PUNTO DI NON RITORNO di M. Tozzato

Certamente il risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno risponde in una maniera addirittura superiore, rispetto alle aspettative, alle valutazioni e alla critica serrata che anche su questo blog stiamo portando avanti da tempo. Non crediamo, naturalmente, che coloro i quali hanno abbandonato e affossato questo ceto politico corrotto, incapace e totalmente nichilista, siano stati influenzati direttamente da argomentazioni razionali e analisi teoriche ma lo stato emotivo che si è costituito in questa circostanza, nelle coscienze di una notevole massa di persone, ha sicuramente sintetizzato in maniera intuitiva una serie di fatti macroscopici relativi al nefasto periodo del governo Prodi. Può essere, forse, inutile elencare adesso tutte le nefandezze avallate da questa presunta sinistra “radicale” anche se Berlendis [Le Guerre della sinistra, pubblicato sul blog il 14 aprile, NDR] ha fatto benissimo a riassumere la parte relativa alla politica estera e all’interventismo militare; di fatto il tentativo bertinottiano si fondava su una scommessa riguardo alla possibilità di presentare ai creduloni del cosiddetto “popolo di sinistra” un progetto che coagulasse una certa “massa critica” di consensi attorno a una presunta forza politica liberale di sinistra in grado di porsi in termini alternativi rispetto alla struttura sociale dominante. Questo ceto politico mediocre  non si era reso  conto che in realtà – nonostante le costruzioni ideologiche del circo “altermondista” pretenda che  sviluppi attuali in altri paesi possano mostrare il contrario (es. America Latina) – questo spazio attualmente non esiste o comunque è destinato a scomparire nel medio e breve periodo anche per forze che si pretendano anticapitalistiche. Per quanto riguarda quell’effimero prodotto politico-ideologico che è la sinistra liberale è apparso evidente che un ceto politico miope non si è accorto che essa ha praticamente cessato già di  esistere.  La caduta del comunismo storico novecentesco si è portato dietro, come si è visto da tempo, anche il crollo delle altre componenti politiche che in maniera diversa e più mediata si ponevano il problema di una trasformazione contro il capitale: il socialismo rivoluzionario, il socialismo democratico e il socialismo liberale. In questo contesto, ha tentato di ritagliarsi uno spazio quella che chiamiamo  sinistra liberale la quale ha trovato fin dagli inizi degli anni Settanta (del novecento) in John Rawls il suo principale teorico di riferimento.  La parabola politico-teorica del pensatore americano appare particolarmente indicativa: a partire dalle posizioni iniziali di Una teoria della giustizia e Hiroshima: non dovevamo !  Rawls è passato ad una progressiva rinuncia alle istanze di equità sociale sostanziale per aderire virtualmente alla “consacrazione” della formazione sociale dei gruppi dominanti in conflitto strategico sulla base di una organizzazione economico-produttiva capitalistica – anche se ovviamente il linguaggio del filosofo americano è molto diverso da questo – sistematizzata nel suo libro intitolato Liberalismo politico. In Giustizia come equità. Una riformulazione , pubblicato nel 2001, Rawls riformula i due principi (fondamentali) di giustizia in questi termini:

<< A) Ogni persona ha lo stesso titolo indefettibile a uno schema pienamente adeguato di uguali libertà di base compatibile con un identico schema di libertà per tutti gli altri.

      B)  Le diseguaglianze sociali e economiche devono soddisfare due condizioni: primo, devono essere associate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizione di equa uguaglianza delle opportunità; secondo, devono dare il massimo beneficio ai membri meno avvantaggiati della società (principio di differenza).>>

L’unica dimensione presa in considerazione è, al solito, quella “orizzontale” del mercato tra soggetti sociali considerati come “eguali”. Su questa base deve però svilupparsi una dinamica conflittuale-competitiva che produce “diseguaglianze sociali e economiche” – ovverosia posizioni di supremazia di alcuni gruppi rispetto ad altri – sempre provvisorie come le alleanze e le strategie per ottenere questa supremazia stessa. La necessaria copertura ideologica di questi processi, di questa finzione di democrazia (economica e politica), richiede comunque la presenza – ad opera di un ordine politico costituzionale-democratico ragionevole – di norme procedurali di regolazione, regolarmente eluse, che dovrebbero garantire la correttezza delle “attività” sul “mercato competitivo” e  permettere eguali opportunità di vittoria nei conflitti. Infine, soprattutto in determinate congiunture, si dovrà tener conto di quella parte dei gruppi dominati che si trovino in condizioni di vita e di reddito particolarmente svantaggiose. Rawls, in fondo, si limita a considerare che per costoro uno sviluppo quantitativamente e qualitativamente elevato del loro sistema-paese rimane l’unica soluzione valida. Quello che nel nostro paese si è manifestato come Partito Democratico appare dunque la logica conclusione di un processo teorico e politico di lungo periodo mentre l’inconsistenza del tentativo degli “arcobaleni” ha risuonato come “campana a morto” anche per i fanatici idolatri e feticisti che pensano di trarre dalla riproposizione di un simbolo, dal passato certo glorioso, “miracolosi” risultati. Per le persone della mia generazione che hanno vissuto – non solo nell’analisi teorica e nella pratica politica razionale – il tramonto del comunismo e del marxismo otto-novecentesco,  questa “fine di un epoca” significa anche la necessità di recidere alcuni legami affettivi e emotivi con il proprio passato esistenziale.   Ma per continuare a vivere, a pensare e, magari per un lungo periodo di tempo, contribuire esclusivamente sul piano teorico e culturale all’avvento di un nuovo agire politico per una nuova fase non possiamo non seppellire ciò che è ormai morto e contemporaneamente salvaguardare ciò che del passato storico, spirituale e materiale, è ancora degno di essere ripensato per un progetto nuovo di trasformazione contro il capitale.

 

Mauro Tozzato                        17.04.2008