Un libro col colpo in canna (di Piero Laporta)

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Le parole sono pietre, talvolta pallottole, talune sparate, altre in canna. Ali Ağca, a suo dire, fu killer raffinatissimo per l’abilità di tirare sassi fin da bambino. È la prima di molte bugie, la più lieve, in “Mi Avevano Promesso il Paradiso” (ed. Chiare Lettere, € 12,90) nel quale Ağca sfoggia un improbabile stile narrativo. Dettaglio: questo volume fu propiziato da qualcuno in Vaticano, lo assicura un autorevole esponente della casa editrice; è un’interessante conferma della misteriosa manina che intorbidisce le acque al riparo delle Sacre Mura. Se sia la medesima dai tempi dell’attentato a Giovanni Paolo II non possiamo dirlo; dopo tutto lo scorrere di tre decenni certifica la senilità dei primi protagonisti se non la loro scomparsa. Sono però verosimili nuovi adepti alla originaria cerchia di mestatori. Quali furono e siano gli scopi di costoro possiamo capirlo facendoci guidare dalla lucina di Karl Popper, il quale, nel buio più fitto delle falsità, assicura e ci rassicura:«Il falso non è falsificabile», altrimenti sarebbe vero, aggiungiamo. In altre parole, le falsità si cristallizzano, immutabili, nascondono la verità ma non sono a loro volta falsificabili, rimanendo dunque individuabili nella loro immutabilità. Seguiamo la traccia delle falsità, dietro le quali potremo intravvedere la verità. Continua