NIENTE FOGLIE DI FICO

Non più tardi di una settimana fa, di fronte alle richieste di Usa, Inghilterra e Francia di un maggiore impegno e della partecipazione ai bombardamenti in Libia, mentre Frattini era sensibile a tale invito, Berlusconi affermò recisamente che l’Italia aveva già dato abbastanza, che non avrebbe mai inviato aerei a bombardare anche perché memore del passato coloniale del nostro paese. Dichiarazioni smentite in un baleno, appena ricevuta una telefonata di Obama; completo e immediato allineamento, approvato subito dal presdelarep. Si cerca di sostenere che verranno usati missili di estrema precisione per colpire obiettivi solo militari. Queste sono foglie di fico, la cui ipocrisia è più fastidiosa di qualsiasi cinismo. Il presdelarep osa poi sostenere che si tratta di decisione in linea con quella già presa a marzo, immagino con il voto favorevole alla Risoluzione dell’Onu che istituiva solo una no fly zone sulla Cirenaica con lo scopo dichiarato (ovviamente falso) che si trattava di intervento umanitario per salvare civili dagli attacchi di Gheddafi.

Tutte enormi menzogne che disgustano appunto perché si mente senza nemmeno un minimo di pudore. I bombardamenti, per ammissione delle varie agenzie di stampa occidentali (che riprendono quelle arabe degli Emirati), sono avvenuti anche su Tripoli. Il Vicario Apostolico di questa città, Mons. Martinelli, ha già più volte denunciato morti di civili nella Capitale libica; per non parlare delle altre zone e città bombardate, adesso anche con droni per uccidere i “nemici” (popolazione civile) senza rischiare la vita dei propri militari; un po’ come quando si buttarono atomiche sulle due città giapponesi, ammazzando oltre mezzo milione di civili, con la scusa che, accorciando così la guerra, si sarebbe salvata la vita di alcune migliaia di soldati americani.

Non c’è nessuna continuità tra questa selvaggia aggressione alla Libia e la Risoluzione dell’Onu che fingeva di voler soltanto preservare una zona di non sorvolo di Bengasi e area circostante per impedire i bombardamenti libici (presunti, vista la scarsissima consistenza di quell’aviazione). Qui siamo ormai in piena aggressione della Tripolitania, cioè, in definitiva, della Libia tout court. La Risoluzione Onu, già voluta da paesi neocolonialisti e che da tempo preparavano la sovversione in Cirenaica, come testimoniato persino da giornalisti di Libero e del Giornale, non autorizzava comunque nessun raid in altre zone né sulla Capitale; tanto meno consentiva il tentativo di assassinare Gheddafi in un qualche suo rifugio. Questa è pura e semplice criminalità comune. Non ci sono nemmeno le giustificazioni formali di Irak, Serbia e Afghanistan. Non l’invasione del Kuwait, non le presunte persecuzioni degli albanesi del Kosovo, non le “Torri gemelle”, ecc. Si è organizzata la secessione della Cirenaica e si è preteso che Gheddafi non reagisse; infine, si è deciso di aggredirlo anche nella zona che non era stata messa in discussione, semplicemente volendo estrometterlo con la forza dal governo del paese.

E’ come se gli altoatesini scatenassero una guerra civile per effettuare secessione dall’Italia, pretendessero che lo Stato italiano se ne stesse tranquillo, ottenessero protezione da paesi europei che ci bombardassero; e infine, questi stessi paesi ne approfittassero per estendere i bombardamenti a tutto il paese e a Roma, intimando al Governo italiano di dimettersi e di lasciare il passo ad emissari loro e degli altoatesini al fine di ridurci a colonia. Nessuno ha però più la sensibilità e la moralità minima per accorgersi che si sta facendo ai libici ciò che nessuno di noi vorrebbe fosse fatto a noi stessi. No, quelli sono ancora una volta “selvaggi”: come gli etiopi del Negus che “andavamo a “civilizzare”, come quando si cantava “Tripoli, bel suol d’amore…..noi ti verremo a liberar”. Noi siamo appunto i “civili” che hanno diritto di colonizzare gli altri. La vergogna è totale; e Berlusconi ha poco da dire che l’Italia non vuol rinverdire il suo passato coloniale, poiché con l’ultima mossa l’ha fatto.

Un altro personaggio ha terminato il suo iter: dall’appoggio alla repressione del movimento ungherese da parte dell’Urss (1956) al viaggio a Washington (1978) quale sostanziale “ambasciatore” del Pci e, infine, all’approvazione di unirci a Obama, Cameron e Sarkozy nel bombardare uno Stato sovrano. Viene solo da sorridere all’ironia della sorte che fa si che Berlusconi, dopo aver parlato dei crimini dei comunisti, dopo aver accusato tutti quelli che tramano contro di lui di essere ancora comunisti, alla fine si trova dalla loro stessa parte a compiere quegli atti di cui lui li ha sempre accusati. Bene, anche questo dimostra quanto ridicola sia la distinzione tra destra e sinistra.

Sappiamo che questo totale “sbandamento” del premier dipende dal venire meno di due punti di forza della sua politica estera: la Libia, appunto, e gli ambienti russi facenti capo a Putin, che dà l’impressione di dover adesso affrontare una dura battaglia almeno fino al prossimo anno (per cui ha fondato il partito “Forza Russia”) onde evitare che si ripresentino nuovi “Gorbaciov”, già all’orizzonte (anzi, credo, già installati). Tuttavia, queste indubbie “attenuanti” non servono a giustificare chi si credeva uno statista. Se il premier lo fosse stato, non avrebbe avuto l’inversione di rotta degli ultimi sei mesi. Certo, la causa sta nell’accerchiamento, nella presenza di una falsa sinistra effettivamente antinazionale; con presenza di elementi della stessa risma anche sulla “destra”, che non a caso imporranno, con l’aiuto dei “primi bombardatori della Libia” (i francesi), l’uomo del “panfilo Britannia”, della Goldman Sachs, ecc., al vertice della BCE. Al di là di tale causa primaria, tuttavia, sta la pochezza dell’uomo, privo di una visione politica dotata di una qualche ampiezza. Era sostenuto da altri punti di forza internazionale; indebolitisi questi, è caduto nelle sabbie mobili dove si agita affondando sempre più.

L’autonomia italiana non è più a rischio, è ormai semplicemente finita, schiacciata. Ne vedremo il seguito nelle vicende delle nostre aziende strategiche (Eni, Finmeccanica, ecc.), per le quali si apriranno alcune prospettive, ben più limitate delle attuali, solo se accetteranno un netta subordinazione ai piani e opportunità statunitensi. A questo punto, non ha più alcun senso la permanenza di Berlusconi in politica. Lui pensa di essersi salvato, cedendo ormai del tutto agli Usa. Forse i suoi calcoli si riveleranno esatti da un punto di vista strettamente personale, pur se ne ho qualche dubbio: potrebbe fare la fine della “sinistra” che, una volta “spremuta”, è di fatto gettata nel cestino dei rifiuti. V
edremo. In ogni caso, sappiamo chi verrebbe se Berlusconi se ne andasse; sappiamo che si perfezionerebbe infine l’operazione iniziata nel 1992-93 da “mani pulite”; con alle spalle Confindustria (allora agnelliana) e la “manina d’oltreoceano”.

Tuttavia, il premier non serve ormai più ad intralciare tale manovra. Un ciclo si è chiuso. Personalmente, non credo abbia tutti i torti Stefania Craxi a sostenere che Berlusconi se ne dovrebbe andare. Sbaglia a dare anche lei risalto ai festini, alle questioni di scarsa serietà o moralità, ecc. Fior di capi di Stato e di Governo hanno fatto sempre le stesse cose (più o meno) di Berlusconi; solo avendo maggiore controllo di certi apparati di Stato (e di Intelligence), ed è qui il vero lato debole, da non statista, di costui. In ogni caso, o l’Italia trova una sua forza nazionale o è finita sul serio ogni sua residua autonomia. Saremo un paese vassallo. Ormai lo saremo in ogni caso, se continua la pantomima di questi anni. O una nuova forza o il servaggio. Punto e a capo.