L'IMMOTIVATA PAURA NUCLEARE di G.P.

La paura nucleare è uno degli incubi più temuti ed irrazionali che abitano l’immaginario collettivo della nostra società, proprio come le streghe e i demoni rappresentavano il sogno angoscioso e ricorrente di quella medioevale.

Eppure, nel medioevo non erano i mostri infernali ad uccidere ma la penose condizioni di vita che generavano epidemie e pestilenze di ogni genere, oltre che le innumerevoli guerre. Anche oggi si muore di tutto fuorché di quello che ci terrorizza. E’ bastato un solo incidente negli anni ’80 per rivestire di infamia l’atomo e condannare l’uso della tecnologia nucleare che, al momento, resta invece la fonte energetica più pulita e più sicura, ovviamente prendendo le dovute misure di sicurezza ed affrontando con perizia i conseguenti rischi. Non sono un esperto e quindi non farò un ragionamento di tipo scientifico, tuttavia credo di essere in grado, da una certa sintomatologia sociale, di cogliere la differenza tra un pericolo concreto e un’isteria immotivata, provocata da ignoranza o dalla voglia di liquidare con troppa fretta un argomento preda di appetiti ed interessi contrastanti che nulla hanno a che vedere con il bene dell’umanità e del pianeta. Prendiamo, ad esempio, proprio l’incedente più emblematico che viene portato in evidenza ogni qual volta si parla di nucleare. Secondo il chimico Franco Battaglia la presunta catastrofe di Chernobyl ha causato meno di 50 morti, tutti tra gli operatori della centrale, mentre tra la popolazione il numero di decessi è stato pari a zero. Anche le conseguenze sanitarie non sono state allarmanti, ovvero non vi sono stati nemmeno effetti rilevanti checché ne riferiscano i media. Al contrario, le altre fonti energetiche hanno determinato più incidenti e tragedie di quanto si sa o viene diffuso dai mezzi d’informazione. La filiera del petrolio, sostiene Battaglia, ha causato “nel periodo 1970-1992 quasi 300 incidenti con oltre 10.000 morti…quasi 200 incidenti e oltre 7000 morti sono stati causati dall'uso del carbone e del gas naturale”. E non si tratta nemmeno di un’elencazione esaustiva. Perché allora scagliarsi soprattutto contro il nucleare? Paradossalmente, quest’ultima fonte di energia è presente in natura, pertanto dovrebbe essere considerata una fonte rinnovabile. Ma anche soltanto il tentativo di affermare pubblicamente quel che è scientificamente inequivocabile scatenerebbe la reazione furibonda degli ambientalisti e dei pasdaran delle fonti alternative che hanno le pale eoliche nel cervello, l’acqua nelle sinapsi e l’insolazione permanente sulla testa. Eppure, quando costoro affermano che tutto il fabbisogno energetico di un Paese può essere soddisfatto da quest’ultimi fattori dicono una bugia di portata solare che spero sia spazzata presto dall’acqua e dal vento di cui si sono innamorati. Infatti, “noi usiamo l’energia con una modalità molto particolare: essa deve essere disponibile nel momento stesso in cui serve, dove serve e con la potenza che serve, né di più né di meno” (F. Battaglia) Questo significa che sole e vento non possono assecondare i nostri bisogni perché il primo "batte" quando gli aggrada e quando gli va di “riscaldare l’ambiente” ed al secondo "girano le pale" solo quando gli fa piacere. Ma non ditelo agli "ecoenergetisti" di tutto il mondo, si sentirebbero traditi dalla volubilità dell'amante focoso e dalla licenziosità di quello burrascoso.  A parte gli scherzi, occorre mantenere la calma ed essere razionali di fronte a temi così delicati e vitali per la nostra prosperità futura; non è utile farsi prendere dal panico che ci toglie la lucidità necessaria ad agire adeguatamente e ad evitare di fare gli stessi errori degli altri, se costoro ne hanno mai commessi. In Giappone sta succedendo di tutto ma il nucleare non c'entra e spero la situazione sia riportata sotto controllo anche su tale versante. Sarebbe una mossa intelligente quella di non speculare su un triste avvenimento per alimentare, nel nostro contesto, ripensamenti incomprensibili, volti a frenare un progresso indispensabile per il benessere generale. Chi diffonde timori senza senso, speculando sulle tragedie altrui, mira a distruggere il nostro interesse nazionale. L'Italia vada dunque avanti sulla strada recentemente imboccata in detto settore, dove peraltro dovrà recuperare tutto il tempo perso. Non possiamo permetterci ulteriori titubanze perchè i nostri competitor esteri corrono nella ricerca così come nello sfruttamento di questa fondamentale fonte energetica. Che poi ci rivendono e a caro prezzo ridendo delle nostre preoccupazioni.