PER LA SOVRANITA’, CHE NON SIA UN NUOVO FETICCIO, di GLG

LAGRA21

1. Parto da qui, ma solo per trovare un inizio:

http://www.ilgiornale.it/news/politica/lettera-berlusconi-teniamo-grecia-e-cambiamo-leuropa-1147318.html

Basta sciocchezze e basta dar credito a quest’individuo. Bisogna riconoscere che per qualche anno ha avuto, in politica internazionale, una funzione meno negativa della “sinistra”. Certo che non rompeva con gli Usa. Tuttavia, vorrei ben vedere chi lo avesse potuto fare. In ogni caso, per suoi interessi o meno, ha favorito gli accordi Eni-Gazprom (per il Southstream) e ha accettato, se non promosso, un minimo di asse Russia-Italia-Libia. In quest’ultimo paese, non solo l’Eni, ma alcune migliaia di nostre piccole e medie imprese (e alcune grandi), erano interessate a non irrilevanti progetti infrastrutturali. Nel 2010, Gheddafi fu ricevuto con grandi onori a Roma e ci fu il primo discorso italiano di riconoscimento dei nostri torti da colonialisti in Libia. Nemmeno un anno dopo, Gheddafi fu di fatto tradito (nel senso di abbandonato, e lui mostrò persino meraviglia) da Berlusconi. Non dico che questi fosse convinto di doverlo abbattere (anzi manifestò dubbi), ma si piegò e il suo governo (con l’orrendo Frattini) appoggiò in pieno Francia e Inghilterra che aggredirono la Libia per conto degli Usa (con la loro nuova tattica di stare dietro le quinte, ma fino ad un certo punto; la flotta americana lanciò parecchie decine di missili per aprire la strada agli aggressori distruggendo le non elevate capacità difensive libiche).

I nostri interessi furono colpiti a morte. L’Eni scese al 25% nel Southstrem che poi ha fatto la fine che sappiamo. E le nostre migliaia di imprese hanno subito un danno enorme. Ma la Libia era proprio uno degli obiettivi fondamentali dell’offensiva statunitense denominata “primavera araba” e appoggiata da tutti i mascalzoni, anche di “estrema sinistra”, che giocano all’antimperialismo. E’ stato spezzato il costituendo asse Mosca-Roma-Tripoli, che avrebbe potuto avere alla lunga una funzione di qualche rilievo per le sorti del sud Europa e altri paesi, con incrinature pericolose per gli Usa in merito al completo asservimento europeo, i cui più infami sostenitori si trovano in tutta la “sinistra” europea (moderata o estrema che sia).

Da allora però Berlusconi ha accettato, pur con semplici “lamenti”, di servire i piani dei venduti agli Usa; non va confuso con la “sinistra”, ma non ha più coraggio alcuno. E anche i suoi rapporti con Putin, il suo segnalare (di cui i giornali di destra si fanno altoparlante) la “miopia” euro-americana sull’Ucraina, il suo sostenere che non si deve isolare la Russia (con grave danno per l’economia europea e italiana in particolare), fanno parte di un complesso gioco in cui di fatto, mentre da una parte c’è l’avversione più acuta e scoperta nei confronti di Mosca, dall’altra si mantengono canali aperti al fine di creare infine quella situazione di pantano – e di sostanziale “balcanizzazione” di tutte le questioni aperte, dalla Siria all’Ucraina ecc., nel mentre si lascia di fatto alla Turchia il ruolo di appoggio assai poco mascherato all’Isis, si trantrana in segreto con l’Iran e si attenua l’appoggio ad Israele, ecc. – che intenderebbe impegnare i russi in una “guerra di logoramento”. D’altronde anche Putin conosce questo gioco e mi sembra pure lui intenzionato a tenere aperti quei canali (perfino tramite la finta “amicizia personale” con Berlusconi), perché in questo momento preferisce comunque posizionarsi in stallo.

2. Una delle manovre che andrebbe sventata è proprio quella di chiacchierare sulla riforma dell’Europa o invece sull’uscita da essa (e magari dall’euro). Queste due posizioni sono quelle tipiche dell’antagonismo “antitetico-polare”, dove scelte apparentemente contrapposte si sostengono in realtà vicendevolmente e bloccano ogni possibile avanzamento verso quella decisione, che potrebbe infine danneggiare il paese predominante. Basta con questa finzione di essere critici mentre in realtà si devia l’attenzione dalle mosse fondamentali da compiersi contro la prepotenza di quel paese. E si pregano coloro che, in buona fede (perché ce ne sono molti), sostengono l’uscita dall’Europa e dall’euro di rivedere velocemente le loro posizioni. Non è questo il fine precipuo da perseguire per dare un colpo alla predominanza statunitense. Bisogna lavorare a che si affermino in paesi europei decisivi (Germania e Francia, con possibile appoggio italiano) forze autenticamente sovraniste, che lavorino, fra l’altro, a bloccare gli accordi di “libero scambio” tra gli Usa e il nostro continente (l’Inghilterra venga isolata al momento) e a stabilire veri accordi con la Russia.

Non però accordi “favolistici” per sostituire i finanziamenti americani ed europei alla Grecia con quelli russi; questo non lo si potrà ottenere per tempi lunghi. Bisogna invece che si affermi lo spostamento dell’asse politico delle alleanze. Bisogna che i Servizi francesi e tedeschi (e subito dopo quelli italiani) vengano risanati dalla perniciosa influenza statunitense (diretta o tramite la Nato e la UE) e si stabiliscano più efficaci legami con quelli russi, lavorando sul serio ad indebolire le posizioni americane in Ucraina e nell’est europeo; e difendendo semmai quei paesi (tipo Ungheria) che sembrano emettere qualche “gemito” di indipendenza. Bisogna lavorare in modo abbastanza coperto (come hanno fatto i “maledetti” che hanno dissolto il troppo debole legame Mosca-Roma-Tripoli) per spostare infine i rapporti di forza nel nostro continente, sostenendo senza strafare, e con tutte le cautele del caso, la costituzione di un asse ben più solido Parigi-Berlino-Mosca, cui Roma si colleghi, ma con particolare astuzia e sotterfugi, perché noi siamo ben più pregni di forze serviliste filo-americane; e chi si muove in controtendenza rischia grosso. Gli Stati Uniti hanno Servizi zeppi di “assassini” ben preparati. Occorre nei maggiori paesi europei abilità estrema, ma anche decisione robusta; ed è indispensabile fare fuori infine la “sinistra” (e anche quella “destra” che non abbia capito) e mettere da parte, se occorre con tanti “sculaccioni”, chi gioca alla posizione antitetico-polare di cui si è detto.

La si smetta dunque di proporre l’uscita dalla UE e dall’euro. Questo stupido economicismo – che ha contagiato da ben più di un secolo tutte le menti dei paesi capitalistici, contrastato come al solito da una concezione antitetico-polare: l’aspirazione al potere politico, la volontà di potenza, ecc. – è negativo. Una simile soluzione – non preparata da un lavoro minuzioso per mutare i rapporti di forza e la rispettiva posizione occupata dai vari paesi nelle relazioni internazionali – porterebbe ad un disastro che si rifletterebbe sulla vita delle popolazioni, inducendole poi a chiedere l’aiuto dei soliti prepotenti, quelli più forti (cioè gli Usa). Insisto: si deve lavorare – e sarà un compito difficile, da svolgere con prudenza e studio accurato delle varie situazioni (pericolose) che si verranno a creare – ad un risanamento dei propri Servizi, liberandoli dall’influenza predominante degli Usa. Da qui si potrà ripartire verso un graduale “sconvolgimento” delle attuali relazioni tra paesi.

Basta scorciatoie e irresponsabile avventurismo sparso a piene mani. Altrimenti si può sospettare che non ci sia tanta buona fede, che si giochi alla contrapposizione con un “falso avversario” per coadiuvare la vittoria dell’effettivo nemico. E allora vuol dire che si è pagati, che arrivano finanziamenti per organizzare qualche “kermesse héroïque” contro l’euro, contro la UE, contro la Germania. Guardarsi da questi critici, urlanti e strepitanti a gran voce, seguiti da tutti gli ingenui che hanno ancora a mente la lotta degli oppressi, dei diseredati, contro gli imperialisti (nemmeno sanno che cos’è l’imperialismo questi ignoranti!).

3. E per ultimo (per il momento) veniamo proprio alla Germania. E’ probabile che sia, come detto più volte, il “maggiordomo” nella gran massa dei serventi. Però, potrebbe anche voler mettere in crisi la Grecia, e creare scombussolamenti in Europa, per non spingere semplicemente verso l’uscita o la riforma dell’Unione europea. Non si stia sempre a fidarsi delle apparenze. Tsipras sta giocando al Pilato: scelga il popolo (impaurito) se “liberare Gesù o Barabba”. No, tu ti fai coraggio e scegli. Si chieda una ricontrattazione ma facendo sapere, per vie più o meno coperte, che si accetta in questo momento la leadership della Germania se questa si muoverà con più decisione verso il sovranismo e il riposizionamento tra Usa e Russia. Quando nel 1953 si concessero condizioni di favore all’indebitata Germania uscita distrutta dalla sconfitta, lo si fece in fondo verso quella “occidentale”, e per motivi squisitamente politici; per legarla strettamente all’atlantismo, cioè al campo dominato senza contrasto alcuno dagli Usa e schierato nella “guerra fredda” contro l’Urss e il campo “socialista” (ci si scorda della “guerra di Corea” tra ’50 e ’53?).

Oggi le mosse da appoggiare sono quelle in cui si possa intuire (non sapere con sicurezza; mica vengono a dire a noi cose che poi danneggiano “il manovratore”) che si sta lavorando al “risanamento” sopra indicato e quindi per iniziare qualche mossa in direzione del mutamento delle relazioni internazionali. Fine ultimo e decisivo, ma non certo immediato, è l’asse Parigi-Berlino-Mosca che traini pure Roma. In Francia bisogna liberarsi del “sinistro” Hollande. Il FN deve diventare molto più efficace e deciso. In Germania abbiamo un gioco poco chiaro; e dovremo studiarlo e comprenderlo se possibile. In Italia figuriamoci; abbiamo il peggiore e più vile servo degli Stati Uniti. Mosca è in qualche modo obbligata a seguire il gioco, e a inserirvisi, con prudenza e flessibilità. Tsipras è ambiguo, cerca di barcamenarsi. Gli Usa infatti sono possibilisti, invitano la UE ad essere “comprensiva” verso la Grecia. Sanno che il gioco in atto ha come posta il mantenimento o l’incrinatura della loro preponderante influenza nell’area considerata cruciale (altro che Pacifico e Asia!). Per i prossimi 10 anni (e forse più) la partita decisiva è in Europa e in ciò che la contorna: paesi baltici, Ucraina e altri paesi più a sud-est (non so se anche Finlandia e scandinavi a nord); e Medioriente e Nord-Africa da cui, fra l’altro, potrebbe provenire una “invasione”.

Massima freddezza e lucidità; e BASTA CON L’ECONOMICISMO!!!!!! E’ un invito a quelli in buona fede (che sono tanti). Nei confronti degli altri, smascheramento continuo delle loro subdole argomentazioni e suggerimenti antitetico-polari. Siamo ad un tornante epocale. Pericoli grandissimi.

E per noi italiani? Salvini e Meloni devono assumersi ben altra responsabilità. Ed essere più chiari; in specie esautorando del tutto F.I. con Berlusconi. Dicano tutto quello che sanno degli intrighi di quest’uomo negli ultimi, diciamo, quattro anni almeno. Ha preso paura, si è piegato come un giunco. Metterlo da parte. Quanto alla “sinistra”, abbiamo ormai a che fare con “malati gravi”. La maggioranza di questi è ormai degenerata e non ha più dignità né la benché minima intelligenza. Una parte di quelli in buona fede parla ancora di “lotta di classe”; ma dove stanno?! Altri, ormai delusi da quel po’ dalla mitica “classe operaia”, spadellano idiozie sulla lotta dei popoli oppressi contro gli imperialisti; magari sostenendo, come fanno alcuni particolarmente rincretiniti, che la “coda”, Israele, muove il “cane”, gli Usa, che oggi “scodinzola” spesso proprio in direzione di questi “oppressi”.

Si capisca però che ancora più vecchia è la “mano invisibile” del mercato (1776, “Ricchezza delle nazioni” di Adam Smith). Anche i liberisti, pur essi economicisti tanto quanto i critici “anticapitalisti”, capiscano – mi rivolgo ovviamente a quelli in buona fede – che bisogna liberarsi di tutta la zavorra accumulata in secoli.

Basta, si urli: alla politica! Esattamente come un tempo si gridava: alle armi! Con lo stesso spirito battagliero. E oggi la politica da svolgere con la massima urgenza deve puntare alla creazione di un asse antistatunitense; indubbiamente partendo dalla difesa della propria sovranità. Tuttavia, si eviti che pure questa diventi un “feticcio”. Ci manca solo che ci si appelli soltanto all’orgoglio nazionale. Dobbiamo capire che difendere il proprio paese (e certamente anche le proprie industrie se servono alla POLITICA di indipendenza) ha senso per controbattere 70 anni di predominanza statunitense e iniziare a stabilire collegamenti tra i principali paesi europei, con sguardo ad est, appunto per screpolare tale preminenza. Per favore, smettetela però con l’eurasia, come se fosse la culla della “civiltà” e della cultura.

Mettetevi in testa che gli Usa non hanno prodotto zero in fatto di cultura. E se andiamo ad una battaglia solo su questo piano, sarà dura. Dobbiamo far meglio capire che cosa significherà d’ora in poi la subordinazione agli Stati Uniti in tutti i sensi: culturale, economico, sociale in generale. Se non riusciamo in questo, lasceremo il passo a chi ha più mezzi e perfino si presenta con aspetti più soft, più gradevoli, al palato di chi ha gusti un po’ grossolani. Dobbiamo capire molto di più il mutamento d’epoca cui siamo di fronte.