettagli della colossale operazione di privatizzazione della nostra industria e del nostro sistema creditizio››. C’è chi ritiene che l’obiettivo delle privatizzazioni, presupponendo un radicale rinnovamento del sistema politico, sia stato all’origine di mani Pulite e che Mani Pulite sia stata per così dire incoraggiata dagli americani. Ma prove non ve ne sono.”x

3_Sulla forma politica di ‘Mani pulite’

In un volume edito nel 1998 e mai pubblicato in lingua italiana, Stanton H. Burnett e Luca Mantovani, The Italian Guillotinexi, formulavano la seguente ipotesi a proposito dell’operazione politico-giudiziaria denominata ‘Mani pulite’: “Un gruppo di magistrati altamente politicizzati, in larga maggioranza orientati a sinistra, agendo come pubblici ministeri, hanno usato una legittima inchiesta giudiziaria per perseguire, selettivamente, i loro nemici politici, ignorando o minimizzando misfatti simili dei loro alleati politici. L’investigazione di fondo è stata un’inchiesta su pratiche che erano andate avanti per decenni… I magistrati sono stati abbondantemente appoggiati da un gruppo di quotidiani e settimanali, tutti di proprietà di alcuni pochi grandi industriali che avevano una chiara posta in gioco nel successo del colpo di Stato.”xii

Nello stesso anno 1998 in cui uscì il volume, Burnett precisò l’obiettivo dell’operazione giudiziaria in un’intervista al Giornale, rispose infatti così alla domanda del giornalista: “Il pool non si è limitato ad applicare la legge ma ha speso molte energie per eliminare il pentapartito sapendo che a beneficiare di questa operazione sarebbe stato il PDS. Per questo si chiama golpe. […] Con l’eliminazione del pentapartito tutti davano per scontata la presa del potere del PDS alle elezioni del 1994. Ricordo che a fine 1993 ricevetti al CSIS [Centro Studi Strategici internazionali di Washington; citato nell’articolo;ndr] Giorgio Napolitano e lo presentai come il prossimo ministro degli Esteri.

D. Sbagliò ministero e anticipò di un paio d’anni.

R. Appunto. Il golpe è datato 1996 e Napolitano è agli interni.”xiii

Sempre nel 1998 la tesi Burnett fu poi ulteriormente esposta e sintetizzata dall’autore per la ‘Stampa’: Mani pulite fu “Il primo colpo diStato in stile postmoderno, portato a termine da un piccolo gruppo di magistrati, quasi certamente appoggiati da alcuni leader politici e da potentati economici, con la complicità degli organi di stampa da questi ultimi posseduti.”xiv

In quello stesso 1998, La Grassa su una rivista dal taglio politico-culturale riconobbe la convergenza delle tesi di Burnett e Mantovani con quanto esposto tre anni prima ne ‘Il teatro dell’assurdo’: “Alla fine del ’94, assieme a Preve, scrissi il Teatro dell’assurdo (Punto rosso, Milano 1995), sulla situazione dell’Italia durante la finta rivoluzione detta “Mani pulite”. Non avemmo naturalmente nessuna risonanza sui mass media, come sempre era accaduto in passato, quando formulai – e lo voglio rivendicare con forza – precise previsioni sulla fine ultracapitalistica che avrebbe fatto il PCI (scritto del 1973 nella rivista Che fare) o sulla funzione che avrebbe avuto l’ineffabile Gorbaciov nella liquidazione dell’impero sovietico (articolo dell’87 su Democrazia proletaria), ecc. Sarei lieto che almeno gli amici si rileggessero il testo citato all’inizio, perché potrebbero rendersi conto di quanto fossimo andati vicino, per l’essenziale cioè per ciò che concerne le linee direttrici fondamentali, alla reale situazione che si è andata configurando in questi anni. Adesso, è stato pubblicato in inglese (quando sarà tradotto e pubblicato da noi?) The italian Guillotine, in cui gli autori parlano addirittura di un colpo di Stato attuato a partire dal ’93 attraverso l’azione di certe Procure. Preve ed io non ci siamo spinti così avanti, ma abbiamo sostenuto più semplicemente che si era in presenza di una operazione squisitamente politica, tutt’altro che “pulita”, per il cambiamento di un regime diventato ormai troppo oneroso, e la cui sostituzione si rendeva possibile solo nel momento in cui era ormai crollato il ‘campo socialista’ e l’Italia non aveva più la sua funzione di baluardo contro l’“impero del male”. Indicammo con chiarezza chi, pur nell’ambito di una lotta intestina che sempre coinvolge le diverse frazioni della classe dominante, era fondamentalmente all’origine della manovra di carattere strategico, cioè la ben nota ‘dinastia torinese’ con settori preponderanti della grande imprenditoria e finanza italiane. Prevedemmo anche, assegnandogli una probabilità dell’80%, quale quadro politico fosse più confacente agli interessi di questa frazione della classe dominante, un cui esponente autorevole (il più autorevole) dichiarò apertamente, con l’arrogante sincerità di tutti i (pre)potenti, che, nella situazione particolare dell’Italia, era indispensabile un Governo di sinistra per poter fare egregiamente una politica di destraxv

A proposito del carattere di colpo di Stato di ‘Mani pulite’ segnalo poi quanto ha affermato Cossiga a proposito di un suo esimio collega che occupava la massima carica all’epoca dell’operazione giudiziaria in questione e che oggi ammannisce dottamente sui temi costituzionali : “forse soltanto Oscar Luigi Scalfaro nel periodo di massima confusione causata dal tentativo di colpo di Stato giudiziario da parte del pool di Mani pulite, … si trovò nelle mani il potere di fatto di revocare i ministri e di sciogliere i Governi, nonché di bloccare leggi e far revocare decreti legge già approvati.”xvi

4_Riguardo ai mandanti

La Grassa in un suo saggio nel 2000 ha dipinto questo scenario circa ‘Mani pulite’: “In ogni caso, la competizione in oggetto esigeva la forte riduzione della forza della borghesia di Stato nei paesi del cosiddetto modello renano e il trasferimento del controllo di maggiori risorse nelle mani degli agenti imprenditoriali privati. Si tratta di un processo generale, che investe Europa (e Giappone), anche se con caratteristiche specifiche nei vari paesi. Per certi versi, l’Italia può essere considerata abbastanza esemplare al riguardo. Il nostro paese è stato a lungo un avamposto del capitalismo tradizionale in funzione del contenimento, prima, e dello sgretolamento, poi, del campo avverso. La borghesia di Stato conquistò qui perciò posizioni di grande rilievo e l’imprenditoria privata giunse con essa a patteggiamenti più stringenti che in altri paesi, ottenendo comunque in cambio lauti finanziamenti dallo Stato, con la conseguente acquisizione di una mentalità ristretta, conservatrice, assai poco propensa al rischio d’impresa. Tale caratteristica ha reso, fra l’altro, la nostra classe dominante imprenditoriale assai sensibile (non meno di quella inglese) alle richieste strategiche di quella statunitense, cui non ha coraggio di opporsi, sempre accodandosi invece.

Fu semmai la borghesia di Stato, politicamente rappresentata soprattutto da DC e PSI, nel periodo storico in cui l’Italia era considerata baluardo contro il comunismo, ad approfittare della situazione per tentare qualche minimale espansione verso il mondo arabo (si pensi alla politica petrolifera di Mattei, non a caso poi eliminato da ‘ignoti’) e verso qualche paese ‘socialista’ (dei Balcani e dintorni). Crollato il ‘socialismo’, un duplice movimento si mosse contro il regime politico italiano e la frazione pubblica della classe dominante che se ne serviva in modo precipuo. Da una parte, gli Stati Uniti, tesi a frenare un eccesso di policentrismo che mettesse in discussione l’egemonia del proprio capitalismo (delle proprie imprese oligopolistiche) a livello ormai mondiale (o, come suol dirsi oggi, globale); e assai attenti dunque ad individuare il ventre molle di un’area, quella europea, da dove potevano emergere attività fortemente competitive. Dall’altra, la pavida e un po’ parassitaria classe imprenditoriale privata italiana, che voleva per sé più elevate quote di reddito; scopo conseguibile riducendo appunto la forza acquistata, per la particolare congiuntura storica, da certi gruppi politici grazie alle esigenze di una specifica politica della spesa pubblica.

Questa tenaglia si chiuse con l’operazione denominata (assai impropriamente) mani pulite, in cui fu dato semaforo verde alla magistratura, per tanti anni (decenni) tenuta a freno; per di più favorendo il suo scatenamento a senso unico, per far cadere intanto il pilastro (in particolare DC-PSI) del regime politico di allora. Non tutto l’apparato poteva però essere spazzato via. Innanzitutto, fu salvata la Presidenza della Repubblica, piuttosto scalfita dalla questione dei ‘fondi neri’ del SISDE, sia per non creare una crisi istituzionale di prima grandezza, ma soprattutto perché si trattava di una posizione (il cui titolare dava evidentemente buon affidamento, per tanti motivi, non ultimo quello appena citato) da cui erano possibili manovre sostanziali atte a favorire il preteso, e finora mai avvenuto se non nella fantasia di qualche politologo, passaggio alla Seconda Repubblica italiana.

Si impedì soprattutto che venisse sgretolata l’organizzazione di quel partito – che già da tempo si era inserito ‘in occidente’ e aveva appena fatto aperta abiura del proprio passato – ancora in grado, anche attraverso la mediazione delle potenti centrali sindacali, di controllare le masse del lavoro dipendente, parte della Magistratura, ceti medi intellettualizzati (scuola, Università, giornalismo, ecc.) dotati degli strumenti necessari a influenzare l’opinione pubblica e organizzare il consenso, e via dicendo; partito diretto da ristretti gruppi con ‘buone tradizioni’ di controllo autoritario degli apparati, di disprezzo per ogni valore morale, di flessibile adattamento al servizio di un qualsiasi padrone purché questi garantisca laute prebende e caldi posticini, di stomaco forte per essere sempre pronti alla richiesta di ulteriori abiure del proprio passato e, nel contempo, capaci di ogni nefanda azione senza scrupoli al fine di eliminare i propri avversari, cioè, in definitiva, quelli dei propri committenti, sia esteri (USA) che interni (grande imprenditoria).xvii

Come primo riscontro a sostegno del fatto che gruppi dominanti statunitensi furono i mandanti, possiamo cominciare con unintervista a Carra a proposito di ‘Mani pulite’ su ‘Il corriere della sera’ del 2010, titola significativamente : «Gli Stati Uniti diedero un aiutino»

D. Il contesto era anche internazionale?

R.«È un dato oggettivo il fatto che i rapporti tra l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti e gli Stati Uniti si fossero raffreddati. E che le relazioni, soprattutto dopo la presa di posizione di Sigonella, si fossero fatte difficili tra Washington e una parte consistente di Dc e Psi».

D. Questo autorizza a credere che gli americani abbiano deciso di intervenire in Italia per spazzare i partiti di maggioranza?

R. «Questo è il contesto, se poi abbia influito io non lo posso sapere. Per questo sarebbe opportuno che venissero aperti gli archivi e si facesse luce davvero su Mani pulite». xviii

Il pezzo forte però è la formulazione coniata da Cirino Pomicino in un’intervista del 2010 a proposito di un suo volume:

Che cosa c’è scritto?

Ho parlato dei rapporti e dei collegamenti tra la Cia e alcuni terminali italiani. E una storia che inizia nel 1992, ovviamente.

L’alba di Tangentopoli.

Quell’anno il capo della Cia, Woolsey, tenne una conferenza in California e spiegò che l’amministrazione Clinton aveva autorizzato lo spionaggio industriale per difendere le imprese americane nel mondo. In realtà successe anche altro.

Cioè?

Gli americani raccolsero parecchie informazioni sul sistema di finanziamento dei partiti e su atti veri e propri di corruzione. Non è un caso che nel 1992, a Milano, sbarca l’agenzia privata Kroll, con spioni a contratto.

Quelle informazioni dove finirono?

Woolsey fece presente al governo del suo paese che qualora ce ne fosse stata la necessità avrebbero potuto far scoppiare degli scandali.

Solo in Italia?

No, in tutta Europa. La Thatcher aveva perso la battaglia sulla moneta unica e gli americani iniziarono una politica aggressiva per difendere il dollaro. Penso ai guai di Chirac in Francia, a quelli di Kohl in Germania.

E le accuse a Craxi e Andreotti da noi.

Esatto. La manina americana poggia il suo intervento su due pilastri: la corruzione e la mafiosità della prima repubblica. Ossia Craxi corrotto e Andreotti mafioso. L’intelligence degli Stati Uniti ce l’aveva con loro dopo i fatti di Sigonella.

Quindi ci fu un complotto?

Attenzione, ho parlato di manina. Da analista non posso che notare una convergenza di obiettivi. Eppoi i servizi americani vivono in modo autonomo: le amministrazioni politiche passano, loro restano.”xix

Va sottolineato come l’esponente per antonomasia dell’acronimo lagrassiano ‘Grande Finanza e Industria Decotta’, fosse al corrente dell’operazione: “In ogni caso, se davvero si prende per buona l’ipotesi che la ‘regia’, la forza propulsiva su Tangentopoli abbia avuto davvero ‘origine’ negli Stati Uniti, non è da escludere che Gianni Agnelli potesse esserne stato informato in anticipo, soprattutto da una fonte che nel corso degli anni gli aveva dimostrato una grande amicizia personale e di affari, ampiamente ricambiata: l’ex segretario di Stato Henry Kissinger e il network di relazioni che il suo ruolo,la sua personalità, la sua appartenenza religiosa gli consentivano di avere.”xx

Buon ultimo a sostegno della tesi dei mandanti da individuare nei dominanti Usa, il solito Cossiga che in un’intervista del 2008 così rispondeva alla domanda: “Qual è secondo lei la vera genesi di Tangentopoli? Fu un complotto per far cadere il vecchio sistema? Ordito da chi? Di Pietro fu demiurgo o pedina? In quali mani?

«Credo che gli Stati Uniti e la Cia non ne siano stati estranei; così come certo non sono stati estranei alle ‘disgrazie’ di Andreotti e di Craxi. Di Pietro? Quello del prestito di cento milioni restituito all’odore dell’inchiesta ministeriale in una scatola di scarpe? Un burattino esibizionista, naturalmente ».

La Cia? E in che modo?

«Attraverso informazioni soffiate alle procure. E attraverso la mafia. Andreotti e Craxi sono stati i più filopalestinesi tra i leader europei. I miliardi di All Iberian furono dirottati da Craxi all’Olp. E questo a Fort Langley non lo dimenticano. In più, gli anni dal ’92 in avanti sono sotto amministrazioni democratiche: le più interventiste e implacabili».”xxi

A mo’ di conclusione…

Gli articoli in uscita su ‘Il Giornale’ in questi giorni sono, come le diverse affermazioni sopra riportate, l’ennesima conferma delle analisi e delle previsioni lagrassiane, della sua ipotesi della centralità del conflitto strategico tra dominanti, che permette di apprezzare la politica quale insieme di strategie in conflitto per la supremazia. Se questa non è capacità previsionale, come nelle definizioni citate all’inizio, allora non si sa veramente più in che cosa essa consista… Si faccia quindi avanti qualcuno dei (tanti) che, non ne indovina una, ma non sbaglia mai, ed è sempre pronto a sentenziare ed elargirci l’ennesima previsione fallace o mendace (a scelta)!

NOTE

i Cipolla ‘Epistemologia della tolleranza’ Franco Angeli pag . 2213

ii Voce ‘Previsione’ in ‘Dizionario delle scienze sociali’ ( a cura di Bottomore, Nisbet, Touraine) Il saggiatore pag. 558-559

iii La Grassa ‘Bilanci e previsioni. Scarna cronaca di vicende miserabili’ in La Grassa, Preve ‘Il teatro dell’assurdo’ Puntorosso pag. 6

iv Pomicino ‘Strettamente riservato. Le memorie di un superministro della prima Repubblica.’ Mondadori editore pag. 5

v Pomicino ‘Strettamente riservato. Le memorie di un superministro della prima Repubblica.’ Mondadori editore pag. 256

vi Pomicino ‘Strettamente riservato. Le memorie di un superministro della prima Repubblica.’ Mondadori editore pag. 251

vii Pomicino ‘Strettamente riservato. Le memorie di un superministro della prima Repubblica.’ Mondadori editore pag. 256

viii Pomicino ‘Strettamente riservato. Le memorie di un superministro della prima Repubblica.’ Mondadori editore pag. 257

ix La Grassa ‘Bilanci e previsioni. Scarna cronaca di vicende miserabili’ in La Grassa, Preve ‘Il teatro dell’assurdo’ Puntorosso pag. 6-7

x Francesco Cossiga con Andrea Cangini ‘Fotti il potere’ Aliberti editore Pag. 53

xi Burnett, Mantovani ‘The Italian Guillotine: Operation Clean Hands and the Overthrow of Italy’s First Republic’ Lanham, Rowman & Littlefield

xii The Italian Guillotine: Operation Clean Hands and the Overthrow of Italy’s First Republic, Lanham, Rowman & Littlefield pag. 9

xiii ‘L’esperto americano: Mani pulite? Un golpe.’ Zurlo intervista Burnett ‘Il giornale’ 05 maggio 1998

xiv Papuzzi ‘ Sfida fra magistrati e politici o golpe postmoderno?’ ‘La Stampa’ 9 giugno 1998

http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=2183292

xv Un discorso “di fase” (l’ingloriosa fine di una teoria e di una politica già anticapitalistiche) di Gianfranco La Grassa Parte seconda: Appunti sulla situazione italiana in Koinè n° 3/4 1998 pag. 39

xvi Francesco Cossiga -‘Intervento del Presidente Emerito Francesco Cossiga, in occasione della presentazione del saggio di Marzio Breda ‘La guerra del Quirinale’ – Roma il 28 febbraio 2006) http://www.garzantilibri.it/default.php?NEWSID=453&page=news

xvii La Grassa ‘La “seconda Repubblica”: fantasie all’italiana La transizione “ininterrotta’ In ‘Passo doppio: le classi dirigenti italiane nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica.’ UNICOPLI 2000 pag 93-94

xviii Trocino ‘Gli Stati Uniti diedero un aiutino’ www.corriere.it 03 febbraio 2010

xix D’Esposito Intervista a Paolo Cirino Pomicino – Pomicino “La manina della Cia ci fu in mani Pulite” – “L’Italia è un Paese di marionette. Pomicino e la manina americana”Riformista di martedì 19 gennaio 2010, pagina 5

xx Moncalvo ‘Agnelli segreti. Peccati, passioni e verità nascoste dell’ultima ‘famiglia reale’ italiana.’ Vallecchi editore pag. 239

xxiCossiga compie 80 anni: Moro? Sapevo di averlo condannato a morte’ Intervista ad Aldo Cazzullo 08 luglio 2008

xxii http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/08/Cossiga_compie_anni_Moro_Sapevo_co_9_080708006.shtml