No Nato a Georgia e Ucraina di g.rèpaci

 

L’uscente amministrazione Bush incassa l’ultima sconfitta: la Georgia e L’Ucraina –  paesi il cui ingresso nell’alleanza atlantica era una degli obiettivi principali dell’amministrazione Usa – resteranno fuori dalla Nato, almeno per ora.

La fatidica decisone è stata ieri presa dall’assemblea ministeriale della Nato, con grande rammarico. Una sconfitta pesante soprattutto se confrontata con un breve, ma illuminante spezzone del libro di geopolitica dell’americano Zbigniew Brzezinski pubblicato nel 1997 (ma ancora attualissimo) La Grande Scacchiera. Eccone alcuni passi degni di nota: “L’Ucraina, nuovo e importante spazio nello scacchiere eurasiatico, è un pilastro geopolitico perché la sua stessa esistenza come paese indipendente consente di trasformare la Russia.  Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. La Russia senza l’Ucraina può ancora battersi per la sua situazione imperiale, ma diverrà un impero sostanzialmente asiatico, probabilmente trascinato in conflitti usuranti con le nazioni dell’Asia centrale, che sarebbero sostenute dagli stati islamici loro amici nel sud”.
“Ma se Mosca riconquista il controllo dell’Ucraina, coi suoi 52 milioni di abitanti e grandi risorse naturali, oltreché l’accesso al Mar Nero, la Russia automaticamente riconquisterà le condizioni che ne fanno un potente stato imperiale esteso fra Asia ed Europa.” Ecco spiegata l’enfasi riposta verso la rivoluzione arancione che spodestò l’allora presidente filorusso Viktor Janukovyč. L’allargamento della Nato all’Ucraina e alla Georgia fa parte di una strategia geopolitica americana ben precisa: quella che George Kennan definì durante la Guerra Fredda “politica del
containment".

Secondo Kennan, celebre diplomatico e geopolitico statunitense, l’influenza dell’allora Unione Sovietica doveva essere "contenuta" nelle aree di vitale valore strategico per gli Stati Uniti.

Ancora oggi gli Stati Uniti applicano la politica del containment, l’entrata della Nato in Ucraina avrebbe infatti seriamente compromesso le possibilità di espansione ad ovest della Russia, chiudendola in Asia e rendendola dunque strategicamente inoffensiva.

Si può dunque capire l’entusiasmo del Cremino che ha accolto l’avvenimento con grande letizia, aggiungendo il proprio sollievo per la fine della spinta della Nato all’allargamento.