L’importanza crescente del Golfo Persico nord-occidentale

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[traduzione di Alfredo Musto da: The increasing significance of northwestern persian gulf/Stratfor]

Sommario

La parte nord-occidentale del Golfo Persico è stata per lo più tranquilla negli ultimi anni rispetto allo strategico Stretto di Hormuz. La rivalità tra le due maggiori potenze della regione, l’Arabia Saudita e l’Iran, è stata per mesi incentrata prevalentemente sulla Siria. Ma con l’Iraq e il Kuwait gradualmente ri-emergenti – e il ritorno alla loro storica competizione – e con la posizione dell’Iran in Siria indebolita mentre la crisi giunge là alle fasi finali, il Golfo Persico nord-occidentale sperimenterà un intensificarsi del conflitto geopolitico.

 Analisi

Le tensioni tra Iraq e Kuwait possono essere rintracciate indietro nella storia. L’Iraq ha più volte sostenuto che il Kuwait è un territorio iracheno, anche durante i giorni dell’Impero ottomano quando i rappresentanti turchi a Bassora rivendicavano il Kuwait come parte della provincia ottomana. Ulteriori rivendicazioni furono fatte negli anni ‘30 e ’60 del Novecento. Poi, nel mese di agosto del 1990, l’Iraq invase il Kuwait e occupò il Paese fino a che le forze guidate dagli USA lo respinsero nei primi mesi del 1991. Ci sono voluti più di 20 anni e un’altra guerra in Iraq affinché il Kuwait cominciasse a riemergere. Il Kuwait ha registrato una crescita economica a tutti i livelli, con 13 anni consecutivi di avanzi di bilancio e lo sviluppo di alcuni importanti progetti, tra cui una zona di libero scambio e centri commerciali. Eppure, Kuwait City è ostacolata da una lotta interna di potere. Nel frattempo, anche l’Iraq è ri-emergente, anche se lentamente e a singhiozzo. Il ritorno in salute dei due Paesi cederà presto il passo ad una reciproca riaffermazione della loro decennale rivalità.

 I porti della contesa

La rivalità sarà probabilmente vista nelle acque del canale Khor Abdullah. II Khor Abdullah è uno stretto corso d’acqua che conduce al Golfo Persico, curvando intorno al Bubiyan e alle isole Warba del Kuwait da un lato e alla penisola Al Faw dell’Iraq dall’altro. Non più di 10 chilometri nel suo punto più largo, il Khor Abdullah è il solo accesso al mare per il porto commerciale iracheno di Umm Qasr. L’Iraq ha un accesso limitato al Golfo Persico, con circa 58 km di costa e solo due canali profondi abbastanza per il transito di navi di grandi dimensioni: il Khor Abdullah (che diventa Khor Zubair verso l’interno) e lo Shatt al-Arab. In confronto, il Kuwait ha quasi 500 chilometri di costa e nove isole. Iraq e Kuwait si dividono il Khor Abdullah allo stesso modo, con il confine tracciato a metà, ma la parte navigabile del canale è più vicino al lato del Kuwait. Così, il Kuwait controlla efficacemente uno degli unici due accessi marittimi all’Iraq meridionale.

Entrambi l’Iraq ed il Kuwait hanno progetti per la costruzione di megaporti sul Khor Abdullah. Il progetto iracheno Grand Faw da 6 miliardi di dollari, proposto nel 2005, si è impantanato nella burocrazia e nell’instabilità politica. Tuttavia, le recenti offerte per la costruzione di frangiflutti sulla costa della Penisola Al Faw e una piccola quota nel bilancio 2012-2013 indicano che il governo iracheno sta cercando di far ripartire il progetto.

Il progetto del Kuwait è molto più avanti. Nel maggio 2011, il Kuwait ha avviato la costruzione del porto Mubarak al-Kabeer da 1.6 miliardi di dollari su Bubiyan Island. Da completarsi per marzo 2016, il porto sarebbe a meno di 1,6 km di distanza, attraverso il canale, dal sito in cui l’Iraq vuole costruire il suo porto. Il Khor Abdullah è molto piccolo e sarà in grado di gestire solo una quantità limitata di traffico. L’Iraq è preoccupato che il porto del Kuwait sarà operativo prima del proprio, sottraendo effettivamente qualsiasi commercio che Baghdad sperava di gestire col Grand Faw.

L’Iraq ha ancora un altro canale verso il Golfo Persico, lo Shatt al-Arab, che si trova lungo il confine con l’Iran. Entrambi i terminali petroliferi terrestri di esportazione dell’Iraq si trovano lungo lo Shatt al-Arab, a Khor al-Amyah e Bassora. L’Iraq recentemente ha firmato un accordo da 14 milioni di dollari con un consorzio statunitense per modernizzare il porto Maqal a Bassora, vecchio di 93 anni. Ma Baghdad sostiene che tutti i suoi porti sarebbero minacciati dallo sviluppo del porto kuwaitiano di Mubarak al-Kabeer.

Il Kuwait sta cercando di essere un hub commerciale per le merci dirette in Iraq. Il porto Mubarak al-Kabeer gestirebbe fino all’80 percento delle merci importate dell’Iraq, secondo l’ex ministro delle Finanze del Kuwait Bader al-Humaidi. Il Kuwait si sta posizionando come un importante hub di trasbordo per la regione. Già i tre porti commerciali kuwaitiani – Mina Shuwaikh, Mina Shuaiba e Mina Doha – gestiscono una massiccia quantità di carichi diretti in Iraq. Baghdad si oppone a tutto ciò che la renderebbe più dipendente da un collo di bottiglia in Kuwait per la maggior parte dei suoi beni importati.

Il Kuwait vede un simile collo di bottiglia come una leva contro future aggressioni irachene. Non vuole vedere un Iraq rinnovato e ricostruito in grado di esportare da 10 a 12 milioni di barili di petrolio al giorno e mobilitare un grande esercito professionalizzato. Dal punto di vista del Kuwait, il caos politico e di sicurezza in Iraq – finché rimane contenuto – è preferibile ad un vicino che potrebbe costituire una minaccia futura o far abbassare i prezzi del petrolio.

L’Arabia Saudita e l’Iran

Al di là del ritorno della rivalità Kuwait-Iraq, c’è la più grande competizione geopolitica tra l’Iran e l’Arabia Saudita. Riyadh e Teheran si sono concentrati sulla loro recente contesa nel Levante, in particolare in Siria. Ma, dato che la battaglia qui si avvicina alla fine, l’attenzione si sposterà ancora in Mesopotamia – in particolare per il riemergere del conflitto tra Iraq e Kuwait. In questo modo, il Golfo Persico nord-occidentale diventerà un palcoscenico per l’attuale divisione tra sunniti e sciiti, dove l’Iran rappresenta il nucleo sciita, sostenuto dalla sua alleanza con l’Iraq, e gli arabi della penisola rappresentano i sunniti.

Anche se hanno avuto i loro disaccordi, Kuwait e Arabia Saudita sono alleati storici. Essi condividono un confine e una storia. I primi kuwaitiani migrarono dal Najd nell’Arabia Saudita centrale; la famiglia al-Sabah del Kuwait è legata alla saudita al-Saud, e il Kuwait rappresentò un santuario per il fondatore della moderna Arabia Saudita, Abdulaziz ibn Saud, quando fu estromesso da Riyadh e servì come punto di partenza per la sua riconquista del Najd cinque anni più tardi. Essi condividono anche nemici comuni, l’Iran e l’Iraq. L’Iran, d’altra parte, ha colto l’opportunità storica di trasformare l’Iraq, il suo ex nemico, in un cuscinetto sul suo fianco occidentale. Negli anni ‘80, l’Iraq e l’Iran hanno combattuto una sanguinosa guerra durata otto anni. Ma Teheran ha sfruttato il vuoto politico e di sicurezza creato dalla cacciata di Saddam Hussein per mettere l’Iraq sotto il suo controllo. I sciiti sono con 31 milioni di cittadini il 65 percento dell’Iraq e costituiscono oggi la maggioranza nel governo. L’Iraq è diventato così un veicolo per le azioni iraniane e lo sarà ancor di più ora che l’Iran ha perso il controllo della Siria.

Entrambi l’Arabia Saudita ed il Kuwait preferirebbero vedere un Iran limitato all’altopiano iraniano. Ma con il 30-35 percento della sua popolazione di discendenza persiana e arabo-sciita, il Kuwait sarà sempre attento nelle sue relazioni con Baghdad e Teheran. In effetti, le autorità del Kuwait hanno arrestato dei locali sospettati di spionaggio per l’Iran. Kuwait non si fida dell’Iran, e l’influenza iraniana in Iraq non fa che aumentare il senso di vulnerabilità del Kuwait, dando ai kuwaitiani un’altra ragione per allinearsi all’Arabia Saudita.

I sauditi, tuttavia, possono permettersi di alienarsi Baghdad e di lavorare attraverso il Kuwait per fare pressione sull’Iraq e attraverso l’Iraq per fare pressione sull’Iran. La preoccupazione più grande dell’Arabia Saudita è la potenza sciita, l’Iran. Un Iraq in disequilibrio limita gli obiettivi dell’Iran e, con le battute d’arresto subite nella guerra in Siria, Teheran sarà ancora più preoccupato per la sua posizione a Baghdad. L’Iran ha recentemente cercato di puntellare quella posizione intensificando la cooperazione militare con l’Iraq (il ministro della difesa iraniano, Gen. Ahmad Vahidi, ha visitato Baghdad ai primi di ottobre, la prima visita di un ministro della difesa iraniano dalla rivoluzione iraniana del 1979). La leadership sciita dell’Iraq è spaccata, ma la maggior parte rimarrà probabilmente sotto l’influenza dell’Iran in un futuro immediato. Ma nel corso dei prossimi anni, i problemi circa la forza dell’Iran potrebbero ampliare le naturali divisioni nella politica irachena. I punti di pressione come il canale Khor Abdullah – e più in generale la competizione Iraq-Kuwait – nel nord-ovest del Golfo Persico aumenteranno d’importanza. Kuwait e l’Iraq saranno più importanti non solo per il proprio conflitto, ma anche perché serviranno come strumenti per la più grande divisione confessionale regionale.