NON PER LIBERISMO MA PER BUON SENSO (a cura di GLG il 2 feb ’10)

Riportiamo ancora un articolo di Porro, che esprime comunque una linea un po’ (molto) diversa rispetto a quella in auge nella maggioranza governativa (ancora una volta non lo vedo nella paginata del Giornale on line, ma lo trovo solo ricercando su Google; può darsi che ciò dipenda dalla mia imbranataggine, ma…..forse no).
Noi non siamo liberisti come Porro, ma nemmeno statalisti, quelli della spesa pubblica facile in funzione meramente assistenzialista. Siamo al massimo per una industria “pubblica” del tipo di quella diretta da Mattei a suo tempo; e, con una serie di perplessità, anche per quella odierna alla Scaroni, che è formalmente “pubblica” solo per il 30% (Cdp), ma che comunque conduce una politica non di pura richiesta assistenzialista secondo le “abitudini Fiat”, partecipando invece ai decisivi “giochi” strategici nel mondo in marcia verso il multipolarismo.

In questo contesto, pur non dimenticando i lavoratori di Termini Imerese, siamo concordi con Porro nel criticare l’ulteriore favoritismo nei confronti della Fiat, azienda parassita e ormai legata al carro americano anche ufficialmente (di fatto lo è sempre stata dal luglio del 1943), quindi lesiva degli interessi fondamentali del nostro paese. Mentre invece gli oltre 700 milioni di euro ad essa promessi potrebbero in effetti servire a saldare un “blocco sociale” con la piccola imprenditoria, blocco cruciale per una politica di maggiore autonomia dai “prepotenti” statunitensi che, come l’Inghilterra nella prima metà ottocento, si “alleano” con gli strati dominanti più sensibili (per interesse) al servilismo, onde perpetuare la subordinazione dei vari paesi europei.

 

Oggi, la ripresa di una contestazione verso i dominanti passa per il rafforzamento della nostra autonomia; problema che fingono di non capire i “sinistri”, e perfino i “comunisti”, principali sicari politici dei poteri economici proni ai voleri statunitensi. Quindi, pur essendo del tutto immuni dal liberismo (perché l’ideologia della “mano invisibile” l’abbiamo smascherata da quel po’!), apprezziamo quanto affermato nell’articolo che segue: non nelle motivazioni particolari, appunto liberiste, ma nella sostanza delle proposte che condurrebbero ad un rafforzamento delle basi economiche – e, ancor più, sociali – di una nostra accresciuta autonomia.

 

<<<Parafrasando quella battuta di Moretti (sì, certo non è il regista più azzeccato) ci si aspetta che questo governo prima o poi dica qualcosa di destra. Ci si aspetta che un imprenditore (ex?) come Berlusconi si comporti da uomo di mercato. Insomma che soddisfi la domanda che viene dalla sua base elettorale più profonda.

 
Più volte abbiamo parlato della necessità di ridurre le imposte: l’equazione meno imposte più lavoro più ricchezza, anche se non originale, ha in Italia il copyright del Cavaliere. Ma per un momento turiamoci pure il naso. Facciamo come disse Montanelli a uno scandalizzato Galli della Loggia che gli diceva che la scheda bianca sarebbe piuttosto stata la soluzione migliore. Diciamo insomma, con Montanelli, che possiamo sopportare anche soluzioni un po’ meno che ottimali, possiamo digerire qualche piccolo tradimento, possiamo attendere tempi migliori. O se volete, proprio perché liberali, siamo refrattari ideologicamente all’idea del Bene assoluto e sappiamo che un semplice passetto avanti è quanto di massimo si possa pretendere dalla politica.

 


Allora turiamoci il naso sulle tasse. Ma continuando così rischiamo di soffocare. Qualcuno dalle parti del governo ci deve spiegare per quale dannato motivo l’azienda Rossi di Como può andare a gambe all’aria senza che nessuno dei suoi dipendenti sia assistito, il ragioniere Bianchi di Latina può aspettare due anni interi per il pagamento della sua fattura nei confronti della pubblica amministrazione, il commerciante di Biella deve pagare un professionista per difendersi da un accertamento campato in aria e, mentre tutto ciò avviene moltiplicato per mille, la Sicilia di Termini Imerese diventa terra franca, dove lo Stato diventa improvvisamente miliardario. Qualcuno ci deve spiegare come sia possibile che per salvare la fabbrica Fiat di Termini Imerese e i suoi 1.500 dipendenti il governo sia disponibile a mettere sul piatto della bilancia insieme alla Regione Sicilia 760 milioni di euro. Avete letto bene: qualche milioncino in meno di 800. Tanto quanto servirebbe a tagliare l’Irap per tutte le microimprese, elevando la franchigia. Toc toc: qualcuno ce lo spieghi. Con quale criterio si pensa di commettere in eterno gli errori del passato?


Va bene, rinunciamo per il momento ai tagli fiscali, perché non si sa dove andare a reperire le risorse per mantenere il deficit stabile. Ma una buona idea sarebbe quella di scrivere nella pietra che quattrini pubblici per sostenere le fabbriche dei sogni non ce ne sono più.


Il governo ha un grande alibi: la crisi economica. Che rende ovviamente più difficile e impopolare, la posizione di mercato e cioè quella che vede espulsi dalla competizione i più inefficienti. Si parla di meritocrazia, ma la bomba della disoccupazione alle porte, la rende un’etichetta senza contenuto. Il problema è che il conservatorismo spendaccione, così come il conservatorismo fiscale, facciano leva su un fattore diverso e più politico. Quello cioè di avere un’opposizione che sembra geneticamente incapace di mettere in mora questo esecutivo e che dunque lo sollevi dal dire (ogni tanto, mica sempre) qualcosa di destra>>>.

 

di Nicola Porro oggi 2 febbraio in prima pagina su “Il Giornale” (cartaceo)

 

PS Aggiungo una noticina su una notizia che mi sembra gustosa. Leggo che la signora Lario, ancora in Berlusconi, ha chiesto, per il suo divorzio, un assegno (annuale) di 700 milioni. Se è vero, si tratta di quanto chiede la Fiat, ma una tantum (almeno per il momento), per mantenere aperto lo stabilimento di Termini Imerese e garantire il salario a 1500 lavoratori (con rispettive famiglie). Donne del genere sono divenute le eroine della sinistra: la Lario, la D’Addario (che svolgono mansioni diverse, per carità, non mi si fraintenda!), ecc. Come sono cambiati i tempi rispetto a 30-40 anni fa!