Non confondere effetti con cause

(30 AGOSTO 08)
Da quindici anni, la politica italiana è affetta da un virus letale: l’antiberlusconismo. Berlusconi non è causa, bensì effetto del degrado italiano. Questo è iniziato con il ’68 e ’77 (fenomeni considerati “di sinistra”) che hanno letteralmente devastato la nostra società; tuttavia, si sono potuti affermare in tutto il loro potenziale cancerogeno solo dopo il “crollo del muro” quando, su istigazione americana, certi personaggi, incapaci di sviluppare una critica politica, inscenarono “mani pulite” e usarono l’arma impropria della pretesa giustizia per eliminare un regime e tentare di instaurarne un altro, affidato a perfetti rinnegati – del sedicente comunismo, salvati dal tracollo generale da questo subito in tutto il resto del mondo, per essere posti al servizio dei subdominanti italiani e dei predominanti statunitensi – che non seppero però, per incapacità loro e per motivi oggettivi di debolezza del progetto, dar veramente vita alla agognata Seconda Repubblica.
Rifaremo a suo tempo una volta di più la storia di questa vergogna italiana. Adesso, l’importante è capire che non si deve avere mai più alcun contatto con chiunque sia della “sinistra antiberlusconiana”, perché così si accentua questa grave malattia e si favoriscono luride manovre, spesso bipartisan, che degradano sempre più il tessuto sociale e politico italiano. Chiunque “arriverà” – e speriamo non arrivi troppo tardi – a spazzare via, in qualsiasi modo, questa sinistra malata, va applaudito e aiutato. Nessun rapporto più con chiunque avanzi l’idea di un qualsivoglia barlume di appoggio o alleanza con questa sinistra in nome della lotta al “Governo Berlusconi”. E’ questo l’inganno che porta alla paralisi di ogni reale critica seria a questa organizzazione socio-economica italiana, ormai largamente purulenta.
Non deve essere più riconosciuta alcuna dicotomia destra-sinistra. Deve essere rifiutato ogni ricatto del vergognoso e falso antifascismo – che ha infangato la Resistenza – e che tenta di impedire il rigetto di questa classe dirigente economica e politica dipendente con la menzogna dei “rossobruni”. Il nostro faro guida deve essere, senza più etichette false che nascondono un “vino” ormai putrefatto (magari fosse solo “aceto”), l’analisi della struttura economico-sociale del paese e la possibilità di una politica di indipendenza, in particolare rispetto al paese predominante, gli Usa. Senza però cominciare a “fare il tifo” per Russia e Cina, così come intravvedo in alcuni “orfani” del vecchio confronto Usa-Urss, capitalismo-“socialismo”. Mi sembrano veramente infantili.
Si riscopra non tanto il nazionalismo – il “siamo tutti italiani” – quanto il fatto che esistono ancora delle entità socio-culturali, pur magari non del tutto omogenee, ma che hanno particolari esigenze e debbono trovare una loro posizione autonoma nell’insieme della formazione sociale mondiale. Per ognuna di queste entità esistono ancora gli Stati nazionali, che i soliti rinnegati di sinistra (ivi compresi i falsi “ultrarivoluzionari” alla Negri) hanno tentato di dichiarare decaduti, con ciò assolvendo la loro funzione servile rispetto al capitalismo predominante. Dobbiamo uscire dal teatrino in cui ci hanno condotto questi deleteri figuri soprattutto di sinistra, ma comunque anche ampie e maggioritarie parti della destra, con il solito “gioco degli specchi” che devia l’attenzione dalle questioni essenziali.
Adesso basta con gli scherzi. Va condotta una serie di analisi accurate della nostra struttura capitalistica, delle sue condizioni di sostanziale dipendenza dai predominanti centrali all’interno di una Unione Europea che non riesce a, e nemmeno tenta di, ritrovare una sua funzione autonoma. Siamo attualmente in supina posizione di appiattimento nei confronti delle posizioni statunitensi, con piccoli settori di critici che si ripropongono come filo-russi o filo-cinesi; la solita “seconda volta” che dalla tragedia scade a farsa. La prima condizione – sine qua non – di una vera ripresa, sarebbe spazzare via con qualsiasi mezzo la “sinistra” affetta dal virus dell’antiberlusconite; ottenere questo risultato sarebbe già “grasso che cola”. In secondo luogo, vanno riunite tutte le forze possibili – fregandosene di quegli ambienti in perfetta malafede che blaterano di rosso-bruni – ai fini di una serrata critica delle nostre classi dirigenti economiche (finanziarie e industriali, quelle della GFeID). Tale critica ovviamente non può prescindere nella presente fase da una concomitante critica delle forze politiche – in questo momento prevalentemente quelle governative – che tengono loro bordo-
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ne e indeboliscono le nostre possibilità di autonomia; certo sfruttando anche il fatto che siamo inseriti in una mefitica Europa detta unita, ancora tutta tesa a far “da stuoino” agli interessi americani di predominio mondiale, per fortuna al presente un po’ incrinato.
Quindi, attacco senza più compromessi alla sinistra antiberlusconiana, nessuna concessione ai gruppetti finti ultrarivoluzionari che l’appoggiano continuando a contrabbandare questo personaggio come “nemico principale”; critica senza sconti alla politica ed economia – destra o sinistra che le portino avanti – che ci continuano a consegnare alla dipendenza verso gli Usa; massimo “laicismo” e disincanto nel nostro appoggio a Russia e Cina, che deve dipendere solo dalla difesa dei nostri specifici interessi, in questo momento coartati e lesi dagli ambienti filo-statunitensi. Siamo dei bambini incoscienti; diventiamo adulti in tempi non secolari.
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