Che sta accadendo in Iran? di A. Terrenzio

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Nei giorni scorsi la Repubblica iraniana si e’ ritrovata di nuovo al centro di tumulti interni che hanno portato alla morte, secondo la stampa, di 21 manifestanti e ad oltre 500 arresti. Numeri eccessivi che nascondo molta propaganda.

Gli osservatori fuori dal circuito mediatico hanno subito intravisto dei tentativi di destabilizzazione esterna, come avvenuto nel 2009 con la famigerata “Onda Verde”.

La rivolta, che sembra avere soprattutto lineamenti socio/economici legati a situazioni di disagio giovanile, ha preso a bersaglio il blocco di potere ultraconservatore, accusato di corruzione e del peggioramento delle condizioni economiche del Paese.

Come ricorda Alberto Negri:” In Iran su 80 milioni di abitanti circa il 40/50% ha meno di 30/35 anni. Tanti I giovani e I disoccupati: circa il 40/50% sotto I 30 anni non trova lavoro o una attività soddisfacente, non riesce a uscire fuori di casa o sposarsi”

Ovvio quindi che in un Paese a forte esplosione demografica e con difficoltà di inserimento lavorativo, le possibilità di disordini siano fortemente comprensibili.

Inoltre, il tasso di scolarizzazione in Iran è molto alto, ben al di sopra della media mondiale o di paesi come Italia e Regno Unito. Nel 2015 I tassi di iscrizione alle Università hanno raggiunto il 70%.

La vitalità di tale fenomeno ha portato le nuove fasce giovanili a scontrarsi coi poteri ultraconservatori legati al clero sciita e alle loro fondazioni, le Bonayad, detentrici del 20% delle ricchezze del Paese ed esenti da tasse.

Le sanzioni occidentali, non del tutto eleminate dopo l’accordo sul nucleare, hanno fatto il resto. Il risultato sono 15 milioni di persone sotto la soglia di povertà, corrispondenti al 20% della popolazione. Un tasso di disoccupazione giovanile che si avvicina al 30%.

Gli elementi di una “lotta di classe” all’interno della società iraniana sembrano esserci tutti.

Tuttavia, i media “main stream” si sono soffermati sui soliti temi, quali la violazione dei diritti umani e le imposizioni religiose. Ma bypassando la retorica femminista dei media generalisti, le proteste hanno avuto una base “maschile” e si sono sviluppate lontano dalla capitale. Le rivolte sono iniziate dalla periferia nord-est del Paese e sono sembrate sin da subito fatue, perché’ prive di una leadership politica.

Ciò che sta accadendo nel paese sembra rispondere a dinamiche interne legate maggioramene a ragioni economiche e demografiche. Una delle letture più intelligenti in proposito è offerta da Adriano Scianca che su Primato Nazionale scrive:” La prima regola, quando succede qualcosa nel mondo, è sempre la stessa: controlla cosa ha scritto in proposito Roberto Saviano. La verità, in genere, è quella opposta. Ecco, le rivolte che stanno avvenendo in queste ore in Iran, per esempio, non hanno nulla a che fare con “il diritto alle donne di scegliere se indossare o meno il velo”, come ha scritto il leader del conformificio occidentalista. È però vero che risulta tuttora difficile farsi un’idea chiara di ciò che sta avvenendo in Iran, al di là dei riduzionismi che tanto piacciono da queste parti. E, diciamolo subito, se è riduzionista la lettura che fa di ogni tumulto una “primavera” per i “diritti civili”, lo è anche quella che riconduce ogni tafferuglio a un piano orchestrato dalla Cia. Il che non significa che potenze come Usa, Israele o Arabia Saudita stiano osservando i fatti iraniani con rispettosa distanza. I professionisti della destabilizzazione, tuttavia, intervengono quasi sempre a fenomeno in corso: non lo creano, ma magari influenzano per orientare a loro favore proteste spontanee, che nascono in un modo e possono finire in un altro, il che è peraltro vero anche in senso inverso, come dimostra la stessa rivoluzione iraniana del 1979.”
Data quindi per buona la nostra intenzione a non ridurre tutto frettolosamente ad una “false flag” è anche indubbio che la Repubblica islamica si trovi al centro di diverse tensioni. Gli Usa dei Neocon in primis, ma anche Israele e Arabia Saudita, che non staranno a guardare e che molto verosimilmente tenteranno di orientare i disordini come anni fa con l“Onda Verde”.

Proprio in queste ore i Pasdaran governativi hanno sedato la rivolta nelle province periferiche del Paese, reprimendo i disordini iniziati il 28 dicembre scorso. Gian Micalessin sul Giornale.it offre un chiarimento sui fatti iraniani: i veri sconfitti non sono i manifestanti, che non avevano nessuna possibilità di successo, bensì il Presidente moderato Rohani, accusato di essere stato troppo morbido nel difendere “il diritto a contestare”.

La Guardia Suprema legata ad Ali Khamenei ha sfruttato l’occasione per ristabilire i rapporti di potere nelle alte sfere governative, consolidando  attorno a se’ anche il potere militare ed industriale.

I Guardiani della Rivoluzione sembrano ritornare ad essere i controllori delle leve di comando della Repubblica iraniana cancellando di fatto il risultato delle elezioni presidenziali.

Hanno sagacemente sfruttato il malcontento popolare per dirigerlo contro Rohani, svelando i disegni dei gruppi sovversivi. Più che un segno di debolezza, le rivolte assumono i contorni di un ‘escamotage’ che ha consentito alla “Vecchia Guardia” di riprendere in mano le redini del Paese per difenderlo dai veri nemici che lo minacciano dall’esterno.