BUTTIAMO FUORI L’OCCUPANTE AMERICANO E I SUOI LACCHE’

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La larga vittoria di Putin alle ultime elezioni russe è stata accolta malissimo in Occidente. Nessun altro leader europeo o americano può vantare simili percentuali di gradimento elettorale. Sarà stata l’invidia o la bassa statura strategica ma i capi di Stato e di governo del primo mondo non si sono accalcati per congratularsi con lo “zar”. Solo poche ore fa è arrivata la telefonata di Trump, il quale, essendo a capo della superpotenza americana non deve guardarsi intorno, scrutando quello che fanno gli altri, prima di agire.
La vergognosa Europa dimostra ancora una volta di quale pessima stoffa è fatta e a quale volgarità diplomatica è ormai giunta nella sua totale decadenza. Il circo mediatico italiano, anche di fronte a risultati schiaccianti ed inequivocabili, ha voluto parlare di brogli o di bassa affluenza anziché mettere in evidenza l’unica realtà accertata, ovvero la superiorità indiscussa del Presidente uscente e rientrante a furor di popolo per la quarta volta in 20 anni. Lui amato dagli elettori, i nostri politici odiati e insultati perché hanno distrutto il Paese ed il continente. Non teme di cadere nel ridicolo la casta giornalistica nostrana criticando aspramente la classe dirigente russa mentre in patria ignora o minimizza i maneggi sulle schede provenienti dall’estero o la disaffezione crescente versi i partiti e le istituzioni che si traduce in sempre più scarsa partecipazione al rito democratico?
Evidentemente, l’impalcatura ideologica che pennivendoli e sedicenti commentatori si sono costruiti intorno, benché diroccata e traballante, sembra loro ancora un buon riparo dai mutamenti mondiali. Ma non è così. La gente non li sta più a sentire e nemmeno a leggere, hai voglia a parlare di Putinia, di aggressività di Mosca, di dittatura o di democratura e tante altre belle stronzate che speriamo vadano loro di traverso. Moriranno strozzati dalla loro stessa merda e non accadrà fra tantissimo tempo.
Di che cosa si accusa poi Putin? Di aver avvelenato una spia passata al nemico? Pure un bambino capisce che si tratta di “inside job” per gettare fango su un personaggio, non allineato e non gradito alla famigerata “comunità internazionale”, per un ennesimo successo politico scontato. Di aver creato instabilità globale? Di disprezzare la sovranità dei vicini e dei lontani? Di non rispettare le regole del diritto internazionale? Di boicottare la democrazia elettorale? Non si può incolpare Mosca per l’innescarsi fenomeni oggettivi che dipendono dal metamorfosarsi degli equilibri internazionali. Mosca agisce in questa situazione nella quale sono Usa (e alleati), in quanto campo predominante, sebbene in relativo declino, ad operare spregiudicatamente nel tentativo di frenare l’avanzante multipolarismo. La geopolitica del caos di Obama s’inseriva a pieno titolo in questo tentativo, solo in parte riuscito. Per l’Occidente a guida Usa si tratta di salvare la sostanza (il proprio predominio egemonico) modificando alcune forme, per gli sfidanti di rivoluzionare l’una e le altre al fine di stabilire nuovi rapporti di forza, approfittando dei vuoti che si aprono a causa della frantumazione delle sfere d’influenza che la fase storica impone a tutti gli attori. Ogni cosa declina su questa terra per dinamiche intrinseche e per risvolti di azioni soggettive (ma soprattutto per evoluzione di condizioni oggettive). Ma ribadiamo, non si tratta di malvagità di qualcuno, non esiste l’asse del male, non esisteva nemmeno in passato. Non sono cattivi gli americani e non lo sono i russi. Tanto meno possono essere buoni. Semmai, i primi sono molto più ipocriti dei secondi perché nascondono dietro grandi narrazioni libertarie i loro piani di dominazione del globo, accusando i nemici di nefandezze che essi sono i primi a commettere. Non entriamo nel merito delle guerre scatenate dagli yankees negli ultimi tempi perché non la finiremmo più. I russi, al momento, non possono eguagliarli ma se potessero non si tirerebbero indietro per salvaguardare loro “sicurezza” nazionale ed internazionale. Ci provano ma non sono ancora all’altezza di cotanta assertività ed anche spietatezza. E finché non lo saranno resteranno secondi a quelli ma non sottomessi come i lacchè dell’impero. Dunque, auguriamoci che i russi (e gli europei divincolatisi un giorno dal giogo di Washington) diventino presto come gli americani, affinché il monopolio della violenza possa distribuirsi meglio tra i competitori, fino all’affermarsi di un diverso ordine delle cose, in quanto quello in auge è divenuto sconveniente per troppi popoli, a partire dal nostro.
Piuttosto, evitiamo di cadere nell’errore dei cantori dell’american way of life, della democrazia, della società civile, del mercato e delle tante altre sciocchezze di diretta derivazione oltreoceanica, sentendoci moralmente superiori o costantemente nel giusto. Non importa essere nel giusto, bisogna indebolire la società statunitense perché il suo imperio ci è oltremodo svantaggioso oltre che ripugnante per le sue continue degradazioni culturali.
Ristabiliamo, inoltre, un minimo di verità storica. Per esempio. Quando l’Urss è collassata gli Usa sono arrivati fino alle porte della Russia. Hanno inglobato molti stati dell’ex patto di Varsavia nella Nato, poi sono passati ad inglobare o associare quelli dell’ex Unione Sovietica, l’Ue si è ugualmente allargata alla maggioranza di detti satelliti di Mosca riscrivendo le cartine geografiche. Sono vicende note. Inoltre, nonostante lo smantellamento degli arsenali sovietici hanno continuato ad armarsi violando o stracciando i trattati sui missili balistici e sugli ordigni nucleari. Hanno esagerato eppure non sono riusciti ad impedire che la Russia risorgesse dalle sue ceneri, oggi come media potenza ma domani, forse, come attrattore di un polo antagonistico e portatore di un diverso modello sociale. Dobbiamo augurarci che l’aggressività russa diventi veramente tale ma in alleanza con risorgenti protagonisti europei, stufi di sottostare agli ordini di un occupante che non vuole più sloggiare dalla fine della II Guerra mondiale.