Il metodo berlusconiano di servire i soliti poteri marci

gianfranco

15.05.2017 http://www.ilgiornale.it/…/renzi-fuori-controllo-attacca-de… http://www.ilgiornale.it/…/quelle-cene-ligresti-tornare-sol… ecco in modo mirabile la dimostrazione del metodo berlusconiano. Tentare di indebolire Renzi sostenendo che sta perdendo il proprio equilibrio di fronte alle difficoltà creategli dalla sua amata Boschi; e quindi sta dimostrando di non essere un […]

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LA CAUSA ANIMALE CONTRO IL CAPITALE

“L’adorazione indiscriminata dei prodotti della civiltà tecnologica e’ altrettanto negativa che la polemica indiscriminata contro questi prodotti”. Mao Tse Tung. Il figlio di coltivatori agricoli del villaggio di Shaoshan aveva il cervello fino, sicuramente molto più sottile degli sciocchi pauperisti dei nostri giorni che predicano sobrietà e rinuncia arricchendosi alle spalle della comunità. Mai fidarsi di chi sventola la bisaccia del mendicante da una cattedra o in uno studio televisivo. Ispirarsi al pensiero comunista non ha mai significato votarsi alla miseria o alla frugalità, semmai proprio il contrario, come sosteneva Marx, per il quale il comunismo sarebbe stato il regno dell’abbondanza contrapposto a quello della scarsità, l’affermazione di un diverso modo di produzione, generato dalle viscere del capitalismo ma più evoluto storicamente, in cui ognuno avrebbe preso quello che gli occorreva, prima secondo la proprio fatica (socialismo) e poi a seconda dei propri bisogni (comunismo).

Il comunismo non sarebbe nemmeno stato il luogo in cui “ciò che mio è tuo” e viceversa, in cui gli individui sarebbero stati costretti a condividere ogni cosa, pure i rasoi da barba. Non il possesso di ogni oggetto ma esclusivamente la proprietà degli strumenti di lavoro sarebbe stata collettivizzata. Anche qui, all’opposto di quel che narrano certuni filosofessi, per il pensatore tedesco, il comunismo avrebbe permesso lo sviluppo del massimo d’individualità dei soggetti, definitivamente affrancati dalla dipendenza economica e dalla subalternità di classe (condizione in cui è purtroppo possibile approfittare del lavoro altrui), per concentrarsi sul libero accrescimento delle proprie attitudini personali. La Grassa ha spiegato questi passaggi in numerosi testi. Il Capitalismo porta il livello della produttività del lavoro ad un grado mai raggiunto prima ma non elimina l’odiosa appropriazione, da parte dei proprietari privati, del pluslavoro nella forma del plusvalore. Il salario pagato ai “proletari” corrisponde alla quantità di merci necessarie a riprodurre la loro energia, e quella dei discendenti, cioè a riproporre costantemente una specifica situazione di dominanza. Dunque, il “conquibus” ricevuto dai lavoratori dipendenti (del braccio e della mente) è elemento di quello speciale rapporto sociale che fissa ruoli e posizioni contrapposti: la massa dei produttori deve percepire immancabilmente meno di quanto ha effettivamente prodotto per garantire il profitto dei gruppi superiori. Questa condizione economica di subalternità è il riflesso di un meccanismo sistemico che innerva ogni sfera in cui noi dividiamo teoricamente la società. Tuttavia, è sbagliato dire che nel capitalismo sia la stessa natura umana ad essere irrimediabilmente compromessa perché sottoposta al decadimento dell’alienazione. Il manovale, ed anche chi svolge attività cognitive subordinate, invece, non aliena mai se stesso ma unicamente la sua energia lavorativa, per quanto duro ed imbarbarente possa essere il suo sforzo. Certo, è “estraniato” perché svolge compiti parcellizzati di cui può non cogliere il senso complessivo. Ed è ugualmente estraniato perché non può disporre direttamente dei beni che ha solo contribuito a fabbricare, essendo questi la somma di svariati interventi, lungo la catena produttiva, di altri suoi simili. E’ sufficiente ciò per affermare, come fanno i filosofi umanisti, che l’operaio perde la sua anima nell’atto di produrre? L’alienazione è casomai del chiacchierone cattedratico che non ha mai mosso un dito in vita sua ma vuole spiegare agli altri in cosa consista la nuda vita. Il capitalismo non mercifica l’uomo ma la sua forza lavorativa. Non è una sottigliezza ma un aspetto fondamentale che se non compreso adeguatamente porta a sostenere delle sciocchezze inaudite. Voi direte che me la prendo sempre con i filosofi. E’ errato, me la prendo piuttosto con i ciarlatani che costruiscono le loro carriere sull’ignoranza o sulla dabbenaggine di altri esseri umani. Sono contro la figosofia, ovvero contro quel depensamento, prettamente estetico e totalmente antiscientifico, elaborato da certi furbastri per far colpo sui più deboli e su quelli meno attrezzati culturalmente. C’è qualcuno che, superando qualsiasi impudenza, ha trasferito l’alienazione, imposta dal Capitale, dall’uomo all’animale. Il Capitale sarebbe ovviamente anche responsabile del disastro ambientale. “Il mondo animale storicamente non ha voce in capitolo, non ha la possibilità di protestare, né di organizzarsi in forma di indocilità ragionata. Il mondo animale subisce la mercificazione e lo sfruttamento capitalistici senza avere la possibilità concreta di forme di antagonismo tese a superare e trascendere il modo capitalistico della produzione”. Così uno di questi filosofi che fa risalire la sua critica pro-animalista addirittura a Marx il quale, invece, non ne sa proprio nulla di tutte queste stronzate. Un fatto però è sicuro. Anche gli animali se la passano meglio oggi, che non devono fornire forza motrice agli attrezzi di lavoro, rispetto a quanto avveniva nei modi di produzione arcaici. Un bue finirà sulle nostre tavole dopo un’esistenza all’ingrasso e non sgobberà in un campo di patate, per ore ed ore, trascinando un pesante aratro. Un cavallo non sarà più costretto a trasportare una carrozza per chilometri con dentro una testa di cazzo della nostra specie. Un mulo idem. Ci arriva pure un bambino a capire queste banalità, non un filosofo che deve prendere in giro un mare di gente. La produzione di merci è sempre meglio della produzione di merda encefalica che ci sta sommergendo fino al collo. Il filosofo odierno, che sguazza nelle evacuazioni del suo cervello, ricorre pure al cuore per spingerci ad abbracciare una causa animale, in nome della lotta contro il Capitale. Onestamente è troppo, anche se voglio bene agli animali. Invoco una guerra per fare pulizia del mondo perché proprio non se può più della degenerazione intellettuale dei nostri tempi, si tratti di politicamente corretto o del suo contraltare ipocritamente scorretto. Ascoltare per credere. Spero che dopo questa Pandora Tv chiuda per sempre i battenti perché non merita di esistere.

 

 

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UNA NUOVA GUERRA FREDDA?

 


 

Usa: “Pronti a attaccare i russi”

http://www.ilgiornale.it/redirect/mondo/corsa-sotto-i-ghiacci-polari-scatena-nuova-guerra-fredda-1396191.html

Questa sezione de “Il Giornale” (“occhi della guerra”) mi sembra contenere molti buoni articoli soprattutto sulla situazione internazionale. Da un minimo di attenzione a quanto è andato accadendo dopo il 1989-91 (crollo dall’interno del presunto socialismo e dell’Urss), risulta chiaro che siamo entrati in un’“epoca del mondo” decisamente nuova. La cosiddetta guerra fredda, se finalmente si riscrivesse correttamente la storia tra il 1945 e il suddetto crollo, si dimostrerebbe una definizione assai imprecisa di quel periodo, malgrado alcuni momenti di effettiva tensione; mai però al limite dello scoppio di una terza guerra mondiale come ci raccontavano politicanti e giornalisti quanto meno poco affidabili, in ciò seguiti da storici (di storia contemporanea) che andrebbero licenziati dai loro posti di lavoro e messi alla fame.
Adesso invece siamo veramente nella fase in cui si preparano i futuri grandi scontri tra potenze. Non chiamiamola però guerra fredda, nome che non dice nulla. Siamo in marcia, non lineare come sempre avviene in casi come questi, verso il multipolarismo che poi sfocerà, con almeno il 90% di probabilità, in un nuovo policentrismo conflittuale acuto, prodromo dello scontro aperto; che, con altrettale probabilità, non sfocerà in una guerra più generale (detta mondiale) del tipo di quelle del XX secolo. Salvo che per l’accentuazione di un paio di caratteri già presenti nella seconda guerra mondiale, combattuta soprattutto nello spazio aereo e in cui era quasi meglio trovarsi in prima linea che fra le cosiddette “popolazioni civili” nelle retrovie, bombardate a tutto spiano. Non penso affatto che simile scontro sia imminente poiché esso ha sempre richiesto una forza pressoché pari tra alcune potenze, che poi si raggruppano (e raggruppano altri paesi) in due fronti contrapposti. L’equilibrio di forza (bellica in definitiva) è fondamentale, perché solo allora diventano difficili, e infine impossibili, le mediazioni. Ogni mediazione esige che ci sia il più forte, altrimenti gli “altri” non mediano. Deve essere chiaro che, malgrado le varie bufale raccontate ai popoli, in ogni mediazione c’è uno che di fatto l’impone e ci guadagna sopra; appunto perché è ancora il più forte. Quando anche gli altri si sentono “in vigore”, non hanno alcuna intenzione di cedere alcunché tramite trattative estenuanti, e perfino umilianti, per tutti; e allora si devono regolare i conti come i “due pistoleros” nei film western.
Racconteremo in altra sede, perché è abbastanza complicato e lungo, come la lotta radicale e definitiva tra i vari strati sociali esistenti nei vari paesi (quegli strati un tempo definiti “classi”, termine ormai troppo pomposo) viene quasi sempre in evidenza in seguito all’aspro confronto tra paesi da definirsi “potenze”. Nell’attuale fase storica, in cui queste hanno ancora una forza troppo differente fra loro, è necessario lavorare ad unire tutti coloro che vorranno infine sul serio liberarsi della “presa statunitense”. Chiariamo bene. Una parte dell’Europa è sotto il tallone Usa da 70 anni (e in questa parte c’è l’Inghilterra della brexit, che non crea per quel paese nessuna ventata d’autonomia); l’altra parte è sotto la stessa dominazione da un quarto di secolo (e oggi è tutto sommato la più antirussa per motivi storici ovvii). Se vogliamo liberarci del predominio statunitense, dobbiamo necessariamente allearci con la Russia. Non si tratta di cadere da una servitù all’altra; non è questo che qui si sostiene, bisogna solo “fare gruppo” con chi è meno forte per opporsi al più forte.
Alcuni sono convinti che la Cina abbia o avrà fra poco una potenza superiore per fronteggiare gli Usa. Non ci credo molto e vedo che gli Stati Uniti (anche quelli di Trump) “curano” molto di più la Russia come avversario. La Cina, malgrado tutte le chiacchiere, è meno avanzata militarmente e anche tecnologicamente. La Russia, fra l’altro, ha già passato lo sconvolgimento legato alla struttura sociale irrigidita dalla irrealizzata pretesa socialistica, che ha orientato ideologicamente una politica piuttosto miope; in specie nei confronti dei ceti medi, veri strati sociali decisivi nello sviluppo industriale dell’ultimo secolo man mano che avanzava un capitalismo assai diverso da quello inglese dell’800. E poi, in ogni caso, la Cina “non è vicina” come dicevano i “maoisti” di 40-50 anni fa (questa idiozia, almeno, me la sono risparmiata). Siamo in un’area che è “addossata” a quella russa. Qui si giocano i nostri destini. Oggi, posizioni come quelle lepeniste e leghiste (con simpatie confusionarie sia verso Putin che verso Trump) non sortiranno effetti di autentica autonomia.
Dopo la strategia direttamente aggressiva (Bill Clinton e Bush: Serbia, Afghanistan, Irak), dopo quella del caos (Obama-Hillary Clinton: annientamento della Libia di Gheddafi, liquidazione di regimi amici in Egitto e Tunisia, tentativo di “libizzazione” della Siria, al momento sventato dai Russi), abbiamo adesso la strategia della “imprevedibilità” di Trump con scelte contraddittorie per confondere gli avversari. Gli Usa restano però sempre gli Usa – pur divisi all’interno tra gruppi obamiani e trumpiani, che pensano in modo differente e forse regoleranno infine i conti fra loro – cercando in ogni caso la strada migliore per restare i dominatori del mondo. Si deve stare con la Russia – in quanto paesi indipendenti – ed essere ostili a qualsiasi strategia o tattica inventata dai differenti establishment americani.
Anche gli europei (della UE) – con la Francia all’avanguardia in questo momento – stanno tentando di adeguarsi alla nuova situazione nell’intento di rimanere comunque i manutengoli degli Stati Uniti, posizionamento che garantisce loro vari vantaggi di cui gode pur sempre la servitù. Solo che ormai si accentuerà il conflitto all’interno di quest’ultima. I “pagamenti” (in senso lato) che possono offrire gli americani non sono più lauti come un tempo; la lotta tra i leccapiedi per essere i meglio “retribuiti” andrà accentuandosi. Bisogna approfittarne; ma alleandosi con la Russia e sbaraccando via con la violenza, non con il voto, questi brutti figuri che ci stanno riducendo a zero. E fra questi figuri, i più “avanzati” nel loro laidume appartengono alle pretese “sinistre”; tuttavia oggi seguite a ruota dalle presunte “destre” (quelle dette moderate). Un unico pattume da gettare in discarica.
Si rischia che accada come al solito. Nel 1914 si dissolse di fatto la II Internazionale (“ufficialmente” un anno dopo), che era il vero “movimento operaio” dotato di collegamenti fra i suoi vari comparti nazionali. La III Internazionale (detta comunista) era solo una serie di spezzoni creati a difesa dell’Urss, considerata “primo lembo” del socialismo, che si pensava ormai in marcia. Si deve ripetere questo errore sia pure in forma diversa (nella storia si verificano molte ripetizioni, ma in forme assai differenti)? Se non lo vogliamo, allora occorre l’alleanza (da pari a pari) con la Russia, accompagnata però dalla netta ostilità verso gli Usa (con qualsiasi presidente). Ed eliminazione minuziosa e accurata di ormai indefinibili “sinistre” e “destre” nel nostro continente (e in Italia più che altrove). Però manca ancora chi scarica i rifiuti. Quindi, purtroppo, manca il più necessario!

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