Obama compie un errore strategico in Siria ed ora i giochi sono finiti per la strategia USA in Medio Oriente.

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[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: http://vineyardsaker.blogspot.co.uk/2013/06/obama-makes-strategic-mistake-in-syria.html]

In un articolo recente ho scritto quanto segue:

E allora, quando la fase “shock and awe” non è riuscita a indurre shock e sconcerto – cosa accade dopo? (…) un’invasione degli Anglos in Siria potrebbe facilmente iniziare un afflusso di volontari sciiti dall’Iran, dall’Iraq e dal Libano; ciò darebbe all’Iran l’occasione perfetta per “inviare dei volontari” (ricordate che gli studenti che assaltarono l’ambasciata USA a Teheran erano anch’essi “studenti civili volontari” e che il governo rivoluzionario negò di avere alcun controllo su di loro) (…) il fatto che gli USA o la NATO non possano mandare truppe sul terreno non significa che gli Iraniani, gli Iracheni o Hezbollah non possano inviare le loro. Infatti, cosa potrebbero fare gli USA se, ad esempio, Moqtada al-Sadr decidesse di spedire alcuni dei suoi seguaci a combattere i Takfiri in Siria? Potrebbero protestare e lanciare minacce, ma non c’è davvero molto altro che potrebbero fare (…) Questo è il grande punto debole della posizione USA/NATO: anche se le capacità degli USA/NATO/CENTCOM di realizzare una massiccia campagna di bombardamenti aerei e missilistici sono formidabili, essi non hanno niente altro con cui far seguito. In Medio Oriente tutti sanno che gli Americani non sono capaci di affrontare una rivolta faccia a faccia. Questi sono gli stessi che hanno usato i bombardieri invisibili B-2 sull’Afghanistan ma che più di un decennio dopo non riescono a controllare nemmeno mezza Kabul di giorno.

E come spesso accade, gli avvenimenti sul campo si susseguono molto più velocemente di quanto avessi immaginato.

Basandomi su informazioni provenienti da tre fonti diverse posso confermare che gli Iraniani hanno iniziato a schierare una grande forza militare in Siria. Posso citare apertamente una di queste fonti: in un articolo per l’Independent Robert Fisk ha scritto che “l’Iran invierà 4000 soldati in aiuto alle forze del presidente Assad in Siria“. Ci sono anche prove della presenza di volontari dal Libano.

Ritengo che possiamo ragionevolmente supporre che i 4000 iraniani inviati in Siria siano solo l’inizio e che Teheran ne possa mandare tanti quanti ne occorrono. Posso aggiungere che qui non si parla di civili armati di buone intenzioni, ma di Pasdaran altamente addestrati – pensateli come “quelli che hanno addestrato Hezbollah”. Una delle mie fonti più attendibili mi dice che l’intera operazione è coordinata da specialisti russi, mentre un’altra fonte parla addirittura di russi sul campo a fianco degli iraniani.

Sembra perciò che Teheran abbia deciso di prevenire un attacco USA/NATO alla Siria muovendo le proprie forze prima che si cominci a sparare. Devo dire in tutta sincerità che questa mossa ha tutti i connotati della decisione geniale, perché non c’è nulla che l’Impero degli Anglos possa fare per fermarla in questo preciso momento, e quando l’intera forza avrà preso posizione sarà impossibile bersagliarla separatamente.

Posso aggiungere che l’idea di inviare delle “brigate internazionali” è stata esplicitamente discussa nei circoli militari russi e ucraini, ma probabilmente le autorità russe desiderano mantenere al minimo la presenza visibile di russi etnici. Ciò che possono fare è inviare gruppi etnici russi che non hanno caratteri esterni slavi. Sto pensando, credeteci oppure no, ai Ceceni anti-Wahabiti che sono pienamente integrati nel servizio di informazioni militari russo GRU (i Russi hanno già fatto qualcosa di simile una volta in Libano).

Fonti sia russe che iraniane confermano che i rispettivi governi stanno cooperando strettamente nell’intera operazione e che stanno avendo luogo continue consultazioni. Nel frattempo, molte unità di Hezbollah vengono ritirate dalla Siria e dispiegate per difendere il Libano da un possibile attacco israeliano.

Morale della favola: è ormai chiaro che Barak Obama ha commesso un enorme errore – un errore strategico – con la storia della “linea rossa” e dell’uso “limitato di armi chimiche” da parte delle forze governative. Probabilmente Obama voleva garantire una posizione migliore agli insorti per i negoziati di Ginevra II, ma quello che ha invece ottenuto è uno spostamento radicale dell’equilibrio delle forze sul terreno. Combattere contro l’Esercito Siriano è una cosa, combattere contro i Guardiani della Rivoluzione è un’altra cosa, qualitativamente diversa. Impegnando già adesso queste forze, gli Iraniani mandano a Washington un messaggio intimidatorio: “non abbiamo paura di voi, e il nostro impegno in Siria è aperto ad ogni opzione”.

Come analista militare specializzato in analisi strategiche non posso che ammirare la straordinaria eleganza della mossa iraniana, perché essenzialmente dà scacco matto all’intero piano strategico degli USA per il Medio Oriente. Quando scrissi che non c’era verso che gli USA schierassero i loro soldati sul terreno, intendevo dire che non avrebbero osato farlo contro i Siriani. Ma, quantomeno, qualche americano molto ingenuo avrebbe potuto sperare che bombardando a sufficienza i civili siriani (a’ la Kosovo) il regime avrebbe finito con l’arrendersi. Con migliaia di Pasdaran iraniani sul terreno questa opzione non esiste più. Questo sviluppo, che solo Robert Fisk sembra aver rilevato, cambia davvero le carte in tavola. Ciò che esso significa per gli USA/NATO/CENTCOM/Israele/al-Qaeda è questo: “GAME OVER!”

L’alleanza russo/iraniana ha fatto ciò che le riesce meglio: ha risposto asimmetricamente alle mosse americane. Mentre tutto il mondo si concentrava sulle consegne di S-300 e sugli spostamenti della Marina Russa, costoro hanno essenzialmente sconfitto l’intera strategia USA cambiando qualitativamente la situazione sul terreno prima che gli USA potessero reagire.

A questo punto le possibilità per gli USA sono molto ristrette. Certo, possono ancora darsi a un’orgia di massacri di civili per punire i Siriani e impedire le elezioni. Possono denunciare l’intervento iraniano, ma poiché ormai il mondo intero sa che i ribelli sono per lo più stranieri e – per ammissione degli stessi Stati Uniti (!) – supportati da Washington, si tratterebbe di una denuncia a vuoto. Possono anche fare la scelta più saggia, cioè guardare dall’altra parte ignorando la presenza iraniana sul campo e facendo finta che non sia successo nulla. Se decidessero di fare questo, potrebbero persino cercare di ottenere un accordo salva faccia a Ginevra II. Attaccare l’Iran non è sul tavolo (ancora meno dopo le splendide elezioni che gli Iraniani hanno appena concluso). Addossare la colpa alla Russia non è nemmeno sul tavolo, perché non c’è uno straccio di prova del coinvolgimento russo.

La guerra in quanto tale, naturalmente, è tutt’altro che finita. Ci vorrà del tempo prima che ciò accada. Tuttavia questo ne è sicuramente l’inizio della fine. Alle disonorevoli sconfitte in Afganistan e in Iraq, gli USA possono ora aggiungerne una non meno disonorevole in Siria. Bene.