RESPIRIAMO SOLLEVATI

Leggere oggi i giornali di “destra” (quelli berlusconiani e quelli di meno stretta osservanza) desta in fondo sollievo. Chiedono che finalmente si elimini Gheddafi e non se ne parli più. Credono di essere machiavellici e sono solo deficienti, ottusi, oltre che naturalmente delinquenti. Solo che, da ormai oltre un secolo, anche gli assassini sono in continuo scadimento. Dal Macbeth erano già passati al macellaio Mackie Messer di Brecht. Adesso, per capire che la loro scatola cranica è vuota se non di pura cattiveria meschina e senza prospettive né progetto alcuno, si deve vedere il film “Piccoli omicidi”, che gioca sull’imbecillità dei nuovi dissennati criminali in chiave di ironia.

   Comunque, ho respirato di sollievo: finalmente questi bestioni sono crollati, non possono più fingere perché non sanno nemmeno quello che stanno combinando, non vedono se non fino al giorno dopo. Per loro l’unico cinismo praticabile è quello dell’omicida, che si sente tranquillo di uccidere grazie al fatto di ammazzare chi non ha grandi mezzi di difesa. Ci trovassimo di nuovo al 25 aprile, questi vili scapperebbero, se la farebbero addosso, chiederebbero pietà e poi, passata la bufera, i sopravvissuti si metterebbero a gridare contro la spietatezza di chi li ha fucilati – risparmiandone troppi! – dopo che avevano commesso impuniti mille soprusi ed eccidi con l’arroganza del “sentirsi in sella”.

    Non ci adiriamo contro questi piccoli criminali; sono infine nei loro panni usuali: razzisti e ottusi, incapaci di uscire da una qualsiasi situazione se non pensando di schiacciare tutto ciò che li infastidisce perché esigerebbe un briciolo di intelligenza (e non l’essere venduti a più stupidi e inetti di loro) per poter comprendere la verminosa condizione di servi in cui si trovano. A questo punto, non vedo giornalista, di quelli che sembravano dotati di un minimo di acutezza e di un certo margine di autonomia, che non sia allo sbando. Non cito nemmeno i nomi, penso che a tutti verranno in testa. In pochi mesi, lo sbracamento è stato totale. E’ comunque un bene, anche se so che la “traversata di questo deserto” (di intelligenza e dignità) sarà presumibilmente lunga. Tuttavia, se ne uscirà com’è sempre accaduto nella storia: con qualche dramma e molte sofferenze. Coloro che ne usciranno sappiano, al momento opportuno, non avere alcuna pietà; tanto poi, passato il “momento di grazia” – in cui si ha piena libertà di gettare questi rifiuti umani nel bidone della spazzatura – i figli di puttana, gli eredi di quelli d’oggi, una volta che siano riusciti a sopravvivere ricominceranno come i loro “padri” attuali.

   Ribadisco comunque che quelli, per lunga tradizione considerati di destra, non mi indignano nemmeno. Diverso il sentimento per coloro che hanno finto per decenni di essere di “sinistra”. In definitiva, per quanto riguarda il gruppo di gran lunga maggioritario d’essi, si tratta come detto più volte di gentaglia che ha rinnegato il comunismo. Invece di fare semmai un’autocritica, una riflessione profonda sulle ragioni (storiche e politico-ideologiche) di un fallimento, si sono venduti ai peggiori reazionari e hanno creduto di essere così montati sulla “cresta dell’onda”. Alcuni hanno, in buona o mala fede, resistito per qualche tempo, hanno cianciato di voler rifondare il comunismo, si sono messi a fare i “frati scalzi”, a partecipare alle carnevalate dei no global, hanno finto di fondare “centri sociali” (centri di raccolta e formazione di altri “piccoli delinquenti”). Poi, in nome di fantomatiche e inventate “rivolte dei popoli”, si sono allineati alla canea dei reazionari; alcuni, più vomitevoli di altri, hanno giocato ai pacifisti, ma sapendo bene di allinearsi in definitiva agli assassini.

    Contro questi, detti di “sinistra”, noi continuiamo a provare sentimenti “più vivaci”, proprio perché il rinnegato e il traditore, l’ipocrita e il “sepolcro imbiancato”, suscitano maggiore rabbia. Ribadisco che sono loro la causa principale delle “mostruosità” cui assistiamo oggi. Ed infatti, alla fin fine le appoggiano (a partire dal loro “uomo di punta”, che non si è risparmiato viaggi a Washington). Quanto alle piccole e disperate schiere di quelli che recitano la parte dei “frati scalzi”, sono ancora più disgustosi nelle loro mene, difficili da definire; se i principali criminali sono quelli dei “piccoli omicidi”, non saprei come classificare, dove situare, questi delinquentelli da quattro soldi, ma non meno laidi degli altri. Comunque, questa è la situazione, degradata e precipitata in pochissimi mesi (ovviamente era in gestazione da tempo, qualche blando sintomo era stato segnalato, ma certamente non colto nel suo significato così disastroso).

    Non mi metto a mimare i “grandi” ripetendo il fatidico “che fare”, leitmotiv di tanti dementi nel ’68 e dintorni. Adesso, stiamo molto peggio di allora. Nemmeno siamo al colonialismo (con effettivo policentrismo imperialistico) di fine ‘800. Allora era in piedi un “movimento” forse detto con troppa enfasi “operaio”, ma comunque reale. Inoltre, al tradimento socialdemocratico si oppose, pressoché contestualmente, una risposta di altre frazioni non disposte ad abbandonare la lotta anticapitalistica. Oggi, gli anticapitalisti sono i peggiori furfanti, di infimo calibro, al servizio del peggiore capitalismo, del più banditesco all’interno dei singoli paesi come nell’arena internazionale. Allora, esistevano precisi punti di resistenza “teorica” e di riflessione autenticamente critica della società capitalistica in trasformazione. Oggi tutto viene oscurato da bestioni che si fingono custodi della “tradizione” anticapitalistica, mentre altri recitano la parte di innovatori sul piano meramente moralistico e “umano”, facendo appello ai “buoni sentimenti”.

    Ebbene, proprio questo degrado apre a noi spazi immensi, che non saremo così sciocchi da pensare di occupare con le nostre poche forze. Tuttavia, o si comincia a pensare la “traversata nel deserto” oppure siamo morti fin d’ora. Non fingiamo però più di avere per amici coloro che oscurano ancora le necessità di una seria analisi (scientifica) dei tempi attuali. Il buonismo di certi semplici antimodernisti, oscurantisti, li ha invece completamente travisati e tolti alla vista di elementi giovani, che potrebbero dare un ottimo contributo se finalmente prendessero a calci in bocca chi predica i “buoni sentimenti”. Non è che a me faccia piacere, ma dovrebbe essere evidente a tutti che siamo di nuovo in tempi bui, “quando parlare d’alberi è quasi un delitto, perché su troppe stragi comporta silenzio”.

    Dobbiamo essere machiavellici, non oscurando l’analisi accurata e “oggettiva” (che significa soltanto lucida, fredda, disincantata) di quanto accade sotto i nostri occhi (mai dotati della “vista di Dio”), prendendo però di petto sia il meschino e vile machiavellismo dei puri assassini dei
“piccoli omicidi” sia l’“alto senso di umanità” di chi si esime dall’immergere le mani nella merda che ci circonda. C’è tanta merda, e liquida. Proprio per questo, è difficile anche per chi la sparge seguire tutti i rivoli che si formano e stabilire con estrema precisione dove deve andare. Abbiamo avuto spiacevoli sorprese – ma non tutte così sorprendenti; certe direzioni si intuivano, anche se non era facile valutare la portata e l’intensità delle correnti – e in futuro potrebbero verificarsene molte altre; e in differenti sensi di marcia. Altri eventi sono oggi in gestazione, ma certo non sono così visibili al nostro occhio; altrimenti non saremmo un blog, ma la sezione staccata di ben altri “posti d’osservazione”. Cerchiamo di essere massimamente attenti, consapevoli però che sempre ci sfuggirà qualcosa. Quanto più liquidi saranno i “materiali in movimento”, tanto più difficile sarà seguirne l’andamento (ripeto che è già difficile per chi li muove, per chi “assiste”….).