L’ARLECCHINATA (servi di due padroni) di GLG

gianfranco

 

I pentastellati sono un movimento e non un partito, si dice spesso. Ed è in parte vero, ma vi è egualmente un gruppo di vertice che alla fine prende tutte le decisioni anche per la “base” (malgrado la sceneggiata dei continui consulti di quest’ultima); semplicemente, il gruppo di vertice non ha alcuna linea politica ben definita, soprattutto in quello che è oggi l’aspetto fondamentale della politica di un paese della UE, nata come semplice subordinata alla Nato, cioè agli Stati Uniti. La politica decisiva è appunto quella internazionale. Per mezzo secolo l’Italia è stata una domestica degli Usa, dotata di un qualche rispetto. Da un quarto di secolo è diventata proprio una serva, di quelle che fanno i bucati e lucidano i pavimenti; e quindi alle dipendenze anche di un altro padrone (la Ue a direzione franco-tedesca, dove i due paesi sono i “maggiordomi” dei predominanti d’oltreatlantico). Per un certo periodo di tempo è potuto sembrare che il “nano”, per suoi imprescindibili interessi personali, potesse comunque agire con qualche differenziazione rispetto a tale tipo di servitù; si vedano i rapporti con Putin, un certo interesse strategico seguito all’epoca degli accordi tra Eni e Gazprom, ormai saltati nei fatti da tempo.
Quando infine Obama ha preteso in modi più netti il servaggio italiano, tale essere infido si è messo di fatto ai suoi piedi, pur mantenendo rapporti con lo schieramento di “centro-dx” proprio per impedire gli slittamenti ridicolmente chiamati populisti con il sottinteso di fascisti; dato che l’antifascismo – nulla a che vedere con lo spirito della Resistenza e soprattutto di quelli che in questa si sono battuti per un vero mutamento sociale – è ormai la sceneggiata dei peggiori servi dell’atlantismo, quelli che hanno iniziato le loro funzioni fin dai lontani anni ’70 (molto al coperto perché esisteva ancora l’Urss e una forte base piciista filo-campo “socialista”) e poi, dopo il crollo del paese sovietico, si sono smascherati dimostrando tuttavia una estrema pochezza e l’incapacità d’essere buoni servitori, che ha infine stancato gli yankee. Sono stati sostituiti dal sedicente “rottamatore”, sempre di fatto sostenuto dal traditore d’Arcore, ormai un vero infiltrato nello schieramento opposto. Oggi anche quelli che denomino post-postpiciisti dimostrano di non essere in grado di fornire buoni servigi. Un’accozzaglia informe di gruppi riuniti da semplice malcontento – che serpeggia, ormai in forma abbastanza diffusa, nel corpo sociale italiano – ha preso una sia pure incerta e pasticciata posizione di distacco dal vecchio servitorame e “galleggia” appunto nel movimento detto “5 stelle”. Proprio per questo, diretto da semplici opportunisti senza linea politica definita, tale movimento tenta di sostituire i vecchi e inetti servi degli Usa e della UE.
Per far questo, i pentastellati hanno tentato di trascinare dietro di sé la Lega; ma questo era solo l’intento del gruppo diretto da Di Maio, non dei suoi oppositori interni, che contano di andare con coloro (i piddini) che vorrebbero sostituire e alla fine assorbire, rischiando però di fare il loro gioco e di rilanciarli. Per il momento, che non si sa quanto durerà, sembra invece che il Pd continui a cadere, trascinando però in parte anche i “5 stelle”, che si sono mostrati singolarmente privi di linea politica definita, continuando a predicare la per loro (in apparenza) indifferente scelta tra i “due forni”. In realtà, Di Maio mostrava una certa preferenza per la Lega, ma di fronte alla non decisione di Salvini di lasciare il “nano”, non gli è restata altra scelta che dover cedere ai suoi avversari. Nessuno lo dice, ma berlusca è il vero antagonista dei pentastellati (ecco perché sono effettivamente impossibilitati ad una qualsiasi anche minima collaborazione fra loro): essi sono concorrenti, fra loro inconciliabili, nei rapporti d’alleanza con il Pd, al momento crollato per la sua inettitudine nel servire l’atlantismo, ma pur sempre un pezzo importante nella totale liquidazione di una almeno modesta autonomia (quella che esisteva ad es. nella prima Repubblica). I pentastellati raccolgono attualmente il malcontento di gente che prima votava per il Pd; e anche di una parte (credo però molto minore) di quella che votava “a destra”. Il berlusca deve restare infiltrato in quest’ultima per impedire qualsiasi slittamento detto “populista”. E Salvini e Meloni – pur con qualche preferenza in tale direzione, manifestata in modo migliore dal primo con un minimo di amichevolezza verso la Russia mentre l’altra si ferma a Orban, veramente un po’ poco! – non sono capaci di perseguire l’autonomia italiana fino in fondo perché, contando solo sui risultati del voto, si sentono deboli senza l’apporto di chi, infido “alleato” qual è, continuerà a intralciarli in tale (debole) intento seguendo i dettami dei vertici europei, in specie tedeschi.
Una situazione assai meschina. Un po’ ridicolo il riferimento di Salvini ad una possibile “passeggiata” a Roma. Occorrerebbe un’autentica “marcia”, ma chiarendo fino in fondo che non avrebbe nulla a che spartire con gli “slanci” patriottardi del 1922. Dovrebbe essere una “marcia” per togliere ogni potere agli ormai molto dannosi filo-atlantici (scoperti o invece “doppi” come il “nano”, da togliere di mezzo quale primo obiettivo proprio perché si finge “diverso”) al fine di spostare l’asse delle alleanze internazionali; non per subordinarsi a paesi diversi, ma per l’evidente motivo che oggi l’Italia da sola non può fare nulla sulla scena mondiale. Basta con la revisione della UE (o soltanto dei “parametri di Maastricht”) e anche con l’uscita da essa o dall’euro. Occorre agire al suo interno con vigoria anti-atlantica, cercando di sollecitare eguali umori in forze politiche di altri paesi europei. Una lotta senza esitazioni si apra con gli organismi dirigenti della UE (e pure della BCE). E si vada, da pari a pari, a trattare con schieramenti al governo in Russia, che stanno portando ad una chiara e brillante rinascita di quella potenza come opposta alla Nato e ai suoi controllori: gli Stati Uniti quale paese predominante (diviso per il momento all’interno da uno scontro non proprio irrilevante) e i subordinati vertici europei.
Basta certamente con la divisione tra “destra” e “sinistra”; possiamo usare queste dizioni quali semplici termini per indicare una diversità di schieramento, che deve però farsi netta soprattutto sul piano della politica internazionale. Insomma, un uso in fondo nominalistico, sapendo bene che non corrisponde al significato di destra e sinistra nel secolo XX. E va pure smascherato in pieno chi si dichiara ancora antifascista nel tentativo di sollevare vecchi sentimenti per protrarre il proprio servile potere, distruttivo di tutto ciò che i veri resistenti volevano e per cui hanno dato la vita o comunque patito molte sofferenze. Questi antifascisti sono solo dei “falsari”; e come tali vanno spazzati via da una forza politica che infine applichi con ferma decisione programmi che nulla abbiano più a che vedere con quelli del secolo scorso (in certi casi di cent’anni fa). L’Italia deve risorgere non come “patria” di chissà che cosa. Nemmeno però, per favore, si riparli dell’internazionalismo proletario e altre grandi idee ancora più vecchie, risalenti nei fatti al XIX secolo. Abbiamo adesso bisogno di un “eurosentimento”; antagonista però di queste ignobili dirigenze, che hanno preso da decenni il “davanti della scena” nel nostro continente.
Nessuna delle attuali forze politiche italiane ha purtroppo lo spessore necessario. Sono imbolsite da settant’anni di “democrazia” del voto, cioè di semplici sondaggi di un’opinione pubblica confusa e non abituata ai duri scontri che bisognerà affrontare per rovesciare le suddette dirigenze, sempre più asservite ad una potenza al di là dell’Oceano. D’altronde, lo ammetto, non è facile avere idee precise sulle strategie da seguire. L’unica cosa chiara è la dannosità sempre più grave della commedia recitata con il voto, che conduce a penose e miserabili arlecchinate; quella di questi giorni è soltanto una delle innumerevoli che vediamo susseguirsi da decenni.