MA CHE “TERZA REPUBBLICA”! (di GLG, 8 agosto)

 

   Alcuni pensano che si stia passando alla “terza Repubblica”. Credo non sappiano contare o si confondano politicamente. Dove hanno visto la “seconda”? A meno che non avessero ragione i vecchi contadini di quando ero giovane: invece di “un grande casino!”, dicevano “è una Repubblica!”. Non arrivo a pensare così male. La prima Repubblica è comunque finita con un colpo di Stato, tuttavia mai completato. Vi si sono impegnati indubbiamente gli Usa, ma probabilmente dando aiuto ai più decisi golpisti: i parassiti della Confindustria, che hanno fatto male i conti. Non erano capaci di realizzare un vero colpo di Stato, di tipologia effettivamente politica, giacché erano soltanto degli “ominicchi” (per quanto potenti in un paese da barzelletta come il nostro) senza una sola idea in testa se non quella del saccheggio di quanto creato dai ceti produttivi, cercando l’appoggio dei soliti referenti stranieri per le loro malefatte (atteggiamento già tenuto durate la seconda guerra mondiale e in tutto il dopoguerra).
   Hanno mal calcolato le possibilità di spostare, con la loro vergognosa campagna giudiziario-moralistica, l’elettorato diccì e piesseì verso i rinnegati del piciismo, sempre indicati fino ad allora come nemici giurati e strumento di un mondo “socialistico”, ormai imploso su se stesso a dimostrazione d’essere del tutto marcio e non più passibile di rinnovamento. Contro quella specie di colpo di Stato dovette presentarsi Berlusconi, essendo scompaginati altri quadri di riferimento politici; comunque alcuni settori capitalistici – anche del vecchio e strategico settore “pubblico” – resistettero alla buriana, ma senza godere più della favorevole vecchia situazione politica. Abbiamo così galleggiato nella cloaca per poco meno di un ventennio; tuttavia, il piano originario dei golpisti della Confindustria – con i loro scadenti sicari: una banda di rinnegati privi di ogni onore e dignità, incapaci di pensare politicamente perché abituati solo a sordidi intrallazzi – non è andato in porto.
   Non c’è alcuna “terza Repubblica” in vista, perché ancora manca la seconda. I soliti banditi saccheggiatori ritentano il colpo di allora in una situazione di degrado e corruzione enne volte peggiore. Va ormai detto senza più peli sulla lingua che i veri corruttori del paese non si trovavano in Dc-Psi – e lo dico senza per questo rimpiangere quel regime né volerlo riabilitare in alcun modo; esso andava però combattuto politicamente, non eliminato proditoriamente da figuri ancora più loschi – bensì nella Confindustria e nei verminosi rinnegati del “comunismo” (con al seguito piccole bande di transfughi opportunisti e intrallazzatori dei partiti eliminati dal semi-colpo di Stato giudiziario). Oggi alla Confindustria si sono aggiunti ambienti finanziari nati dalla privatizzazione del settore bancario “pubblico”; se possibile ancora più “succhiarisorse” di quelli industriali “privati” dei settori maturi, capaci solo di incamerare sussidi e finanziamenti statali.
   I loro sicari politici – dopo il sostanziale fallimento di squallidi opportunisti, privi ormai di storia e tradizioni, che si sono inventati una “sinistra” inesistente in Italia – sono indeboliti. Grazie a continue e successive ondate di “tradimenti” e passaggi di campo, e per l’esistenza di piccole orde di schiamazzanti “radicali moralizzatori” (senza alcuna morale che non sia il “pescare nel torbido” dopo aver devastato il paese), essi possono solo sperare nell’incapacità dei loro avversari per condurre il paese fino al suo sbriciolamento finale nel tentativo, da lestofanti quali sono, di portare a casa il massimo bottino possibile prima della resa dei conti. Gli ambienti statunitensi, che sempre sono stati alle loro spalle in questi vent’anni, non hanno più la forza (monocentrica) degli anni ’90. Anche ad essi non conviene sporcarsi le mani sino in fondo con simili sciacalli, ormai spalmati sulla “sinistra”, al “centro”, sulla “destra”, dando solare evidenza al fatto che simili etichette non significano più nulla: designano soltanto bande di “ladri di polli”, che devono essere annientate dalla maggioranza della popolazione italiana se solo ha ancora un minimo senso…. non dell’onore, no per carità, semplicemente dei suoi vitali interessi.
   E’ però necessario “prendere i forconi”, esigere che simili bande vengano non più giudicate da coloro che ne fanno ormai parte costitutiva, ma da un corpo giudiziario del tutto nuovo, che colpisca duro e giusto i falsi moralisti golpisti. Occorre che i ceti produttivi la smettano di guardarsi in cagnesco. Grave è l’atteggiamento individualista di quelli detti “autonomi”; si rendano conto che, a parte ristretti strati di “professionisti”, vanno incontro a periodi duri in cui tutte le risorse del paese devono esser dedicate a chi produce, non ai parassiti delle industrie decotte e di banche che funzionano in modo truffaldino. Certo, si deve anche pretendere che i sedicenti “servizi “pubblici” funzionino come veri servizi utili e forniti con solerzia ed efficienza (senza tuttavia inutili e roboanti campagne contro i “fannulloni”, operazioni che nascondono l’inettitudine politica di chi le promuove provocando solo danni).
   Ampi settori dei lavoratori dipendenti (salariati), perfino degli strati da considerarsi operai, si stanno rendendo conto del lerciume dei partiti e sindacati che pretendono di rappresentarli. Non mi sembra positivo che molti di loro, al nord, credano nella Lega; non ne faccio una questione ideologica, ma è impossibile non notare che si tratta di un’altra banda pronta a giocare su qualsiasi tavolo pur di ottenere vantaggi per sé. Lavoratori autonomi e dipendenti entrino in una diversa ottica. Sarebbe assurdo pensare che capiscano fin d’ora qual è il gioco internazionale di cui sono pedine inconsapevoli; l’importante è che si rendano conto di dover mettere termine al saccheggio da parte dei sicari politici della “sinistra” (oggi allargatisi appunto a “centro” e “destra”) con l’uso “dei forconi”.
    E’ necessario si mettano in testa che sono sulla stessa barca. Quanti sedicenti autonomi, del resto, sono in realtà dipendenti mascherati? E i precari, che figura sociale rappresentano sempre in bilico tra occupazione e disoccupazione, il che li costringe sovente ad “inventarsi” qualche lavoretto senza alcuna garanzia di “posto fisso”? Devono tutti unirsi, dare un calcio a partiti e sindacati, cioè alle bande di lestofanti esistenti, creare i loro “gruppi di rappresentanza”; e di gente dura, con le “mani callose” perché potrebbe presentarsi l’occasione di menarle.
   Inutile poi, anzi deleterio, voler riformare l’insegnamento, in particolare in quelle fucine di tromboni arroganti e carrieristi che sono le Facoltà universitarie “umanistiche”, vera vergogna di quello che è senz’altro un ramo importantissimo del sapere. Si pretenda che i “professorini” non vengano più a blaterare in TV; se i giornali delle bande
dei malfattori industriali e finanziari se li vogliono pagare, lo facciano a loro spese e disdoro. E’ necessario che i ceti produttivi (quelli appena sopra nominati) si rendano conto della necessità di crearsi propri centri culturali al di fuori dell’indecente bla-bla, che sono obbligati a sorbirsi perché propinato da intellettuali da diporto, strapagati da “grandi” industriali e finanzieri. Questi sanno l’importanza della cultura per coprire il loro magna-magna. Imparino anche i ceti produttivi; e presto, il tempo stringe, le varie bande dei mascalzoni sono all’opera per devastare il paese a loro uso e consumo.
   Dietro la parte ancora sana – spero e credo esista ancora – devono porsi quei settori, a me sembra finora “imboscati”, della grande impresa “pubblica”. Non di tutti i membri di questi settori ci si può fidare, lo so bene, perché è fin troppo facile constatare che in essi operano molti seguaci delle gang in azione per annientarci definitivamente. Tuttavia, non credo esisterebbe Berlusconi senza questa nascosta e fin troppo celata resistenza al “colpo di Stato” giudiziario. E assieme a settori economici del “pubblico” credo ve ne siano, di altrettanto “opachi” e scarsamente visibili, in campo “privato”. Hanno grandi colpe anch’essi, poiché per occultarsi hanno lasciato pieno campo all’opera diseducativa delle cosche autenticamente mafiose dell’industria e finanza parassite, che hanno sostenuto l’esistenza di una sola persona “tuttofare” sulla “destra”; e attiva solo per propri esclusivi interessi. Nessuna personalità del genere regge nella storia (nemmeno Hitler, De Gaulle, Stalin o chi si voglia).
   Queste forze non vogliono ancora uscire troppo allo scoperto. Si rendano conto che hanno fin troppo vissuto di “rendita” (politica) con Berlusconi. E’ comunque necessario che agiscano con più duttilità e costruendo legami con la popolazione produttiva di cui sopra (lavoro “autonomo” e dipendente). Fra poco o vi sarà una battaglia a tutto campo o l’Italia perirà, almeno per un buon periodo di tempo, in quanto sistema sociale ed economico dotato di un suo spessore, iniziativa e robustezza. In ogni caso, non si parli tanto di terza Repubblica. Basterebbe una seconda, finalmente liberata dalle “cavallette” che hanno organizzato il colpaccio giudiziario dei primi anni ‘90 e cercano ora di completarlo mediante la costituzione di associazioni ancora più sbracate e piratesche.