Per si e per no

gianfranco

 

Una piccola e breve notazione. Le mie ultime prese di posizione mi sembrano mostrare che anche fra gli “amici” – credo siano più critici della media verso questo sistema e l’attuale governo italiano (e quelli europei) – vi è ancora il culto della “democrazia” elettorale, imposta dai “liberatori” di 70 anni fa. Non si vuol capire che sono già per l’essenziale maturati i tempi per nuovi rivolgimenti attuati con metodi ben diversi, altrimenti l’Europa in generale e l’Italia in particolare cadranno in una situazione di profonda depressione, tutt’altro che semplicemente economica. Comunque, per il momento vedo sordità complessiva al riguardo, quindi passiamo ad altro.

L’editoriale d’oggi sul “Giornale” chiarisce bene quanto per la verità è chiaro da tempo: la vittoria del NO è preferita dai berluscones perché aprirebbe a maggiori trattative, e dunque concessioni, dell’attuale governo (o di uno del tutto similare) al loro “nanetto capo”. Sallusti comincia con il rilevare la bufala dei renziani riguardo ad una frase del “vile”, in cui si affermava la preferenza per il SI, ma solo se il premier avesse accettato di trattare con lui la riforma costituzionale. Poiché Renzi è stato arrogante e ha voluto imporre la sua volontà senza discussione, allora si invita a votare NO; se questo vince, allora si aprirebbe una nuova fase costituente e si “toglierebbero frecce all’arco di Grillo”. Ecco la vera intenzione del miserabile. Costringere Renzi a contrattare con lui; e sono convinto che, alla fin fine, non pretenderebbe una nuova fase costituente, bensì semplicemente concessioni più decise in merito alla sua “liberazione” da condanne e nuove accuse e al pieno salvataggio dei suoi interessi. In cambio di simili favori, garantirebbe pieno appoggio al premier affinché questi – perfino magari concedendosi una “vacanza” dal governo per dedicarsi, da segretario, a “bonificare” il partito dalla minoranza riottosa – riprenda meglio la situazione in mano e riesca a respingere l’assalto dei pentastellati. Dando inoltre per scontato che Lega e Fd’I, non avendo avuto il coraggio di attaccare frontalmente il doppiogiochista smascherando il suo sporchissimo gioco del tutto personale, non riusciranno mai da soli ad impensierire il premier.

L’altro giornale ufficiale della “destra” – “Libero”, di cui si capisce ormai benissimo perché abbia sostituito il direttore, mettendo il “malleabile” Feltri al posto di Belpietro – conduce invece la sua campagna a favore del premier, e dunque del SI, in modo subdolo e non facilmente interpretabile. Dice in fondo una parziale verità (che, com’è ben noto, è sempre falsificatrice della verità intera), sostenendo che la campagna referendaria è stata condotta in modo indecente da entrambe le parti e, di conseguenza, nulla muterebbe con la vittoria degli uni o degli altri. In realtà, se vince il NO (o anche se perde solo per il milione e seicentomila voti dall’estero, dove scommetto che il SI vincerà con la famosa “maggioranza bulgara” per motivi su cui non credo necessario consumare inutili parole), diventa più probabile una spaccatura del centro-destra in seguito alle manovre del “nano”, che procederà più speditamente verso i suoi verminosi progetti, venendo infine – almeno si spera – accusato duramente dai suoi “alleati”. Anche i “5 stelle” verranno messi in fibrillazione e si chiarirà cosa vogliono, esploderà l’ancora “coperta” rivalità tra la Raggi e l’Appendino, con contorno di altri vari pretendenti alla direzione del movimento. L’elettorato di questo partito non ne può più della situazione esistente in Italia; si spera che si coaguli, in buona parte, attorno a chi infine insorga con forza contro questa infame “democrazia” ormai distruttiva. Se vince il SI (anche sul piano nazionale, senza il contributo del tutto falso dall’estero), la via sarà decisamente più lunga e richiederà metodi assai più radicali; con il sospetto che in questo paese non si trovi più nessuno in grado di adottarli con la giusta virulenza.

Non ci si dimentichi nemmeno dell’altro voto odierno, in Austria. Anche qui, personalmente, non amo molto una soluzione o l’altra. Tuttavia, poiché in questa misera epoca siamo costretti solo al meno peggio, sarebbe utile una vittoria di Hofer, che tuttavia penso sia la meno probabile. L’importante, però, è che un po’ dappertutto si nota la spaccatura a metà della popolazione (e una non indifferente astensione). Questo è positivo, potrebbe forse preludere all’aprirsi di un’epoca di “regolamento dei conti”, la soluzione in fondo più opportuna per risolvere qualche problema.