QUALE TEORIA IN CRISI? Di M. Tozzato

 

Nel suo articolato intervento Gianni Petrosillo ha voluto, tra l’altro, rimarcare il complessivo fallimento e degenerazione della cosiddetta cultura di sinistra con riferimento particolare a coloro che  “giurano sulla Bibbia” affermando che mai e poi mai rifaranno un centro-sinistra perché loro sono i “veri comunisti” e perciò stesso la “vera sinistra”  . La mancanza completa di riflessione critica e di capacità di  ragionare dialetticamente – cioè di “aprire” i problemi per cercarne le contraddizioni interne – ha portato, e porterà, anche questi “comunisti” a costruire una elencazione ultraschematica di slogan rivendicativi al posto di un programma fondato su una riflessione teorica seppur minimale. E’ così che le complicate questioni energetiche ed ambientali vengono risolte in due parole anche se poi “l’esperto” dell’argomento scriverà alcune pagine per esporre la sua scienza della perfette tautologie ovvero  che “il bianco è bianco è il nero è nero” o, il che è lo stesso, che il rosso-verde è il  rosso-verde perché comunque l’unica soluzione è il ritorno alla vita bucolica e l’eliminazione di  tutti i veicoli a motore per andare solamente a piedi e in bicicletta (anche se cinesi e indiani non sono d’accordo). In maniera altrettanto dogmatica – ahi !, quanto rimpiango lo Stalin dei Problemi economici del socialismo in URSS e del suo breve saggio sulla linguistica – mi si spiegherà che vi sono cinquanta forme di identità sessuali e possibili combinazioni duali o plurime tra esse, e senz’altro questo potrei anche accettarlo, ma poi mi direbbero che sono innumerevoli anche le forme familiari e a nulla servirebbe ricordare che a Greci e Romani, tra i quali l’omosessualità non era solo tollerata ma bensì apprezzata, non è mai passata per l’anticamera del cervello che una coppia di uomini ( o di donne) potesse unirsi in un  “matrimonio” ( e non invece soltanto in un unione che legalmente garantisse i diritti della coppia) e adottare dei figli per diventare una “famiglia a tutti gli effetti” che si caratterizza per essere luogo di produzione, forma economico-sociale di erogazione ma anche luogo di riproduzione biologica, sociale e culturale. Per quanto riguarda la sacrosanta lotta contro il patriarcato e per debellare  la discriminazione nei confronti delle donne e soprattutto  l’oppressione violenta e generalizzata ( per tutte le esponenti del sesso femminile) che esse subiscono nella maggior parte del mondo extra-occidentale ci capita, a latere, di veder riproposti discorsi come quello di Flore Murard-Yovanovitch – citata da Lea Melandri in un recente saggio – :

<<Il periodo è quasi storico tanto sono  nuove le varie esperienze sociali alternative che percorrono la società. Essa, se la si ascolta, freme di mille proposte: esige (invece del linguaggio dei bisogni) una nuova modalità del vivere e del rapporto sociale. Mille sono le invenzioni dal basso: rete di riciclaggio oggetti; scambio di expertise, rete di ecologia sociale, centri sociali, interi gruppi di persone che scelgono di vivere con poco. Questi movimenti praticano nel quotidiano “ la politica del rifiuto dell’economizzazione della vita”, e rimettono al centro della vita rapporti umani e tempo libero>>.

E “riprendendo” il 68’ Lea Melandri ricorda Elvio Fachinelli:

<<E’ questa diversa  logica di comportamento rispetto al reale e al possibile che io chiamai “desiderio dissidente” … l’aspetto iniziale, e si potrebbe dire genetico, del movimento, che viveva contrapponendosi alla logica del soddisfacimento dei bisogni fino allora dominante.>>

Più avanti, fine anni settanta inizio ottanta (del Novecento), sarebbero divenute di moda le “macchine desideranti” e le “macchine da guerra nomadi” di Deleuze, Guattari e Negri per non parlare del “rifiuto del lavoro” da cui forse Revelli, in maniera un po’ confusa, ha tratto la sua ipostasi del Volontario. Io in quel periodo lavoravo in una impresa di manutenzioni a Marghera in mezzo ai forni per produrre alluminio e alle tramogge di carbone delle centrali elettriche da svuotare periodicamente. Però frequentavo anche i ragazzi del “movimento” e leggevo qualcosa anche per capire cosa volesse dire “rifiuto del lavoro” ( lavorare in maniera diversa pensavo io, ma non era così): la maggior parte aveva concluso che bisognava cercare di soddisfare in maniera diretta i propri “desideri” “senza passare” per il lavoro.

La cosiddetta  “sinistra comunista” di oggi si domanda come mai abbia trionfato in maniera così netta l’individualismo ed in genere, invece di guardare nella “propria storia”, lancia accuse verso la cultura di destra, i liberali e i liberisti per non parlare del “Capitale” con la C maiuscola; si ricomincia a parlare di recuperare il legame sociale e la comunità ma due operazioni sono “tabù”: ripensare una teoria che aiuti a comprendere la formazione sociale attuale e riprendere in maniera onesta e critica una riflessione sulla nostra storia recente. Si riuscirebbe allora forse a far luce, in maniera analitica, sulla genesi di determinati fenomeni sociali e sulla vasta devastazione culturale ed essi connessa.

 

Mauro Tozzato            02.08.2008