UN'EPOCA E' FINITA di Giellegi

Riporto un pezzo dell’articolo di Baget Bozzo, uomo che ha intelligenza politica nettamente superiore agli sciocchi della sinistra. Due i temi su cui concordo. La sinistra non capisce proprio che un’epoca è finita e non si può continuare con miti tramandati dal sessantottismo, e soprattutto dal movimentismo inconsulto anni ’70. Ancora più importante, non sono per nulla finiti gli Stati; chiamateli nazionali o dei vari paesi, o come preferite. Resta il fatto che solo degli irresponsabili possono aver sostenuto la loro fine;  e si è trattato sia di personaggi di destra che di ultrasinistra (credo non sia necessario fare nomi). Si pensi comunque ai “giovanottoni” dei vari movimenti di tendenza operaista, ai casinisti di professione, senza un briciolo di cervello e subornati da autentici “cattivi maestri”, altri bamboccioni invecchiati, travestiti da giovani; quanto di più patetico – e un po’ disgustoso – si possa immaginare.

Il sottoscritto, e credo quasi tutti quelli del blog, non sono di sinistra (una grande fortuna); noi proveniamo dal comunismo e marxismo, ma non ci siamo fermati laggiù nella “Storia”. Per questo, capisco bene che un’epoca è ormai tramontata, pur se non vedo nessuno avere una qualche idea men che superficiale e approssimativa (in pratica non esiste) circa le caratteristiche effettive di quella che si è aperta. Viaggiamo a casaccio e in base ad ipotesi, che dovranno comunque lanciare qualche idea nuova, non ripetitiva come quelle che oggi sono lettura corrente dappertutto.

Non ho riportato una parte dell’articolo di Baget Bozzo perché mi sembrava assai meno felice (comunque non concordo con quanto scritto). Non si tratta tuttavia di censura tanto che invito ad andare sul Giornale on line dove si può leggere l’articolo integrale. Se poi uno non è uno scemo settario, può anche spendere 1 euro e comprarsi il cartaceo. Voglio però affermare il mio accordo su un punto non irrilevante della seconda parte dell’articolo, che riferirò con mie parole: il formalismo della nostra Costituzione suscita “tenerezza” di fronte alla realtà della politica necessaria in questa nuova fase storica. I bisonti “antifascisti” (a parole) che continuano a difendere questo feticcio suscitano solo irritazione; ma sono in buona fede? Io ne dubito assai! Ecco la parte citata dell’articolo di Baget Bozzo: 

 

La sinistra sembra prigioniera di un sogno: quello secondo cui la crisi mondiale delle Borse non ha effetti rilevanti sulla politica e sullo Stato e che i problemi politici possono essere risolti con manifestazioni di piazza. Esse sono state, dal ’60 in poi, le grandi occasioni della sinistra, che si è costituita come altro dalla democrazia e dallo Stato e ha proclamato una forma blanda del diritto di insurrezione. Non tanto blanda nelle conseguenze perché dalla piazza è nato il terrorismo. L’album di famiglia si è accresciuto di nuovi volti che non ripetevano i lineamenti antichi. Se fosse ancora marxista invece che nulla, la sinistra potrebbe comprendere che questa è una vera crisi del capitalismo e che una fase della storia è chiusa, quella fondata sull’unipolarità americana e sulla società globalizzata, in cui le banche, rischiando, potevano permettersi tutto [corsivo mio].
La crisi è stata affrontata dal mondo occidentale con grande coraggio e sostanziale unità, ma ciascuno in casa propria: lo Stato nazione della tradizione moderna è il decisore ultimo. Sembravano finite le patrie: e invece la crisi del capitalismo totale nella società globalizzata ha mostrato che esse esistevano e che erano il fattore decisivo della soluzione della crisi [corsivo mio]. Da questo momento in avanti sarà lo Stato a garantire che le banche non cadano più nella tentazione di creare economia di carta oltre le dimensioni dell’economia reale, che rimangano cioè fedeli al principio di impresa che è la forza storica del capitalismo […….]