RIDERE PIANGERE IMPRECARE…MA ANCHE ANALIZZARE di G. La Grassa

La situazione è a dir poco sconsolante per cui non è facile scrivere. Il compito risulterebbe più agevole se uno potesse dire veramente quello che pensa arrivati a questo punto (così basso), indicando per nome e cognome alcuni dei miserabili che ci vessano (solo alcuni ma come rappresentanza di migliaia e migliaia di altri) con piena libertà di insultarli, senza riguardo alle cariche che ricoprono, usando gli epiteti che meritano. Non è invece “legalmente” permesso farlo; certi pensieri debbono essere espressi solo a parole e tra poche persone, “in separata sede”. E’ quindi molto difficoltoso scrivere con simili limitazioni; ma continuiamo come i muli che portano il basto con tanta tenacia e capacità di sopportazione (io ne ho assai meno di un mulo, ma me la invento).

 

Lo spettacolo che offre questo Governo è qualcosa di abnorme e vergognoso; la maggioranza che lo sostiene accumula una ignominia dietro l’altra, mentre si intuiscono tutte le losche manovre che si stanno tentando per tenerlo in piedi o per buttarlo giù, ma in nessun caso per il bene del paese. Credo sarebbe meglio che se ne andasse presto fuori dai piedi, più che altro per evitare un dilagare del marcio con tale impressionante velocità da porre le basi sia per la rovina della maggioranza della popolazione (salvo ristretti gruppi di parassiti finanziari e industriali) sia per l’annientamento alla radice, per decenni, di ogni possibilità che rinasca una minima critica detta antisistema, in realtà anche soltanto indirizzata ad un sistema così fetido come il nostro attuale.

Non sto a citare tutte le vicende degli ultimi giorni che hanno ricoperto come minimo di ridicolo una sedicente sinistra (in particolare quella detta “estrema”, tutta consacrata a coprire l’indecenza di una simile maggioranza per puro spirito di cadreghino); sono vicende incredibili, ma hanno una loro logica (“c’è del metodo in questa follia” si diceva di Amleto). A fronte di una sinistra ormai sfatta, vera piaga purulenta in grado di infettare l’insieme della società, sta una destra orrenda, certo difficile da tollerare. Si è ormai scatenata con una rozzezza e ottusità che tuttavia dimostrano a quale degrado culturale siamo arrivati; e poiché è inutile negare che almeno l’80% del ceto intellettuale – invasivo di ogni ambito della TV, giornali, editoria, ecc. – è di sinistra (anche se si capisce sempre meno il significato di tale parola), se ne deve concludere che pure la mostruosità delle esibizioni della destra ha avuto il terreno preparato dalla sinistra, formata in prevalenza da rinnegati del “comunismo”, molti dei quali, del resto, si sono collocati a destra; e insieme, quelli di sinistra (maggioritari) e quelli di destra, pervertono ogni barlume di verità.

Si è dovuto leggere sul fogliaccio chiamato “Libero” (libero da ogni rimasuglio di intelligenza e decenza) che Guevara è un assassino. Si è assistito a Rai2 ad una presentazione della Rivoluzione d’ottobre, talmente forsennata e grondante stupidità e astio da superare di gran lunga molti altri “pezzi di storia”, faziosa e bugiarda, cui la TV (in particolare Rete4) ci ha abituato. Do piena solidarietà al senatore Giannini (e già mi imbarazza di segnalare che è senatore di questo Stato) nella sua vibrata protesta; anch’io ho avuto un tale innalzamento di pressione da correre qualche rischio. E il giorno dopo, l’inverecondo spettacolino è stato ripetuto con l’intervento di un ex comunista, Adornato; un tempo si usava il termine “rinnegati”, ma oggi, in tempi di colf e di operatori ecologici, si dice ex.

Non ci si può più difendere di fronte all’attacco abominevole di questa Vandea di destra poiché lo squallido ceto semicolto, formato da parvenu, che costituisce ormai l’ossatura della sinistra (DS in testa), è del tutto sordo e inerte; non prova alcuna indignazione per l’offesa arrecata a coloro, che hanno almeno tentato di spazzare via l’equivalente di quelle orrende facce “per bene”, che vediamo dilagare oggi in TV quando vengono ripresi i convegni di intellettuali o di industriali o di finanzieri o congressini di partito o qualche ricevimento in “alto loco”, ecc. Un’orrida accozzaglia di morti viventi, avvolti nel cellophane dei loro doppiopetto o frac o altro, oppure in toga o in divisa (anche quella “casual” da radical chic). La Rivoluzione d’ottobre fece sparire nel nulla questi zombies (per un bel po’ d’anni). Ma cosa volete che ne sappia il nuovo ceto ricco dei diesse, oggi “pede” (alla francese)? Vorrei sapere quanti di questi personaggi, non certo migliori di quelli di destra, hanno capito cosa stesse dicendo Giannini quando ha “nominato” i “rapporti di produzione”.

Viviamo in un’epoca che, a parte il diverso abbigliamento, è ultrasimile a quella di allora. Si vedano i cinegiornali di quell’epoca, in cui i “potenti” e le persone “bene” si muovono a scatti come Ridolini. Sono sempre gli stessi. Furono schiacciati, annientati, per una volta, adesso sono di nuovo qui e i cinegiornali d’oggi (i servizi televisivi) parlano solo di loro, fanno vedere solo loro; mentre invece non è nemmeno all’orizzonte alcun “bolscevico” (moderno). Questi fetenti sanno però di essere marci, hanno paura che prima o poi qualcuno e qualcosa possa arrivare a toccare il bel mondo dorato in cui vivono a nostre spese; e allora sprizzano veleno mentre gli “altri”, i presunti avversari “di sinistra”, sguazzano e si avvoltolano in questi sistemi di potere brulicanti di vermi e inetti.

 

Ma se dal generale passiamo al particolare, al nostro specifico sistema di potere italiano così bloccato, con un Governo incapace di alcunché e ormai putrido quale nessun altro finora in tutta la nostra storia; se assistiamo ad un’agonia che non vuol finire come dovrebbe, per decenza, finire; è allora evidente che vi è qualcosa dietro la facciata, qualcosa di poco decifrabile e su cui si possono fare solo supposizioni. Anche perché non è solo il mondo politico, in particolare proprio quello di sinistra, ad essere “incartato”, incapace di trovare soluzioni e vie di uscita. I sindacati fanno “pena” (nel senso che fanno letteralmente schifo!); il mondo industriale e finanziario è in panne. Con Prodi al Governo, dopo aver cacciato Fazio e fatto arrivare l’uomo della Goldman Sachs, sembrava che Intesa (Bazoli) diventasse il dominus della situazione. Invece, non ci riesce. Si “liquefa” la Telecom, sembra a un certo punto che debba prendersela (di fatto) appunto Intesa con una complessa operazione, che vede in primo piano la “pubblica” Cassa Depositi e Prestiti (e l’amico Governo) e dunque le fondazioni bancarie – in gran parte legate proprio a Intesa – che hanno su tale istituto grande influenza; ma “qualcosa” ha inceppato l’ingranaggio. Sembrava che Alitalia, oggetto di una finta gara, dovesse essere acquisita da Airone; questa non aveva tuttavia i capitali necessari, che gli sarebbero stati allora forniti da Intesa. Ma “qualcosa” ha nuovamente inceppato le ruote e la questione sta marcendo, pur se ieri Passera (ad di Intesa) ha rilanciato la “italiana” (W la Patria!) cordata guidata da Airone. E si potrebbe continuare.

Per il momento arriviamo subito alla fine, alla fase attualmente di stallo. In campo finanziario, vi è uno scontro-incontro tra Intesa (San Paolo) e Unicredit, che si è fuso ma, meglio detto, ha incorporato Capitalia, il cui “boss” (Geronzi) sembra tuttavia ben in sella essendo diventato presidente di Mediobanca (di cui Capitalia aveva un cospicuo pacchetto d’azioni), che possiede consistenti quote azionarie delle Generali, perno delle varie manovre in corso per assestare i nuovi equilibri del potere economico in Italia (con partecipazione di gruppi esteri). Se l’aspetto dominante sia quello dello scontro al fine di assumere definitivamente una posizione preminente, oppure se detto scontro è “tattico” per preparare una alleanza a due con ben precisi rapporti di forza reciproci, è impossibile a dirsi con le informazioni che è in grado di ottenere chi osserva gli accadimenti dall’esterno. Tuttavia la frizione, nei suoi effetti di superficie, si percepisce nettamente, mentre le diverse manovre – con trasferimenti di azioni “alla luce del Sole”, ma con ben altre trame (anche, e soprattutto, politiche) accuratamente nascoste – non sono affatto così facilmente leggibili “in profondità” (“sott’acqua”); si è costretti a procedere a tentoni e per “intuizioni”. Qui però mi interessa il lato evidente della questione: il conflitto è in atto con il tentativo di ristrutturare i vari equilibri di potere.

A livello industriale – quello dei comparti della passata epoca dell’industrializzazione – ciò che balza di più agli occhi sono gli arzigogoli del gruppo Fiat (con altri in posizione subordinata) per dimostrare un improbabile risanamento, e continuare a spremere continui finanziamenti statali (e pubblici in genere: si vedano le richieste rivolte alla Regione Sicilia per la produzione della Lancia Y a Termini Imerese). Anche in tal caso prevalgono le trame politiche, con continue oscillazioni dell’uomo-Fiat, pure Presidente di Confindustria, nelle sue dichiarazioni “a pendolo” ora pro ora contro il Governo; fra l’altro con il fine di fare eleggere un nuovo presidente che assicuri la continuazione di una politica dell’associazione industriali prona ai “consigli” del cosiddetto “piccolo establishment” (o GFeID) e contraria agli interessi delle PMI (piccole e medie imprese), messe in difficoltà da una tassazione tesa a reperire fondi per finanziare queste grandi imprese industriali decotte. Nel contempo, viene ridicolmente lanciata, come fumo negli occhi, l’operazione “nuova 500” (questa “stufa a quattro ruote”, costosissima in rapporto alle sue prestazioni, che cerca solo di sfruttare la “vena nostalgica” di un’Italia veltroniana, buonista e stracciona, “magliara”). Ottengono successi nel mondo le poche industrie di punta che abbiamo, ma in pratica per conto loro, solo aggirando e scendendo a compromessi (di piccolo cabotaggio) con il potere politico, senza ricevere grande aiuto – non tanto finanziario (si arrangiano da sole) quanto strategico-politico – né vera pubblicità da parte di una TV e una stampa asservite alla (pagate dalla) GFeID.

 

Questa la situazione di un paese in cancrena, per “merito” di una “classe” finanziaria e industriale “padrona” della politica, ma incapace di dirigerla strategicamente perché solo interessata a mungere lo Stato (quindi le tasche della popolazione); e per di più attraversata da costanti contrasti interni ancora irrisolti onde acquisire la migliore posizione in queste operazioni di “rapina”. Una “classe” che quindi non pensa minimamente ad una politica di rilancio del sistema-paese, ma solo ad assumere una posizione predominante tale da ottenere dallo Stato di che tirare avanti parassitariamente, e senza sviluppo, a tempo indefinito (vi ricordate quello che diceva “il Gattopardo” a Padre Pirrone circa le finalità della sua classe, nobiliare, in decadenza allora come lo è oggi la GfeID in Italia? Sosteneva che, mentre la Chiesa poteva permettersi di guardare ai secoli a venire, quella classe, ormai meschina e consunta, non riusciva a pensare se non ai suoi destini per pochi decenni, che per lei equivalevano all’eternità). Siamo una volta di più a questo punto, in un’Italia che non riesce mai a diventare un paese “adulto”, nemmeno capitalisticamente serio! Per di più, oggi la classe che si dice dirigente pensa alla “eternità” non di decenni bensì di anni.

La “classe” obbrobriosa in questione – i suoi gruppi dominanti in scontro-incontro – ha bisogno di tempo per trovare quell’equilibrio, che sta cercando dall’epoca della “mal calcolata” e avventata (perché sollecitata d’oltreatlantico) liquidazione del centrosinistra DC-PSI mediante “mani pulite”. Quindici anni di ricerca ormai, e chissà quanti pretende di averne ancora. Tale ricerca è la vera causa della putrefazione italiana. Non si può cambiare impianto governativo in Italia fino a quando queste cosche – che fanno dell’Italia “la Chicago degli anni ‘20”, come ha detto poco tempo fa Guido Rossi, che penso conosca dall’interno il grande capitale italiano – non avranno regolato, ma chissà quando, i reciproci rapporti di forza.

Nel comparto politico, non è difficile capire la disposizione delle forze in campo. Il centrosinistra, nel suo complesso, è il più adatto a proporre uno statalismo che si risolva prevalentemente nel finanziamento dei parassiti della GFeID onde farli sopravvivere per l’“eternità” già rilevata. Tuttavia, all’interno dello schieramento politico in oggetto, la sinistra detta radicale è in sofferenza; come conciliare questo statalismo d’accatto con qualche briciola da dare ai propri elettori (i lavoratori salariati più poveri), che ormai non ce la fanno più a tirare avanti?

Nel centrodestra, si ripropone uno schema diverso ma analogo. I più sensibili al “fascino” della GFeID sono i “moderati” ex democristiani e settori di AN, il cui atteggiamento statalista conta di poter ottenere, lasciato il grosso del bottino ai parassiti in questione, qualche “residuo” per il loro elettorato situato nei settori del “pubblico impiego” e del finanziamento dello Stato al Mezzogiorno. Anche in FI qualche personaggio (pur se con poco seguito) non è insensibile al “fascino” di cui sopra; un Tremonti, ad esempio, non credo ne sia esente. D’altronde, lo stesso Berlusconi, se lasciato stare sul piano processuale, non sarebbe probabilmente mal disposto a raggiungere un accordo con i “confindustriali” e i finanzieri sanguisughe. Tuttavia, questi ultimi sono al momento in sorda frizione fra loro, non è semplice capire con chi è meglio schierarsi (pur se mi sembra di “intuire” che Mediolanum, quindi Fininvest, tenta di inserirsi nei giochi per contare di più in Mediobanca in vista di quelli indirizzati verso le Generali). Inoltre, l’elettorato messo in moto dalla “Brambillona” (chi si ricorda della vecchia canzone fine anni ’30 o primi ’40: “la famiglia Brambilla s’avanza”?) è costituito da lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, perfino settori non irrilevanti di salariati (anche operai) del settore piccolo-imprenditoriale.

Oggettivamente, il Governo che più è temuto dalla GFeID è quello con Berlusconi premier, perché non potrebbe pestare sul “ceto medio” (leggi: lavoro autonomo, anche delle fasce di reddito più basse) per ottenere di che finanziare i parassiti e salvarli dalla bancarotta per qualche annetto. Per infierire su tale ceto, occorre affidarsi ad un Governo di centrosinistra, sfruttando pure l’alleanza (magari un po’ mascherata da roboanti quanto finti contrasti) con le bande sindacali (gli apparati di CGIL, CISL e UIL), che puntano ad esacerbare l’animo dei salariati contro gli “autonomi” agitando l’evasione fiscale. Epperò, se poi i poveri salariati stanno egualmente male e se la prendono con il “loro” Governo? Niente paura; qualche menzogna, qualche elemosina una tantum e un bel referendum, in cui gli operai sono annegati nel mare del “ceto medio” (del “pede”), dei pensionati e con un buon numero di elettori che vota per 4-5 e più volte (fatto non supposto ma certificato, nell’indifferenza generale dei falsi democratici, da servizi televisivi e foto sui giornali!). Un gioco comunque sempre più difficile. Meglio intanto cominciare a mettere uomini fidati di centrosinistra (il gruppo politico più consono al finanziamento statale delle mignatte) a capo dei “corpi speciali in armi”, a partire dalla Guardia di Finanza ma con ben altre, e alte, mire. Non si sa mai!

 

Ora, chi ha a cuore le sorti del paese, o anche soltanto dei “lavoratori” (ma guardate che i vecchi “comunisti”, per quanto piciisti, guardavano alla società nel suo complesso), deve agire per fare cadere questo Governo di copertura e sfinimento, al servizio delle poco pulite e non trasparenti manovre miranti a sovvenzionare i parassiti della finanza e industria, onde consentire loro di conseguire le finalità che il Gattopardo affermava essere quelle della sua classe in decomposizione. I parassiti in oggetto vogliono tirare avanti – con Prodi o con il Governo “tecnico” per cambiare la legge elettorale (come se questo putridume politico, provocato da quello finanziario-industriale, si potesse bonificare con regole elettorali! Ma chi è così coglione da crederci?) – al solo fine di aspettare l’improbabile riuscita del PD veltroniano, il cambio di campo dell’UDC, e almeno la “benevola attenzione” di alcuni settori di AN, della Lega, forse perfino di FI; così da mettere la sinistra “estrema” di fronte ad una scelta ultimativa: accettare la definitiva corruzione (e decomposizione) o essere sbattuta all’opposizione. Tutto pur di evitare un Governo guidato da Berlusconi che – non perché vuol fare gli interessi del paese, ma più semplicemente i propri – non avrebbe come primo pensiero quello di finanziare la Fiat, di favorire le manovre di Bazoli, Profumo, Geronzi, e di tutti i capitalisti “degli anni ’20 a Chicago”.

Se cadesse questo Governo, non fosse sostituito da alcun altro “tecnico” e si andasse subito a nuove elezioni, vincerebbe la destra. Ebbene? Chi è quello sciocco che crede alla sua capacità di risolvere – e proprio in questi anni, con la crisi o almeno pesante stagnazione che avanza a grandi passi – la situazione del paese? Perché se lo credete, cari sinistri, allora vuol dire che pensate veramente di essere stati voi a combinare questo disastro. E accettate di protrarlo e accentuarlo per i vostri miserabili, quasi criminali a questo punto, interessi “di bottega”? Mi dispiace per voi; meglio la destra al Governo! In due anni dimostrerebbe di non riuscire a combinare alcunché. Allora, finalmente, sarebbe lapalissiano che né destra né sinistra servono a questo paese e si aprirebbero “altri giochi”. Certo, la GFeID continuerebbe a tramare nel tentativo di far risaltare la necessità del “grande centro” (con piccola appendice di sinistra moderata). E di conserva, pur con qualche frustata per acquisire meriti, interviene Draghi (uno dei papabili a presiedere un Governo “tecnico”), mostrando “pietà” per i bassi salari dei lavoratori. Non ci si faccia fregare da questa solidarietà pelosa, di pura facciata, vera cortina fumogena (o inchiostro di seppia) per occultare le mene condotte “sotto traccia” al fine di ridistribuire fortemente il reddito verso l’alto, anzi specificamente verso la GFeID. Se però cadesse sia questo Governo sia la prospettiva di annebbiarci le idee con un altro di puro inganno, la via si farebbe molto stretta per i vampiri che attentano alle nostre giugulari.

Caro compagno Giannini, parlare così nobilmente, come hai fatto in Senato, è dal mio punto di vista encomiabile e degno di stima; però serve a poco ricordare i “rapporti di produzione”, se poi non si fa una minima analisi “strutturale”, se non si rompe radicalmente con il gioco sporco dei politicanti più biechi, che con l’analisi dei rapporti di produzione non ha nulla a che vedere. Svegliamoci, agiamo per far cadere questo e ogni altro Governo della GFeID, per andare a nuove elezioni; proprio sperando e contando che vinca la destra, che il potere economico più parassitario non riesca nei suoi intenti, mediante i cambi di alleanza dell’UDC e di pezzi di AN (e anche della Lega). Soprattutto ci si deve augurare che venga squinternato il PD, quintessenza del progetto accarezzato da finanzieri e industriali decotti, i veri responsabili di questo marcio, di questa agonia, di questo clima da “basso impero” e da “fine della nostra storia”.

Fuori il centrosinistra dal governo, meglio il centrodestra; due anni al massimo, e il “gioco degli specchi” finirebbe, perché andrebbero in frantumi gli specchi (destra e sinistra). Inizierebbe anche lo scavo della fossa per quei parassiti finanziari e industriali che giocano sulla nostra pelle da quindici anni (a parte tutti quelli precedenti!). So però che questa speranza non è destinata a realizzarsi presto, dato che “le oscure forze della reazione” – connivente la sinistra “estrema” – sono all’opera; personalmente dico però alto e forte: PURTROPPO!       

 

PS Avevo già scritto ieri questo pezzo, ma anche se è lungo debbo aggiungerne un altro, perché è arrivata subito la conferma di quanto dico. Leggo le dichiarazioni fatte da Montezemolo: “Il paese non è governato….non è un bello spettacolo quello che la politica sta dando in questi giorni”; e tuttavia “non sarebbe una bella prospettiva tornare al voto condannando il paese a un altro periodo incerto e confuso”. Vedete come pensa uno dei capi della GFeID? Esattamente come l’ho detta io. Ancora una conferma? L’editoriale (sempre d’oggi) di Feltri su Libero, uno dei principali organi del “partito-Fiat” (certo per “motivi ideali”), che alliscia spesso anche Berlusconi, ma poi tenta di metterlo contro “i suoi”, rivelando sue (vere o false, non mi interessa) trame con la Brambillona e attriti con Tremonti e gli altri dirigenti di FI. Il “grande giornalista” ha qualche perplessità sui tempi, perché l’Italia non sarebbe in grado di sopportare oltre Prodi. Tuttavia…..come sarebbe bello se “Silvio e Walter” si mettessero d’accordo su una legge elettorale che dia il 55% dei seggi al partito di maggioranza relativa (ripeto: relativa); giocandosela così tra loro ed escludendo tutti gli altri partiti costretti ad ammucchiarsi verso i due maggiori.

Avete capito? Questi “democratici” vogliono una sia reale che formale dittatura, ma senza rischiare colpi di Stato e l’uso scoperto della forza. Vigliacchi; abbiate almeno il coraggio di osare! Questi sono i giornali che esprimono il punto di vista delle grandi industrie decotte (cui è ancora permesso di dirigere la Confindustria in un paese fatto di oltre il 95, forse 98%, di piccole imprese) e delle grandi banche che hanno allagato il mercato finanziario di derivati, crediti subprime e altri imbrogli! Capite perché il peggio non è affatto Berlusconi, “compfratelli” (cascami e detriti del vecchio “cattocomunismo”) di m…..che non capite una s….! C’è ben altro sul tappeto. Per troncare queste mene – che definire solo reazionarie è come sostenere che la cacca emana olezzo di verbena – è urgente far cadere il Governo, denunciare il tentativo di Governi tecnici transitori e lavorare per andare subito alle urne; è proprio quello che i “padroni” (quelli veri) non vogliono assolutamente. Purtroppo non lo vogliono nemmeno quelli che fingono di difendere gli interessi dei lavoratori, perché perderebbero tutti gli emolumenti, le cariche, i finanziamenti per le loro miserabili trame politiche, i posti di sottogoverno e mille altri privilegi di un ceto politico ignobile con l’indecente corteggio di consulenti e parenti e amici e affini, tutti al “magna-magna” generale. Finché dura!!