ECCO QUANTO SOSTENIAMO DA TEMPO IMMEMORABILE, di GLG

gianfranco

 

 

E su cui gli indecisi “alleati” dell’italiano “Gano di Maganza” hanno continuato a sorvolare con semplici brontolii e bronci ridicoli. Oggi sul “suo Giornale” (edizione cartacea, in alto a sinistra nella prima pagina) l’infido dichiara (riportato tra virgolette): “La vittoria di Macron è un bene per l’Europa, certe teorie non funzionano”. A cui risponde, ormai fuori tempo massimo, Salvini: “Se sta con lui si scordi l’alleanza con noi”. Non so cosa pensa la Meloni, ma so invece che alcuni della Lega (tipo un certo Fava di Milano, se ricordo bene il nome) dicono di fregarsene della Le Pen e soci. Come volevasi dimostrare. I traditori – e così disgustosi come il “nano” che si permise il “Sic transit gloria mundi” quando massacrarono Gheddafi, da lui ricevuto alcuni mesi prima a Roma con tutti gli onori – andavano semmai denunciati per tempo; quando si tergiversa, il popolo ottuso, e quello berlusconiano lo è eccessivamente, può restare pressoché indifferente.

Comunque, ci si avvia verso i chiarimenti; ho già sostenuto che entro quest’anno molte ambiguità, non solo italiane, si andranno svelando. Intanto, mi piace far notare che il vero paragone che va fatto, con tutti i rilevanti aggiustamenti necessari, è quello tra Macron e il “nano”, non tra Macron e Renzi. Vediamo un po’ le differenze. Il francese è un giovane accoppiato stabilmente ad una anzianotta, che l’ha creato e introdotto nei vari ambiti del potere. L’altro è un vecchio bavoso, tutto “rifatto”, che si paga le giovincelle al minimo possibile d’età.

Il transalpino non ha avuto gran che bisogno di mascherarsi. I partiti tradizionali dell’europeismo (quello servitore degli Usa, intendo) si sono afflosciati: sia i falsi gollisti (chiamati “la destra”, ma ovviamente “moderata”) sia i socialisti (detti “la sinistra”, pur essa “moderata”). I servi europei hanno messo in moto un rapido processo di sostituzione, che ha avuto successo; ciò la dice lunga sulla popolazione francese, senza tuttavia scordare che solo il 43 e rotti % dell’elettorato ha votato per quella “creazione” assai frettolosa.

In Italia, si è svolto un differente processo, più intricato. Si è partiti con “mani pulite”, che volle dare l’investitura di “migliori servi” degli Stati Uniti ai post-piciisti (ripeterò fino alla noia che erano i successori di quel segretario del partito che promosse già da fine anni ’60, inizio ’70, il trasferimento verso i “padroni” americani, naturalmente in gran segreto). Quell’operazione giudiziaria, avendo con troppa velocità distrutto la Dc (non quella di “sinistra”, anch’essa miracolata assieme al Pci) e il Psi (craxiano), fece sì che l’elettorato di quei partiti si rivolgesse ad un personaggio quasi “autocreatosi”; e da lì si mise in moto un tormentoso processo, che l’“orda” dei post-piciisti non seppe guidare a felice destinazione. Tuttavia, il partito infine nato dalle giravolte di quella prima ondata della sedicente “sinistra” – il Pd insomma – non è stato liquidato come in Francia. E’ stato preso in mano da un simil-democristiano (certo andato “in aceto”), che lo ha “rottamato”, cioè mutato di scheletro e organi interni, lasciando relativamente intatta la pelle.

Finora tutto questo “ambaradan” non ha condotto alla fine del partito trattato da “sinistra”, l’ha solo mutato dall’interno con qualche appannamento del suo segretario, che sembra però in sella abbastanza solidamente. Inoltre, le schegge che vorrebbero essere la “vera sinistra” sono abbastanza ridicole e ormai ridotte al lumicino, nulla hanno a che vedere con chi in Francia ha seguito Mélenchon. A questo punto, il “nostro” Macron (effettivamente micron) – oltretutto con già decenni di contorcimenti vari alle spalle e la stoffa del vecchio satiro – non ha potuto manifestare apertamente fin da subito il suo essere il nuovo buon servo degli Stati Uniti. Ha dovuto continuamente dire una cosa e poi il suo contrario, dare il classico colpo al cerchio e poi alla botte. E anche adesso che finalmente comincia a smascherarsi, reso un po’ più tranquillo dalla vicenda francese, non può assurgere lui a leader dell’europeismo servile; dovrà per forza in qualche modo agganciarsi al Pd renziano.

In questo, ribadisco, la situazione italiana è diversa dalla francese; tuttavia, la strada è segnata. Berlusconi farà da spalla a Renzi (con notevoli vantaggi per sé, la sua famiglia, i suoi vari interessi); e quest’ultimo si stringerà a Macron e dunque alla Merkel. Ribadisco pure che l’europeismo (della UE di ventisette paesi o quanti sono) continuerà a non funzionare; anche perché non terminerà questa strisciante crisi dovuta al disordine creato dal multipolarismo in accentuazione. Tuttavia, non ne usciremo con le Le Pen, i Salvini e via dicendo. E nemmeno con la mania di creare minuscoli partitini sovranisti, che trovano comunque dei soldini per organizzare convegni e similari, del tutto consoni a far perdere tempo consentendo ai servi europei di rinserrare un po’ le loro fila. Non se ne accorgono, ma sono tutti intossicati dall’ideologia democraticistica diffusa proprio dagli Stati Uniti per asservire gli altri paesi.

Gli europeisti venduti – ma anche i loro critici – sono innamorati (sinceramente o meno) della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”, prima parte (si dice scritta da Jefferson) della Dichiarazione d’Indipendenza americana del 4 luglio 1776. Nessuno nega che Jefferson fosse personaggio di spessore (non paragoniamolo, per carità, agli Obama e altri del giorno d’oggi); ho inoltre più volte rivelato d’apprezzare molte forme culturali degli Stati Uniti. Tuttavia, dal 1776 sono passati quasi due secoli e mezzo. Un periodo ultra-breve di fronte alle nostre storie millenarie; e tuttavia da allora le dirigenze di quel paese non hanno fatto altro che massacrare popoli, togliere la libertà a decine di paesi con la scusa di portargliela assieme alla loro democrazia e ad un rispetto per l’uomo semplicemente ipocrita.

Qui non si tratta di sostenere soltanto la sovranità paese per paese. Senza dubbio dobbiamo tener conto delle differenze di tradizione e cultura dei diversi popoli europei. Però, non mi sembra nemmeno sbagliato che si possano stringere rapporti più stretti fra loro, a partire però dall’affermazione – e logicamente paese per paese, non tutti contemporaneamente, cosa del tutto impossibile e che ci ha già consegnato al predominio dei manutengoli ben pagati dagli Usa – di forze politiche in grado di imprimere nuova energia e soprattutto ordine alla vita dei diversi sistemi sociali, di carattere ancora nazionale. E man mano che si fuoriuscirà dalla corrotta democrazia semplicemente elettorale, man mano che i legami fra i vari strati sociali delle diverse popolazioni si stringeranno per merito di opportune politiche supportate dalle parti più coscienti e più determinate delle stesse – e ciò non potrà avvenire se non sbaraccando con decisione gli organismi creati dai venduti al potere d’oltreatlantico – si stabiliranno progressivamente le relazioni amichevoli e di sempre più stretta alleanza tra i vari paesi europei affrancatisi dal servaggio.

Non credo sia un semplice sogno; tuttavia tante difficoltà ci sono anche perché è finito un mondo – e ancora ce lo portiamo invece dietro come peso morto senza esserne ben coscienti – e si dovrà ripensarne uno assai diverso. L’abitudine è una brutta consigliera; e non vi è però dubbio che il nuovo non si conquista d’emblée, tutto d’un pezzo.