LA SOLITA RECITA A SOGGETTO, di GLG

gianfranco

 

 

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evidentemente fa parte del gioco che comporta l’alimentazione del “terrorismo” (il Male) per poi combatterlo in nome del Bene, di cui si ergono portatori gli stessi alimentatori. Difficile adesso capire se veramente, com’è già accaduto per Al Qaeda, gli Usa stiano giungendo alla fine della loro utilizzazione del sedicente Califfato. Ci si ricordi che Al Qaeda era molto più gerarchizzato dell’Isis; tale organizzazione ha molte diramazioni in piccoli gruppi abbastanza sciolti e perfino autonomi, le cui azioni vengono poi rivendicate dalla “Casa Madre”. Quindi, non sarà immediatamente chiaro se gli Usa sono o meno giunti a ritenere esauriti o quasi i compiti affidati in segreto al “terrorismo islamico”.  I fatti avvenuti in Turchia – il cui vertice è sunnita come l’Isis e soprattutto è sicuro finanziatore dello stesso – complicano ulteriormente l’interpretazione della fase in cui siamo entrati adesso. Sembra che il governo turco se la sia presa davvero con gli Usa, ritenuti gli effettivi ispiratori di un tentato (molto seriamente o solo come avvertimento?) colpo di Stato militare; e dopo una serie incredibile di attentati nel paese, ufficialmente attribuiti all’Isis. Bisogna ben dire che la situazione è assai difficilmente leggibile; come sempre avviene quando ci si avvia verso il multipolarismo (ma ancora con funzione preminente degli Usa). Inoltre, credo che per definire, appena un po’ meglio, la situazione, si debba attendere chi sarà il prossimo presidente americano. Si preciserà un po’ meglio quale strategia sarà preferibilmente attuata dal gruppo vincente.

Se si dovesse affermare – e anche con una eventuale vittoria della Clinton – una linea politica che richiede la riduzione della funzione dell’Isis (come già accadde per Al Qaeda), nel giro di un paio d’anni si vedrà ridursi la frequenza e l’importanza dell’azione dei vari “tagliagole”. Anche se ripeto quanto detto: l’Isis e le sue diramazioni non hanno lo stesso ordine gerarchico di Al Qaeda. Di conseguenza, pur con la riduzione dell’alimentazione “centrale” (proveniente, sempre per vie assai intricate e indirette, dalla potenza predominante), si potranno avere colpi di coda di una certa rilevanza. In ogni caso, non è ancora chiaro – soprattutto in attesa del risultato delle elezioni presidenziali statunitensi – se veramente ci si servirà di meno dei “terroristi”. Penso di sì, qualsiasi sia tale risultato; ammetto però ampi margini d’errore, soprattutto perché sono un disinformato. Se invece ci azzecco, vi sarà sempre minore emergenza per attentati e massacri vari.

Credo tuttavia che continuerà l’afflusso di migranti dalle zone “calde”. E si andranno aggravando allora i fenomeni di difficile integrazione, di crescita della malvivenza, anche organizzata. Crescerà il disordine e il disagio reciproco (fra i cittadini dei vari paesi e coloro che arrivano in numero troppo elevato per un tranquillo “assorbimento”), che dovrebbe infine condurre a tensioni sociali non indifferenti. Tuttavia, il risultato di queste ultime non è immediatamente leggibile nei suoi possibili risultati. Di sicuro, non vivremo anni tranquilli e sereni. E la crisi attuale, che di fatto dura dal 2008 (siccome non è arrivato il 1929 c’è chi si illude di esserne già uscito o almeno in uscita), corroderà a fondo i nostri sistemi di vita e anche di pensare, lo stesso nostro tran tran quotidiano, ecc. Attendiamo “fiduciosi” il patatrac.

 

Aggiunta.

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Situazione interessante, ma sempre non leggibile facilmente ed univocamente. Per il momento, prendiamo nota che gli Usa – difficile dire se in modo definitivo o meno – hanno ripreso la strategia dell’intervento diretto e non tramite i sicari, così come avvenne con il massacro della Libia di Gheddafi condotto dalla Nato ma sotto l’apparente guida di Francia e Inghilterra. Vi fu pure un appoggio italiano assai più marcato di quanto fu fatto apparire con i finti “dubbi” di Berlusconi; tale appoggio fu accompagnato dalla sostanziale liquidazione di gran parte delle posizioni italiane raggiunte negli anni precedenti il cedimento del “nano d’Arcore” ad Obama (vedi sempre riunione del G8 a Deauville nel maggio 2011), anni in cui vi furono accordi tra l’allora premier italiano, Putin e Gheddafi, quelli che portarono fra l’altro al progetto del gasdotto Southstream (50% a testa tra Gazprom ed Eni), poi ridimensionato (per la nostra azienda) e infine saltato. Oggi, l’Italia mostra la sua assoluta subordinazione agli Usa con un appoggio immediato e indiscusso alla nuova mossa del “padrone”. E anche “quel” governo libico, che ha chiesto l’intervento (con obbedienza “pronta, cieca, assoluta” a quanto voluto dagli americani), ha posto in pieno risalto il fatto d’essere una loro creatura (d’altronde è stato messo in piedi dalla Nato).

Interessante anche la posizione espressa nell’articolo. Sembra vi siano ancora qui da noi alcuni nostri settori critici nei confronti del totale appiattimento sugli Stati Uniti, sacrificando del tutto i nostri interessi in quell’area. Tuttavia, quello che si tengono ancora quale loro leader non sembra al momento attuale avere alcuna intenzione di risalire la china dopo il cedimento del 2011 a Obama; penso che il “nano” abbia ormai le mani completamente legate. E ancora una volta risalta la debolezza dei suoi certo malfermi alleati (Lega e FdI), che non sanno denunciare quanto accaduto. Si conferma: l’Italia è in posizione di estrema debolezza, è il più succube fra i subordinati agli Stati Uniti. La “sinistra” è senza dubbio quella che ha condotto il nostro paese in questa disastrosa situazione servile (l’azione di questi mascalzoni viene da lontano, dai vertici direttivi del Pci all’inizio anni ’70). La “destra” non ha più la forza di opporsi veramente; al massimo qualche suo settore brontola, manifesta sordamente del malcontento, ma in definitiva perde tempo e favorisce questo andamento mortale per l’Italia.