Riceviamo e pubblichiamo. Turchia laica contro svolta islamica o altro! (di O. Pesce)

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Entriamo subito nel merito del problema Turchia:

1)                 dal 1923 fino al 1950 è rimasto al potere il regime instaurato da Ataturk nel quale regnava l’autoritarismo laico e nazionalista, sostenuto – a norma di Costituzione – dalle forze armate. Dopo la seconda guerra mondiale il governo, sotto la pressione angloamericana, ha introdotto il multipartitismo, che però è stato bloccato due volte da colpi di stato dell’esercito (1960 e 1980). Da dieci anni vince le elezioni il partito islamico di Erdogan “Giustizia e sviluppo”.

2)                 la Turchia confina col Caucaso, l’Iran, l’Iraq, la Siria e controlla il Bosforo, ossia il passaggio dal Mar Nero al Mediterraneo. Questo rende la Turchia strategicamente importante a livello mondiale. Le forze armate turche all’interno della NATO sono seconde solo a quelle USA, con poco più di un milione di soldati, che ne fanno in Medio Oriente la più forte potenza
militare oltre a Israele; la base aerea di Adana ospita 90 bombe nucleari; dal 1998 la Turchia persegue un programma ventennale di modernizzazione degli armamenti per 160 miliardi di dollari.

3)                 la popolazione è composta da turchi, curdi (non riconosciuti dal governo, definiti “turchi di montagna” ai tempi di Ataturk, “turchi orientali” dal 1980), ecc. La stragrande maggioranza della popolazione è sunnita, ma esistono anche sette islamiche come gli alauiti, presenti anche nella vicina Siria; pertanto esistono differenti tradizioni e aspetti culturali.
Cosa è avvenuto nell’ultimo decennio?

a) la Turchia ha vissuto il miracolo economico. L’unione doganale con la UE ha stimolato la produzione industriale e attirato investimenti esteri, soprattutto da USA e Germania, ma ha anche spinto le importazioni; la UE resta il primo partner commerciale e la principale fonte di investimenti, ma con la crisi che l’ha investita molti capitali escono rapidamente dalla Turchia, la cui economia dal 2012 è rallentata.
b) i militari sono stati esclusi dal potere ( nel 2011 nell’inchiesta sulla gladio turca furono incriminati 14 generali e 160 ufficiali superiori con l’accusa di cospirazione, ancora, nel 2002 nell’affare Beyloz una parte dei militari furono accusati di voler rovesciare il governo guidato da Erdogan ecc.).

c) negli ultimi tre anni si è rotta l’alleanza con Israele: basta ricordare i nove morti causati dall’attacco israeliano alla nave turca Mavi Marmara diretta a Gaza (31 maggio 2010).
d) Erdogan vuole imporre alle donne turche di rimettersi il velo (ne ha abolito il divieto nelle università, elementari e medie, e nelle competizioni sportive): per questo nelle manifestazioni sono molto attive. Ha fatto approvare in maggio la legge che vieta il commercio di alcolici nei pressi di scuole e moschee e tra le 22 e le 6. Negli stessi giorni uno scrittore è stato condannato a tredici mesi di carcere per blasfemia, per un articolo giudicato offensivo di Maometto.
Secondo l’opposizione Erdogan ha un programma non dichiarato di islamizzazione del paese.
e) il governo turco sostiene il forte movimento di urbanizzazione dei turchi dalle province anatoliche, per contrastare l’ondata migratoria curda, dal 1984, verso le città della Turchia occidentale.
f) il governo di Ankara ha recentemente avviato, pare con successo, con il partito curdo PKK un accordo di cessate il fuoco.
Come si può evidenziare da questo elenco di fatti, tre in particolare preoccupano i governi di Washington e d’Israele, esattamente:
– il controllo della Turchia per la sua posizione strategica;
– l’esclusione dal potere dei militari turchi, loro storici alleati: nel 1947  ottennero dagli USA (in base alla “dottrina Truman”) armi e crediti, parteciparono alla guerra di Corea (1950-53) ed entrarono nella NATO nel 1952, da allora intervenendo in molte missioni all’estero (Somalia, Iugoslavia, prima guerra del Golfo, Afganistan, Libano);

– la consapevolezza dei governi occidentali che senza un accordo con la Turchia diventa difficile l’aggressione militare o il sovvertimento interno della Siria.

Gli avvenimenti turchi non possono essere paragonati alle rivolte della piazza araba, non sono mossi dalla fame, e sarebbe ingenuo non pensare che in essi ci possano essere lo zampino dei militari e ingerenze di potenze straniere coi loro servizi segreti.

E’ vero che la situazione mondiale non è mai stata così complicata, proprio per questo resta valido il criterio che i problemi interni di un paese devono essere risolti dal popolo di quel paese senza ingerenze esterne o intromissioni di alcun genere.

SIC

17 giugno 2013

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