QUELLO CHE RIVELA IL CASO FOA di GLG

gianfranco

Il caso Foa è indubbiamente uno di quegli eventi rivelatori. Si è chiarito (ulteriormente chiarito, non che prima ci fossero dubbi; adesso è indiscutibile) che il centro-dx è pieno zeppo di traditori, messi in piena difficoltà dall’esito delle elezioni del 4 marzo con il Pd sceso sotto il 20% e i berluscones sotto la Lega come voti, situazione che il “nano” non si aspettava nemmeno con l’1% di probabilità. Tuttavia, il covo di serpenti non c’è solo in F.I., bensì anche nei “5 stelle”, perché è pur sempre forte quella parte (rappresentata, fra gli altri, da Fico) che sperava nel ben noto “secondo forno”, quello con il Pd, fatto saltare da Renzi per motivi non proprio interpretabili con sicurezza. Probabilmente, temeva che il contatto con i “5 stelle” avrebbe potuto rafforzare alcune opposizioni interne; e inoltre egli vuol vedere se la Lega tiene o s’indebolirà con una certa “ripresa di fiato” del “nano” che consenta di riallacciare il discorso del “nazareno”. Tanto più che anche dentro la Lega, per il momento decisamente in mano a Salvini, si annidano i “serpenti”. Maroni di sicuro (ma in queste condizioni, se tirasse troppo la corda, farebbe la fine di Tosi; quindi gioca “al gattone”); e poi c’è Zaia, furbacchione, che attende l’evoluzione nel prossimo anno (diciamo fino alle europee).
In effetti, il problema decisivo è appunto la tenuta del partito in mano a Salvini. Se s’invertisse l’andamento delle tendenze attuali (al momento c’è stallo), la situazione “ritornerebbe indietro”. Indubbiamente, conta anche quel che avverrà entro la UE, ma forse ancor più come andrà a finire lo scontro in atto negli Usa. Non è un caso che per il momento Bannon (solo gli sciocchi pensano che Trump l’abbia semplicemente liquidato) agisce molto al coperto e senza tanto clamore; cosicché, tuttavia, non si può valutare il reale effetto di certe politiche che scorrono decisamente “sott’acqua”. La debolezza di forze politiche, tipo quella (di una parte) della Lega (non è tutta compatta come sembra) è l’incapacità di uscire dall’organizzazione in funzione del voto. Occorrerebbe un altro processo – che nel secolo scorso si verificò più volte – in grado di condurre alla formazione di vere “truppe d’assalto”, il che richiede però anche un lavoro per logorare assai più nettamente gli apparati statali attuali, ivi compresi quegli organi “armati” (e anche dei Servizi) che gli Stati mettono in piedi per difendere i ceti al presente dominanti. Tali organi sono in definitiva “baluardi d’ultima istanza”; bisogna farli diventare neutrali o perfino accondiscendenti ad un netto cambio d’indirizzo. Cercare i voti delle “masse” (di cui è soltanto utile il crescente malcontento) è un errore capitale. Soprattutto in una situazione come la presente che vede comunque un netto mutamento d’epoca storica. E se le forze in campo non lo afferrano e restano agganciate a “giochi” superati, si ha soltanto il degrado accelerato; proprio perché “i soggetti” non tengono dietro alla “oggettività” del mutamento in corso, restando ancorati a vecchie ideologie (che dicono morte, mentre ne sono ancora zuppi; ed esserlo inconsciamente è ancora peggio che esserne aperti portatori).