LA MASCHERA SCENDE A META' (di Giellegi)

   L’intervento “a gamba tesa” del Presdelarep può aver sorpreso qualcuno, non questo blog e il sottoscritto che hanno sempre avanzato il parallelismo tra il possibile scenario dell’immediato futuro e quello propinatoci da Scalfaro-Dini nel 1995. Qui siamo però, è chiaro, all’ultima spiaggia per quanto concerne il completamento del processo tentato e non riuscito, se non a metà, nel 1992-93 con “mani pulite” su ordine (si preferisce suggerimento?) della Confindustria agnelliana e della “manina d’oltreoceano” (per inciso, Geronimo, autore di questa denominazione, va adesso “in cerca di farfalle” su Libero, dimostrando che tutto sommato non gli dispiacerebbe il ritorno della “balena bianca”, sia pure in edizione di caos e nuovo politicantismo gelatinoso; quando si dice essere democristiani!).
   Si chiarisce anche come mai il Pd, nel mentre sputava sul “lodo Alfano” accusandolo di essere solo un provvedimento ad uso del premier, ha tentato qualche mese fa di inserire un emendamento con il quale non si sarebbe potuto in nessun caso imputare il presdelarep. L’imbroglio è stato scoperto, ma chi ormai è all’ultima spiaggia non può fermarsi. Personalmente me ne sbatto della “sensibilità istituzionale”. Rilevo però che tutti coloro, che strillano per il rispetto delle regole imposte dalla “meravigliosa Costituzione”, difendono a spada tratta la lesione di tale “sensibilità” commessa da Napolitano. A me pare del tutto evidente che ha compiuto una scelta discutibilissima. Sorprendente inoltre che l’abbia effettuata facendosi intervistare dal giornale del suo vecchio partito, che ha cambiato mille denominazioni (il partito, non il giornale) restando evidentemente della stessa sostanza (non comunista, lo chiarisco subito!). Poteva utilizzare una dichiarazione del Quirinale o, se voleva dare minore ufficialità alla cosa, un giornale sempre di parte ma meno esposto come ad es. Il Corriere della Sera.
   Se a questo aggiungiamo gli interventi sia del vecchio che del nuovo presdelaconfind, in linea fra loro e con Napolitano (e con la funzione che sta svolgendo Fini e che ha provocato quel tipo, per me errato, di reazione degli “altri”), non vi è cervello ragionante che non afferri subito quel che si sta almanaccando per accelerare il processo non ancora chiuso dopo 16 anni di “tira e molla”. Le elezioni “democratiche” non sono servite a nulla; non se ne tiene conto, i “poteri forti” (nei miei termini la GFeID, grande finanza e industria decotta e sempre assistita “pubblicamente”) – con dietro gli ambienti statunitensi, alla ricerca tattica di nuove posizioni su cui attestarsi per resistere all’ascesa delle nuove potenze – intendono arrivare alla resa dei conti. Né la Fiat – malgrado le meraviglie che crede di farci vedere (tutte procurate dall’appoggio statunitense) – né i settori della vecchia industria “matura” né la finanza “weimariana” sono in grado di reggere una lunga crisi (di tipo fine ottocento) come quella che stiamo vivendo. Devono vincere in Italia in quanto parassiti, imporsi nel governo dello Stato, mediante il quale defraudare e succhiare il sangue dei ceti lavoratori autonomi e dipendenti. O ci riescono entro pochissimo tempo o creperanno (cosa che ci sia augurerebbe per il bene del paese).
    Questa la posta in gioco nei prossimi mesi. Chi trama sta buttando la maschera, ma ha ancora capacità d’inganno; soprattutto però con il “popolo di sinistra”, quello che ama farsi ingannare. Qualcuno scribacchia di “stato d’eccezione”, ma poche volte lo si è visto come ora in Italia. Manca, o almeno non si vede, il gruppo politico capace di afferrare la situazione, di denunciarla apertamente alla pubblica opinione, prendendo in mano la direzione di un colpo di scure definitivo e rapido contro GFeID e forze politiche che stanno distruggendo ogni organizzazione nel paese. C’è assoluta necessità di giungere ad un nuovo ordine, passando tuttavia necessariamente per una fase di apparente disordine; dico apparente perché, se la fase fosse guidata da forze con consapevolezza precisa e compatta, esso conterrebbe già in sé il passo organizzativo (nuovo) successivo. L’attuale struttura istituzionale non regge più, può servire solo alle operazioni parassitarie delle forze antinazionali in marcia come manipolo di mignatte. Non vedo però l’embrione di nuove consapevolezze. Per il momento, quindi, c’è solo da sperare che si vada presto a nuove elezioni. Anche per questo evento, però, occorrerebbero gruppi politici con i “controcoglioni”, mentre nelle forze attualmente al governo si vedono solo….. i coglioni.
    Non si può continuare a pensare che la “pattuglia finiana” s’assottiglierà; nulla è da escludere, ma allora nemmeno la possibilità che “qualcuno” compri due-tre senatori (o più) per mettere in piedi il governo/accozzaglia, al servizio dello straniero e delle sanguisughe nostrane. Inoltre, ribadisco che non vedo da nessuna parte gente fidata e pronta a rispondere colpo su colpo a chi conduce la sua azione indubbiamente da “ultima spiaggia”. Per buttarli a mare e finirla con loro, non bastano le chiacchiere con cui, come dicono i cinesi, “non si cuoce il riso”. Mi ha lasciato molto perplesso fra l’altro la dichiarazione di Bossi, che “si fida” del presdelarep. Si appresta a fidarsi come lo fece con Scalfaro sedici anni fa? Oppure è solo per meglio attestarsi in vista dello scontro definitivo? E tale scontro è solo per la Padania o si capisce che, al di là dei discorsi per “gente semplice”, il problema è nazionale?
    Non si otterranno nemmeno nuove elezioni se non con un’azione forte ed una denuncia tranchante delle connivenze di chi sta tramando il “colpaccio” dell’ammucchiata pro-ambienti stranieri e pro-GFeID. Chi si trincera dietro la Costituzione, dietro la gravità della crisi (proprio per affrontarla in tutta la sua lunghezza e insidiosità, è invece indispensabile un surplus di forza e decisione), dietro le sedicenti aspettative della “gente”, e altre banalità consimili, è proprio colui che non ha in testa alcuna idea per risolvere qualcosa. Vuole solo il governo in mano per salassare il paese e i suoi ceti produttivi, servendosi come base d’appoggio di nebulosi strati sociali galleggianti sui settori “pubblici” e di pensionati da spaventare con la fine dello Stato sociale. Proprio mediante l’azione di questi divoratori di ricchezza prodotta da chi lavora, tale Stato andrà in malora ancora più rapidamente. Non c’è decisione in chi dovrebbe difendersi dalle trame. Non si è capaci di strappare dal viso dei complottatori l’altra metà della maschera. Non si è mai visto nessuno togliersela di buon grado; bisogna costringerlo a viva forza e senza usare altri tipi di mascheramento.
    Non si offrano pretesti credibili ai nemici. Non si finga una lotta contro i “comunisti” che non esistono più. Non si dica che questi hanno infiltrato la magistratura; quest’ultima agisce per ben altri “mandanti”, che vanno indicati se
nza più indugi. Non esiste la caratterialità di questo o quel personaggio, invidioso di Berlusconi. Non bastano sedici anni in cui si sono sempre presentati, di volta in volta, nuovi “caratteriali” per tentare di farlo fuori? Si traggano le conclusioni. Altrimenti, anche se venisse neutralizzato l’ultimo dei “caratteriali” (Fini), un altro sarà all’orizzonte quanto prima. I nemici, cultori della Costituzione e di altri formalismi vari, hanno dovuto già togliersi a metà la maschera. Si “salti loro addosso” e la si tolga loro con gesto brusco e deciso, di una brutalità tale da far capire che, se vogliono salvare il poco che possono ancora salvare, si devono zittire e chinare la testa, accettando la sconfitta.
    Questo è un braccio di ferro che dura ormai da troppo tempo. I bracci di ferro si vincono quando uno ha piegato quello dell’avversario fino a far si che la sua mano tocchi il tavolo. Adesso, però, sarebbe bene picchiargliela sul tavolo con tale forza da spaccargli le nocche; così il braccio di ferro finisce definitivamente. Finché in Italia non si presenterà un giocatore di siffatta forza, continueranno a tramare tutti coloro che gettano la maschera solo a metà; e saremo servi e lavoreremo per le cavallette (mi scuso con questi animali che non mi stanno antipatici). No, in definitiva da tutto il ciarpame politico esistente in questo momento non sembra poter sortire nulla di buono. Quanto dovremo aspettare per avere il “castigamatti”?

 

     PS. Ci si è accorti dell’errore tutto sommato commesso con l’intervista a “L’Unità”; leggo che si sono apportate correzioni (riassestandosi un po’ meglio la maschera sul volto) rivolgendosi al Corriere della Sera. Solo i formalisti possono tirare un sospiro di sollievo; la sostanza è la stessa. Si propende per un governo che impedisca le elezioni. E non vedo nella ex maggioranza nessuno che sappia opporsi come si deve in questi casi. I tempi di “Reggio Emilia” (luglio '60) sono molto lontani. Allora ci si scaldò per un semplice congresso del MSI a Genova. Oggi, ci si farà scippare il governo con dichiarazioni trombonesche – e guai se in formazione sparsa tra Pdl e Lega – non facendo gran che per opporsi al “furto”; esattamente come all’epoca del governo Dini. Questo il quadro delle forze che si muovono nella sfera politica, mentre dietro le quinte i “mandanti effettivi” se la ridono.
   L’unica cosa di cui possiamo andare orgogliosi è che, ancora una volta, lo prevedevamo fin dall’inizio del “tradimento” di Fini, chiarendone le vere cause e i veri mandanti, che sono gli stessi che agiscono da più parti, e da ogni “luogo” di queste ormai putride Istituzioni, sia all’interno che “oltreoceano”. Ci s’illude di mettere in crisi il “progetto” – del tutto simile a quello del ’92-’93, mutatis mutandis – sputtanando Fini. Ben altri devono ormai essere i mezzi e metodi, arrivati a questo “punto di non ritorno”. Questa “destra” non vuole capirlo (perché non ha idee di servaggio italiano diverse da quelle della “sinistra”). Inutile sperare in una vera uscita dalla situazione. Perfino nella migliore delle ipotesi, le nuove elezioni, il gioco continuerà fino alla nostra “resa”. L’unica soluzione sarebbe quella di far fare alle marionette manovrate da Usa e GFeID la fine di Totò (Jago) e Ninetto Davoli (Otello) nel film di Pasolini Che cosa sono le nuvole (il finale si trova in youtube). Ovviamente, senza pensare che le marionette politiche nostrane abbiano la grandezza dei personaggi interpretati dai due attori e pensati da Pasolini. Mi riferivo solo al metodo e al mezzo usato per avviare le marionette alla discarica.

 

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