ROMPERE GLI SPECCHI E SPAZZARE I FRAMMENTI di GLG

L’editoriale di oggi de Il Giornale è scritto da una perfetta ignorante, il cui spirito “sfericamente” reazionario si manifesta sotto forma di completo sragionamento. La giornalista attacca – e senz’altro giustamente dal mio punto di vista – una sedicente sinistra ormai arrivata a bassezze intellettive e morali di cui non si ha ricordo. Solo che alla fine vuol spruzzare il suo furioso veleno, non dissimile nella sostanza (pur se opposto nelle forme dell’appoggio politico) a quello della sinistra che critica; quindi sostiene che quest’ultima usa il metodo leninista dell’attacco e calunnia personali.

Questa autentica ignorante non ha mai letto un rigo del grande rivoluzionario bolscevico. Prendiamo ad esempio un opuscolo che nel titolo sembra un attacco personale: La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky. Cito questo perché gli altri grandi scritti di Lenin – Che cosa sono gli amici del popolo, Lo sviluppo del capitalismo in Russia, Contro il romanticismo economico, Che fare, Un passo avanti e due indietro, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, Stato e Rivoluzione, tutti gli scritti sulla Nep, ecc. – non hanno alcuna calunnia e offesa nemmeno nel titolo. Ebbene, anche l’opuscolo contro Kautsky è una polemica politica, e teorica, tutta piena di argomentazioni razionali e con tanto di prove documentarie atte a mostrare come Kautsky avesse abiurato le sue precedenti posizioni (teorico-politiche appunto), pur se invece, nell’opuscolo contro cui Lenin si scaglia (La dittatura del proletariato), pretendeva di esservi ancora fedele.

Si dà inoltre il caso che, all’epoca, la lotta interna alla II Internazionale e la rottura che avvenne nel 1914 non erano basate sul gossip. Le varie socialdemocrazie (in primo luogo quella tedesca, la più forte e prestigiosa) rinnegarono in quell’anno la posizione presa in comune contro la guerra (imperialista, tra capitalisti) e favorirono quindi l’inizio del primo grande massacro (di popoli) detto, giustamente, “mondiale”. Kautsky era ancora considerato il “marxista” e capo del “movimento operaio” occidentale più influente; pur astenendosi nel ’14 da un’esplicita posizione in favore della guerra, di fatto scivolò progressivamente verso posizioni “scioviniste” e di effettivo appoggio alla propria “borghesia”. Divenne quindi la personificazione del tradimento e del rinnegamento di ogni principio da parte della sinistra di allora, la socialdemocrazia: una sinistra che, come sempre in tutta la sua storia, era opportunista e ondeggiante.

Ovviamente, non si può paragonare la squallida sinistra italiana odierna a quella di allora: la prima si nutre delle operazioni (ad orologeria) di una magistratura ormai intollerabile, dà sfogo al suo basso livore con una polemica, questa sì esclusivamente personalistica e null’affatto politica, fondata sul pettegolezzo e le insinuazioni da giornalaccio di puro gossip. Essa è perciò enormemente più meschina e indecente di quella del 1914; quella, con il suo voltafaccia, appoggiò una tragedia, questa è ridotta all’ambiente di Signore e signori. Noi, dovendo polemizzare contro questa sinistra – e tacciandola di essere ormai un letamaio, un pozzonero, da ripulire da cima a fondo – non ci sentiamo Lenin che smascherò i rinnegati della tragedia, non quelli del più vile pettegolezzo pecoreccio. Tuttavia, se leggiamo un insensato articolista che vuol paragonare Lenin a simile sinistra, manifestiamo completa disapprovazione per il suo livore, tanto ottuso e meschino quanto quello della parte politica che critica.

Tenuto debito conto dei tempi vili che viviamo, siamo semmai noi ad essere su posizioni in qualche modo vicine a quelle leniniste (certo le nostre sono obbligatoriamente di conio meno pregiato), criticando tale sinistra che comunque ribadisce, pur al livello più basso, le posizioni tenute da detto schieramento sin dalla “prima ora”, in tutti i tempi, in ogni parte del mondo. Non ci si può però liberare di un autentico cancro, utilizzando i suoi avversari ridotti a sparare con saccente protervia le fesserie dell’odierno editoriale de Il Giornale. Abbiamo a che fare con ignoranti e arroganti, che rendono i loro lettori ancora più grevi e ignari della vera posta in gioco.

Ciò dimostra che non ci si può schierare; non almeno finché non sarà presente sulla scena uno schieramento capace di dire basta a tutti gli incompetenti, a tutti i veri calunniatori e fautori del semplice pettegolezzo. La sedicente sinistra va sicuramente combattuta senza remissione. Ma non certo dallo schieramento solo formalmente opposto, vero specchio che pone appunto a destra tutte le orride deformazioni che l’“altro viso” presenta sulla sinistra. Le deformazioni sono però le stesse, la vergogna intellettuale e morale non è differente solo per essere presente – nello specchio – dalla parte “opposta”. Dunque, né questa sinistra né questa destra. Certamente, ribadisco che la sinistra è oggi la peggiore; ma solo perché è lei ad aver dato vita a quel processo degenerativo che imputa invece ad una persona sola: a Berlusconi. Questi è solo l’effetto, la causa è la sinistra (e tutta intera, senza più salvarne una parte!). L’effetto non è tuttavia in grado di combattere la causa e di eliminarla. Occorre un rimescolamento delle forze in campo, la fine di quello che ho già più volte chiamato “gioco degli specchi” (ho scritto un libro con questo titolo).

Bisogna rompere gli specchi. Qualcuno di quelli che sono oggi presenti nell’arena politica è in grado di farlo? Se si, si faccia finalmente avanti. Altrimenti, bisogna che accada qualcosa di nuovo. In ogni caso, basta con destra e sinistra. Chi vuol risanare la situazione, che una sporchissima sinistra ha degradato in specie negli ultimi 15 anni, deve saper parlare ad un paese (cioè alla sua effettiva maggioranza). E le parole non dovrebbero essere carezze, bensì bastonate per gli “untori”, gli “infetti”. Tuttavia, non ci sono “portatori sani”; quindi non sarebbe difficile individuare quelli che provocano la malattia, isolarli ed eliminarli. Mancano le forze dotate di tale volontà.