L'IRREVERSIBILE CRISI POLITICA DEI COMUNISTI di M.Tozzato

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Dall’ intervento di Leonardo Masella al CPN del PRC del 28 e 29 – 03 – 2009:

<<E’ evidente che il passaggio che facciamo oggi può andare nella direzione della rinascita – che potrà avvenire solo se costruita sui contenuti e nelle lotte – di una forza comunista non testimoniale e marginale ma con un consenso di massa in Italia. Forza assolutamente indispensabile sia per l’unità d’azione di tutta la sinistra che per una opposizione degna di questo nome alla crisi e al governo delle destre. Ma è bene tuttavia fare attenzione: la presentazione di questa aggregazione non è affatto sufficiente, perché ora l’obbiettivo vero è portare a successo questa operazione, raggiungendo il 4%. Perché, se lo sbarramento viene superato si apre una fase in cui anche le diversità (sia fra di noi, che con gli altri comunisti e nella sinistra) possono avere uno sbocco positivo, possono essere messe a valore per sintesi feconde, altrimenti bisogna sapere, care compagne e compagni, che se quella barriera non viene superata e c’è quindi un insuccesso di questa operazione unitaria, tutto torna indietro e c’è l’ulteriore balcanizzazione dei comunisti e della sinistra. Questo non è elettoralismo ma è la realtà concreta del nostro Paese.

A questo scopo sono convinto che il risultato delle europee (che è la priorità a cui sottomettere tutto) verrebbe aiutato dalla presentazione – lì dove vi fossero le condizioni politiche e programmatiche, nel rispetto dei livelli locali – di questo simbolo anche nelle elezioni amministrative. Un solo simbolo comunista, lo stesso simbolo comunista alle elezioni europee e alle amministrative.

Tuttavia, anche allo scopo di favorire il raggiungimento del 4%, una volta fatto questo passaggio delle liste, dovremmo mettere fine, prima possibile, a questa discussione su elezioni e liste e porre al centro con grande forza la discussione e la mobilitazione contro questa crisi epocale del capitalismo che ci sta piombando addosso. Noi non possiamo neanche immaginare gli effetti devastanti di questa crisi. Noi comunisti abbiamo il compito prioritario, strategico, identitario, della difesa strenua, palmo per palmo, di quella parte di società colpita dalla crisi, i milioni di lavoratori che rischiano il posto di lavoro, i lavoratori che prederanno il posto di lavoro, i milioni di precari, disoccupati, immigrati, pensionati, chi perde il lavoro e la casa, le masse inimmaginabili di nuovi poveri. Questa è la nostra identità comunista, tutta da ricostruire. Non siamo attrezzati non solo perché non siamo uniti, non solo perché non siamo in parlamento, ma soprattutto perché abbiamo pensato ad altro in questi anni e quindi facciamo fatica a promuovere il conflitto sociale, non siamo alla testa delle lotte, non siamo riconosciuti dalla classe. Ecco il partito da ricostruire.>>

No, io direi che l’unica cosa che dovrebbero fare quelli che continuano – in maniera del tutto impropria – a definirsi ancora comunisti in Italia sarebbe di ammettere che la loro teoria e la loro pratica è il tradeunionismo (nel migliore dei casi e credendo nella loro buona fede). Masella esprime in queste righe i pensieri che la lista “falce e martello” – formata da PRC, PDCI, Socialismo 2000 di C. Salvi e  Consumatori Uniti – pone effettivamente all’ordine del giorno per le prossime elezioni europee. Anche lasciando perdere gli elementi di opportunismo e di “elettoralismo” finalizzati a garantire la sopravvivenza di questo ceto politico appare chiaro a tutti – e non può non risultare chiaro agli stessi dirigenti e militanti di quest’area che si autodefinisce “comunista” – che l’unico contenuto ideale, programmatico, pratico-propositivo che potrebbero, se ne fossero capaci, portare avanti è una forma radicalizzata di sindacalismo politico e sociale. Nella attuale situazione di crisi si tratta, comunque, di una pratica politica molto difficile da articolare, considerando che gli stessi lavoratori in difficoltà si pongono principalmente il problema di come possano venir limitati i danni e calibrate le rivendicazioni in questo contesto. Senza contare l’importanza che riuscire ad avere un minimo di peso, nell’articolazione delle politiche economiche ed industriali del paese, potrebbe avere proprio per mantenere e salvare in qualche modo il livello del “tenore di vita” delle classi medio basse in Italia (anche se difficilmente nel breve periodo). Marx affermava che non era possibile giudicare gli individui e le epoche per l’opinione che esprimevano riguardo a loro stesse; sarebbe però giunto il momento che i cosiddetti “comunisti” prendessero almeno atto di quello che loro stessi dicono durante le loro assise di partito ovvero quando si riuniscono per discutere la “linea” da portare avanti e per cercare di esprimere un minimo di “identità politica”. Perché prima o poi le masse che essi vorrebbero dirigere potrebbero arrivare a essere talmente stufe di discorsi e pratiche incoerenti e sconclusionate, da arrivare – non accontentandosi più di votare la Lega del “senatur” –  ad applaudire (se si presentasse) un vero “uomo di polso” (non il “cavaliere-cantante” quindi) con i risultati che anche certi cervelli “ammuffiti” sono in grado di immaginare.

Mauro Tozzato                        31.03.2009