P. SAVONA E M. VENEZIANI. DUE PROPOSTE PER LA DIFESA DELLA NOSTRA SOVRANITA’ NAZIONALE, scritto da Mauro Tozzato

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Sul Sole 24 ore del 10.08.2012 l’economista Paolo Savona critica le modalità con cui il governo Monti è intervenuto fino a oggi per tentare di limitare il debito pubblico italiano. La crisi della nostra  finanza pubblica, secondo il professore, deve essere aggredita sia per quanto riguarda la limitazione del deficit di bilancio pubblico sia, direttamente, rispetto all’eccesso di indebitamento dello Stato. In realtà l’attuale governo si è quasi esclusivamente interessato del primo problema, quello del deficit di bilancio

<<aumentando la pressione fiscale e affidando alla formazione di avanzi di bilancio la cura del secondo, affermando erroneamente che questa è ciò che ci richiede l’Europa; questa seconda scelta è tutta nostra, perché potevamo agire iniziando a cedere il patrimonio pubblico. Ciò ha aggravato la crisi deflazionistica già in atto e ha aggiunto due nuovi problemi: la sfiducia del mercato sul futuro dell’economia italiana e sulla possibilità che la politica intrapresa sia portata avanti dopo le elezioni>>.

A questo punto Savona ricorda che insieme ad Antonio Rinaldi ed altri colleghi egli è autore di una proposta di politica economica che è così sintetizzabile: 1) iniziare portando avanti l’obiettivo “intermedio” della cessione del patrimonio pubblico; 2) in questo modo ottenere il risultato di risparmiare sulla spesa per interessi già iscritta in bilancio e impedire che lo spread elevato si incorpori nel nuovo indebitamento restando fuori dal mercato delle nuove emissioni per un lungo periodo; 3) a questo scopo fare in modo che l’operazione sia massiccia (almeno 400 miliardi) e non diluita nel tempo, sia affidata a mani private assistite da importanti finanziarie internazionali (JPMorgan, Goldman Sachs, Mediobanca), sia data in gestione a persone competenti e stimate dalla pubblica opinione e in questa maniera  offrano vantaggi di una loro valorizzazione da incorporare in warrant. Ovviamente non mi sento in grado di esprimere una valutazione su questa proposta del noto economista ma riguardo alle modalità della cessione del patrimonio pubblico è necessario che ne venga considerato il carattere politico tale, in questo momento, da risultare  determinante per le future prospettive del nostro sistema-paese. A questo proposito così continua Savona nel suo articolo:

<<Oggi ci viene prospettato che non vi sia soluzione diversa dalla cessione di sovranità fiscale per ottenere assistenza dall’Unione Europea, mentre è possibile ancora condurre un’operazione di consolidamento vantaggioso del debito pubblico[…].In contropartita dell’allungamento della scadenza dei titoli in essere almeno oltre una legislatura[si potrebbe proporre.N.d.r.] un tasso dell’interesse pari all’inflazione, più una piccola percentuale della crescita, ossia garantire il rimborso del potere di acquisto attuale. I titoli sarebbero ovviamente negoziabili sul mercato e non vi sarebbe un blocco dei risparmi. Deve essere chiaro che chi preferirà la prima soluzione verrà giudicato dalla storia per aver accettato la colonizzazione del Paese pur potendola evitare>>.

Nel caso specifico pare che Savona tema un indebolimento della nostra sovranità nei confronti della Ue, e quindi in particolare della Germania e della Francia, con totale sottovalutazione del controllo che gli Stati Uniti mantengono sulle nostre maggiori istituzioni ed aziende politiche ed economiche grazie all’azione del capo del governo e del Presidente ex-comunista. Perciò nel suo discorso manca la giusta attenzione nei confronti delle nostre aziende di punta – tutt’ora fortunatamente appoggiate dallo stato e la cui totale privatizzazione risulterebbe deleteria – e del nostro apparato industriale che versa in gravi difficoltà Di tutt’al’altro tono rispetto all’approccio economicistico di Paolo Savona appare l’intervento di Marcello Veneziani su Il Giornale del 10.08.2012. L’approccio iniziale è quasi filosofico:

<<Sovrano non è chi segue la realtà ma chi la cambia, decide un altro corso. Il male principale della nostra epoca è la riduzione dei processi storici e umani a puro automatismo: ovvero non si può fare che in questo modo, la tecnica o i bilanci hanno delle esigenze inderogabili, matematiche, da cui non si può prescindere e tantomeno modificare. Sovrano è colui che libera l’uomo dall’automa e lo restituisce alla responsabilità di decidere>>.

Evidentemente il saggista, qui, si rifà al suo background culturale in cui si mescolano toni esistenzialistici e decisionistici con una spruzzata di  attualismo gentiliano; Veneziani rivendica l’autonomia, la sovranità della politica rispetto ai meccanismi impersonali del mercato e della finanza capitalistici e più in generale il primato della direzione politica rispetto alle varie forme della tecnica. D’altra parte la techne “dominante”, nella formazione sociale attuale, è sicuramente quella politica e militare tanto che Umberto Curi, ad esempio, può affermare: << Come Platone osserva, città è polis, politica è politiké techne e guerra è polemos. Tutti e tre questi concetti hanno la medesima radice che è ‘pol’, derivante dall’indoeuropeo ‘ptol’, che troviamo alla base tanto della guerra, polemos, quanto della politica, politiké techne>>. Veneziani poi si sofferma, estesamente, sulla sovranità nazionale a partire dagli accordi in ambito Ue (come il fiscal compact) che ne minano la sostanza; pur non rinnegando del tutto il progetto di un unione sovranazionale egli rivendica la necessità per la nazione italiana di mantenere una sovranità popolare, monetaria, linguistica e soprattutto statale. Per sovranità popolare si deve intendere, fondamentalmente, l’autonoma scelta da parte di un popolo – stanziato in un determinato territorio – di darsi le istituzione che preferisce e di eleggere i propri rappresentanti – rifiutando implicitamente le forme di governo tecnocratiche che rappresentano in sostanza il risultato di una situazione di stallo tra gruppi dominanti in conflitto – all’interno di un paese. La tecnocrazia risulta essere, allora, la longa manus tramite cui possono intervenire forze legate alle potenze straniere predominanti per stabilire  regole che garantiscano la sudditanza del paese subdominante.

Mauro T. 12.08.2012